Stop ai veti incrociati sulla riforma elettorale alla quale sta lavorando il governo di larghe intese. È questo il senso del monito di Giorgio Napolitano che ieri, nel video messaggio per la festa della Repubblica, è tornato a mettere in guardia i partiti sui rischi «per la stabilità politica e istituzionale ». Allo stesso tempo il premier Enrico Letta sostiene che bisognerà trovare nuove regole per eleggere il Colle. Intanto Beppe Grillo va di nuovo all’attacco: farò i conti con Rodotà e Gabanelli, dice. Avviso ai litiganti: «Io vigilerò sull’inconcludenza». Giorgio Napolitano torna a mettere in guardia sui rischi «per la stabilità politica e istituzionale», e nel video messaggio per la Festa della Repubblica intima lo stop alla guerra dei veti incrociati che ha rivisto all’opera sulla riforma elettorale pure nel governo delle larghe intese. Invece, non c’è tempo
da perdere in manovre e sgambetti di fronte all’emergenza disoccupazione. In sintonia con il capo del governo Enrico Letta che, dal Festival dell’economia di Trento, annuncia che la priorità è «il taglio delle tasse sul lavoro» e sembra aprire sul presidenzialismo: «Non si può più eleggere il capo dello Stato con il sistema dell’aprile scorso, giornate drammatiche».
Napolitano dunque torna a farsi sentire contro lo slittamento delle modifiche al Porcellum, che il Colle invece fortemente vuole. Di fronte ad un’urgenza drammatica, con la disoccupazione giovanile «problema numero uno», per Napolitano i partiti della maggioranza devono cambiare passo. Così, di fatto, indica una scadenza, dà un tempo-limite: dodici mesi. Secondo il capo dello Stato infatti da qui al 2 giugno del prossimo anno l’Italia «dovrà essersi data una prospettiva nuova, più serena e sicura». Enrico Letta raccoglie e rilancia sul tema occupazione, «è la nostra priorità», sorride spiegando che «anche il mio governo è una start-up, pure se un po’ sballottata», poi parla anche di riforme istituzionali. «Non è più possibile — dice il presidente del Consiglio — eleggere ancora il capo dello Stato con il sistema dei grandi elettori. Quella di metà aprile è stata una settimana drammatica per la nostra democrazia». Apertura al presidenzialismo, all’elezione diretta del capo dello Stato? Il premier corregge interpretazioni così nette, «dico solo che non è più accettabile un clima come quello che abbiamo vissuto in quei giorni, con ciò che è successo a Marini e Prodi». Però dal centrodestra arrivano apprezzamenti, «le parole di Letta portano all’elezione diretta del presidente della Repubblica» plaude Cicchitto. Con speculare bocciatura da sinistra.
Napolitano, che stamattina presenzia alla parata ai Fori e nel pomeriggio incontra i cittadini nei giardini del Quirinale (e poi i giornalisti), avverte dunque che vigilerà «perché non si scivoli di nuovo verso opposte forzature e rigidità e verso l’inconcludenza». Il che riguarda sia le «scelte urgenti e vitali» contro la crisi economica sia la legge elettorale e le riforme istituzionali «più che mai necessarie ». A chi si rivolge il capo dello Stato, chi tira il freno a mano nella maggioranza, col rischio di bloccare l’esecutivo? Al Colle non avrebbero gradito le manovre del centinaio di parlamentari pd (soprattutto renziani e prodiani) che hanno rilanciato il Mattarellum (non per il sistema elettorale in sé ma per le modalità e la tempistica). E ancora meno apprezzati i veti dei falchi che nel Pdl hanno sabotato qualunque ritocco al Porcellum, con lo stesso Berlusconi che ha messo in coda a tutto la riforma elettorale. L’accordo sulla “safety net” è saltato, ma Napolitano avverte che non intende assistere anche in questa legislatura ad una melina che sfocia nel nulla. Ha accettato la rielezione confidando che «le forze politiche, a cominciare da quelle maggiori, sappiano mostrarsi a loro volta responsabili». Il primo banco di prova sta «nel discutere e confrontarsi ma con realismo e senso del limite», senza mettere a rischio la stabilità.
La Repubblica 02.06.13