Lo aveva detto nei giorni scorsi e lo ripete adesso: «Chi ha subito danni e li certifica sarà risarcito fino all’ultimo euro». Alla vigilia della prima scossa che un anno fa trasformò l’Emilia in una terra di sangue, terro- re e macerie, Vasco Errani ripete come un mantra che i terremotati avranno rimborsati i danni per le abitazioni e le imprese.
Nei paesi del cratere c’è però ancora diffidenza e in molti tengono fermi i lavori più grossi di ripristino in attesa di vedere prima l’arrivo di qualche soldo. «Partiamo da una certezza: i soldi per i risarcimenti ci sono. Così come sono tanti i cittadini e le imprese che hanno già ricevuto i contributi e altri li riceveranno mano a mano che i lavori andranno avanti perché abbiamo stabilito un sistema in base al quale le banche liquidano gli stati di avanzamento direttamente alle imprese scelte per i lavori di ricostruzione. E per questo sono disponibili sei miliardi. Ora lavoriamo per integrare le risorse per edifici pubblici, storici e le chiese. Sono temi seri, non scontati. Capisco che i tempi possano sembrare lunghi, forse più di quello a cui noi emiliano-romagnoli siamo abituati, ma hanno anche significato garanzie contro le infiltrazioni mafiose, contro lavori “in nero”, con verifiche serie sui danni effettivi in abitazioni e imprese». Le imprese lamentano che ci sia ancora troppa burocrazia. Le norme sulla ricostruzione si potevano fare meglio e più in fretta?
«La burocrazia in questo Paese è un problema con il quale ci confrontiamo tutti i giorni. E, certo, tutto si può sempre fare meglio. Ma siamo partiti da zero, dovendo scrivere norme nazionali che non esistevano».
Nei giorni scorsi ha parlato della ricostruzione come opportunità per il miglioramento dei centri storici e le imprese, rendendo più sicuri gli immobili. Che tempi prevede perché quei centri medioevali ricomincino a vivere senza impalcature e detriti?
«Le zone rosse all’indomani del sisma erano ventidue: sedici hanno già riaperto e sei hanno ripristinato la viabilità principale. Non mi sembra poco».
Ha detto che per la piena copertura dei danni manca ancora un miliardo. «Abbiamo completato la verifica preliminare dei danni insieme a Comuni, ministero dei Beni culturali e Curie. Le 2.326 proposte di intervento hanno un importo di 1,4 miliardi di euro, il 70% per interventi su beni tutelati e il rimanente per altri immobili. Nei prossimi giorni predisporremo il programma regionale che riguarda le opere pubbliche e i beni tutelati e che definirà l’elenco degli interventi prioritari sulla base di criteri condivisi. Sarà un programma che definisce piani annuali di intervento. Su questa base si verificheranno le risorse e faremo le nostre valutazioni».
Ha costruito un sistema con sindaci, presidenti della provincia e protezione civile: come funziona?
«C’è una sola parola che spiega la nostra reazione straordinaria: “comunità”. Perché è stato un grande lavoro di comunità frutto della cultura di questa terra. Lavoratori, imprenditori, autonomie locali, dipendenti pubblici che hanno fatto un grande lavoro comune e questo è un valore. Così come straordinario è stato il senso di solidarietà dimostrato dal volontariato, non solo dell’Emilia-Romagna ma di tutto il Paese, in collaborazione con tutti i corpi dello Stato, i Vigili del fuoco, le Forze dell’ordine e le Prefetture. In quest’anno abbiamo creato un impianto solido e flessibile che prima non esisteva: abbiamo scritto su una pagina bianca una gestione delle emergenze per molti versi inedita e, forse, utile per tutto il Pae- se, per affrontare con maggiore serie- tà le emergenze. Senza il lavoro di squadra tutto questo non sarebbe stato possibile».
Con il senno di poi agirebbe in maniera differente?
«Le nostre priorità sono state dare una mano alle persone e alle famiglie, scuola, sanità e lavoro. E credo che sia stato giusto muoversi in questo modo. Il terremoto ci porta a ristrutturare i poli sanitari (penso a Mirandola, Carpi e Finale), a fare nuovi poli scolastici. In questo modo abbiamo anticipato politiche di integrazione già stabilite a livello nazionale e regionale. Sottolineo anche l’impegno sulla cassa integrazione in deroga per tenere acceso il motore di tante imprese in difficoltà che ora stanno ripartendo. Per noi la questione del lavoro e della buona occupazione sono temi fondamentali, per questo abbiamo lavorato su innovazione e ricerca con l’obiettivo di far fare un salto di qualità alle nostre imprese. Abbiamo lavorato per sostenere il credito e gli ammortizzatori in deroga. Su questi due punti è indispensabile fare ancora passi avanti. Segnali incoraggianti del resto ci sono: i lavoratori che hanno dovuto fare ricorso alla cassa integrazione causa del terremoto, a novembre 2012, erano 41.335 di circa 4 mila unità produttive, oggi sono scesi a 2.627».
Il prossimo passo?
«In Parlamento è in discussione il testo del decreto per il terremoto e abbiamo posto con molta fermezza alcuni temi: la deroga del patto stabilità per Comuni e Province e la deroga per le assunzioni per consentire alle amministrazioni di svolgere le funzioni fondamentali per il riconoscimento dei danni a cittadini e imprese; il rinvio dei termini fiscali per i danneggiati dal terremoto e il riconoscimento del danno economico diretto subito dalle imprese e la revisione degli studi di settore così come la fiscalità di vantaggio, come i crediti di imposta per le assunzioni e per gli interven- ti di miglioramento sismico. Sono alcuni degli emendamenti più importanti che mi aspetto vengano approvati».
Quanta gente è ancora nei moduli abitativi o negli alberghi e per quanto tempo? «Abbiamo messo online un documento “A un anno del terremoto” che rende conto della situazione di oggi. Tra l’altro ricordo che, per la prima volta, tutte le donazioni e la loro destinazione sono state messe online sul sito «openricostruzione» e sono a disposizione di ogni cittadino. Le persone ospitate in albergo oggi sono 68, la maggioranza nei comuni del ferrarese. Sono complessivamente 760 i moduli prefabbricati abitativi (Pmar) realizzati nelle aree allestite in ambito urbano che ospitano circa 2.300 persone; oltre 200 quelli in aree agricole, in prevalenza nel modenese, che ospitano 600 persone tra agricoltori, loro familiari e dipendenti che hanno manifestato la necessità di restare nelle vicinanze delle aziende agricole per poter proseguire l’attività economica. Per quanto riguarda gli edifici (anche ad uso commerciale, produttivo e servizi) il totale delle pratiche avviate è di 2.660, di cui 600 già a pagamento. I contributi concessi sono pari a oltre 40 milioni di euro e in pagamento quasi 11 milioni. Le unità abitative coinvolte nelle pratiche accettate sono circa 3.700 e 800 gli immobili a uso produttivo, commerciale e servizi. Sul versante delle attività produttive, sono state accettate le richieste di contributo (per quasi 80 milioni di euro) da 110 aziende. Sono 1.057 le imprese che hanno finora chiesto contributi per la delocalizzazione temporanea all’interno delle 21 “aree” individuate dai Comuni; 386 le domande presentate dalle aziende agricole per il ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato (27,5 milioni di euro); 138 le domande sui fondi Inail (il cui bando è ora di nuovo aperto) per la rimozione delle carenze strutturali dei capannoni (5,5 milioni di euro)».
Dove sarà lunedì, anniversario della pri- ma scossa?
«Oggi sono a Finale Emilia alla festa del volontariato. Domani sarò insieme alla presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini e al prefetto Franco Gabrielli della Protezione civile all’incontro congiunto del Consi- glio provinciale di Ferrara e dei comuni ferraresi colpiti dal terremoto nel Cortile d’onore del castello Estense. Nel pomeriggio andremo a Casumaro, una frazione del Comune di Cento duramente colpita dal sisma, per visitare il cantiere della nuova scuola materna».
L’Unità 19.05.13