È intesa tra Confindustria e sindacati sulla rappresentanza. Ieri alle 17 il
presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi ha incontrato i leader di Cgil,
Cisl e Uil – rispettivamente Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, e Luigi
Angeletti -, con l’obiettivo di portare l’affondo finale al tavolo; dopo
quattro ore di confronto si è arrivati alla firma del testo che defmisce d
criteri per misurare la rappresentatività, per stabilire la titolarità a
negoziare e rendere esigibili i contratti. «Una bella notizia l’accordo appena
firmato Confindustria- Sindacati. È il momento di unire, non di dividere, per
combattere la disoccupazione» ha subito commentato il premier Enrico Letta su
Twitter. Soddisfatto anche il numero uno degli industriali: «Abbiamo ottenuto
un risultato storico – è il giudizio di Squinzi -, dopo 6o anni è stata
finalmente raggiunta l’intesa per definire le regole della rappresentanza. Si
rende misurabile il peso dei sindacati con l’intesa che regola i rapporti per
avere contratti nazionali pienamente esigibili. In un momento come questo
l’accordo ha un significato importante anche sotto l’aspetto della coesione
sociale ». Nel merito, l’accordo stabilisce che per determinare il peso di ogni
sindacato occorre basarsi sull’incrocio tra le deleghe (le trattenute operate
dal datore di lavoro su mandato del lavoratore, comunicate all’Inps per la
certificazione) e i voti raccolti alle elezioni delle Rsu, sul modello di
quanto accade nel pubblico impiego. Il numero degli iscritti e i voti peseranno
ciascuno per il 50%: spetta al Cnel, in qualità di ente certificatore esterno,
calcolare la rappresentanza di ciascun sindacato. Le Rsu saranno elette secondo
un meccanismo esclusivamente proporzionale per i tre terzi; si supera il
“residuo” terzo riservato ai sindacati firmatari del contratto nazionale
applicato nell’unità produttiva. Uno dei punti chiave del testo è rappresentato
dalle modalità per negoziare e rendere esigibili gli accordi. La presenza al
tavolo negoziale per la contrattazione nazionale è prevista per i soli
sindacati firmatari che raggiungano almeno il 5% della rappresentanza per ogni
contratto nazionale (come media tra iscritti e voti certificati). In ogni
contratto nazionale i sindacati decideranno come sarà definita la piattaforma,
anche se l’impegno è a favorire in ogni categoria la presentazione di
piattaforme unitarie. In presenza di più piattaforme, la parte datoriale
favorirà l’avvio del negoziato in base alla piattaforma presentata da sindacati
con almeno il 5o%+1 della rappresentatività nel settore. Sono considerati
esigibili i contratti nazionali sottoscritti dai sindacati con almeno il 5o%+1
della rappresentanza, approvati con consultazione certificata dai lavoratori a
maggioranza semplice (secondo modalità stabilite dalle categorie). Le parti
firmatarie, e le rispettive federazioni, sono impegnate a dare pena
applicazione e a non promuovere iniziative di contrasto (cause legali,
scioperi). Anche se non sono state introdotte esplicitamente sanzioni,
l’accordo prevede che nei contratti di categoria si dovranno defmire clausole o
procedure di raffreddamento per garantire a tutti l’esigibilità degli impegni
presi, e le conseguenze di eventuali inadempimenti. Questi principi sono
vincolanti anche per le strutture aderenti alle sigle che hanno firmato
l’accordo, e alle loro articolazioni territoriali e aziendali. Tra le reazioni
anche la Camusso parla di «accordo storico che mette fine a una lunga stagione
di divisioni e definisce le regole». Bonanni considera l’intesa una «svolta
importante nelle relazioni industriali» che «cambierà la faccia nel mondo del
lavoro». Le relazioni industriali, per Angeletti «sono regolate in una maniera
più chiara e trasparente». L’accordo è stato preceduto dall’intesa tra
Confindustria e sindacati sui criteri per beneficiare della detassazione del
salario di produttività, ma i principi ispiratori sono contenuti nell’accordo
interconfederale del 28 giugno del 2011.
Il Sole 24 Ore 01.06.13