La lealtà nei confronti del governo Letta, il monito a Berlusconi, gli appelli al gruppo dirigente del Pd e le iniziative per incontrare e rimotivare militanti ed elettori perplessi, delusi, anche infuriati. Passata una settimana da quando è stato eletto segretario, Guglielmo Epifani parla di quel che il Pd deve fare per «risalire la china», dell’impegno che il partito de- ve mettere nella sfida delle amministrative (lui ieri era a Roma con Marino, oggi sarà ad Avellino e do- mani a Siena al fianco dei candidati sindaci), delle altre battaglie politiche e sociali. A partire da quella, prioritaria, del lavoro per i giovani («È la vera grande emergenza del Paese»). E di come «mettere in sicurezza» la legge elettorale (tornando al Mattarellum) prima che si concluda il percorso delle riforme istituzionali. La giornata di ieri è stata caratterizzata dal corteo della Fiom, dal quale sono arrivate critiche al Pd per la mancata adesione. Epifani dice: «Noi stiamo al fianco dei lavoratori con le scelte concrete, perché il problema non è stare in piazza ma ascoltarla e dare risposte. Questo è esattamente quello che ha fatto il governo, che è ripartito dal lavoro». Rifinanziamento della cassa integrazione, rinnovo dei contratti per i precari statali, sospensione dell’Imu: come giudica i primi atti del governo? «Vanno nella giusta direzione. Naturalmente, bisogna essere chiari, resta uno scarto tra la gravità della condizione economica e gli spazi della manovra della politica del bilancio, che si sono ulteriormente ridotti per via dell’attuale, difficile congiuntura ». Eppure lo stesso Monti, mesi fa, aveva parlato di una luce in fondo al tunnel: lei non la vede?
«Non c’è alcuna luce, siamo ancora nel tunnel e in fondo ci sono due strade: una che prosegue nell’andamento negativo, una che ci può portar fuori. Ma bisogna fare le scelte giuste per imboccare la seconda strada, non è automatico che la si prenda». Però ci sono vincoli europei che possono limitare l’autonomia di azione del governo, non crede? «Purtroppo siamo dei sorvegliati in Europa, ma a giugno c’è la decisione relativa alla nostra condizione e, se usciamo da sotto la lente, potremmo avere più spazi e anche liberare risorse che possano favorire il lavoro dei giovani. Questo però non basta e bisogna che Letta, come ha già fatto, approfitti del quadro che si sta modificando in Europa, perché di teorici dell’austerità ne vedo sempre meno, e prenda insieme ad altri la guida del fronte che chiede più politiche di investimento».
L’operazione richiederebbe comunque mesi per produrre effetti: possiamo permettercelo?
«No, non bisogna aspettare mesi. Giugno sarà uno spartiacque, ci potrà dare un po’ di respiro ma soprattutto dovrà farci compiere qualche passo avanti nelle risposte alla crisi e nel realizzare un po’ di politiche per lo sviluppo».
Le dovrebbe fare un governo che oltre che dal Pd è sostenuto dal Pdl: è sicuro che sia possibile?
«Con Berlusconi i patti devono essere chiari, proprio perché c’è un governo di servizio e una congiuntura economica peggiore di quanto tutti ci aspettass mo. Il centrodestra finora ha portato avanti due operazioni: tenere in permanente tensione il governo con questioni giudiziarie e provare a intestarsi tutto e il contrario di tutto. Questo film lo abbiamo già visto alla fine del governo Monti, quando da un giorno all’altro Berlusconi ha tolto l’appoggio. Oggi non può funzionare così. Se si crede utile la funzione di servizio del governo, lo si faccia lavorare».
C’è chi sostiene che questo sia un governo di pacificazione: lei lo interpreta così?
«No, quella è una lettura ideologica senza fondamento. Questo è un governo al servizio del Paese, che deve compiere le scelte necessarie. Non è un governo di pacificazione ma di responsabilità condivisa». Responsabilità condivisa con Berlusconi, che subito ha cantato vittoria per la sospensione dell’Imu? «Berlusconi dobbiamo incalzarlo a tenere un profilo di rispetto dell’autonomia e delle scelte del governo, sostenendolo lealmente. Con l’Imu Berlusconi si intesta un merito del governo. Peccato si scordi che la sua vera promessa elettorale era la restituzione di quanto pagato e la cancellazione dell’Imu ».
C’è il rischio che il Pd continui a giocare di rimessa?
«No, se svolgiamo come si deve il nostro compito, che è duplice: sostenere lealmente il governo, mettendoci la faccia perché un’avventura così difficile non la si affronta con la paura, e contemporanea- mente dobbiamo riprendere l’iniziativa autonoma del Pd sui temi che riteniamo essenziali».
E che sarebbero?
«Ho già detto che serve più Europa. E poi c’è la vera grande emergenza del Paese: il lavoro dei giovani, sul quale presenteremo presto nostre proposte molto precise. Non dimentichiamo poi che c’è un processo riformatore delle istituzioni da affrontare, provando però a mettere da subito in sicurezza il sistema elettorale perché non si può tornare al voto con l’attuale legge».
Pensa a rapide correzioni da fare al Porcellum?
«È una strada che non mi convince perché resterebbero comunque i problemi irrisolubili di quel sistema. La soluzione giusta a mio parere sarebbe invece un ritorno al Mattarellum corretto».
Come pensa di poter gestire tutti questi fronti, il Pd, considerando anche quanto accaduto negli ultimi tempi e un imminente congresso da svolgere?
«Ci riescirà sicuramente se sarà capace di risalire la china dalla condizione in cui è caduto. E per far questo ci sono due obiettivi da tenere insieme. Il primo, certamente, è stemperare il clima nel gruppo dirigente. Non nel nome di una generica richiesta di collaborazione tra tutti, ma di assunzione lucida e razionale di un principio di responsabilità, perché un Pd che imploda o crolli non sarebbe tollerabile per il Paese. È un rischio che abbiamo corso ma che non essendo ancora scongiurato ci deve impegnare a mettere in sicurezza il nostro partito. Il secondo obiettivo riguarda il rapporto con i nostri elettori, i nostri iscritti, con la realtà dei circoli, insomma con il nostro popolo. E su questo terreno abbiamo ancora molto da fare: i passaggi rapidi che ci sono stati, le conclusioni a cui siamo arrivati partendo da posizioni assai diverse, il fatto che non si sia discusso adeguatamente tra noi sulle scelte compiute, tutto ciò ha lasciato aree di fortissima insofferenza da cui bisogna ripartire».
Come pensa di affrontare la questione?
«Proporrò di fare una campagna generalizzata di assemblee, prima che il congresso parta. Penso a una serie di discussioni, incontri, appuntamenti dove vengono spiegate da parte dei gruppi dirigenti le scelte compiute ma in cui vengano anche ascoltate le ragioni anche di chi non la pensa allo stesso modo».
Tra una settimana c’è il voto amministrativo: il Pd ha sottovalutato questo appuntamento?
«C’è stato uno scollamento per cui sembrava che questo piano non fosse connesso con le scelte compiute nell’ultimo mese ma ora dobbiamo assolutamente mobilitarci, dobbiamo riconnettere l’impegno di tutto il Pd a fianco dei nostri candidati e rimotivare una parte del nostro elettorato e dei nostri circoli che mantengono una propria criticità».
I riflettori saranno puntati su Roma: previsioni?
«Con Zingaretti abbiamo ripreso la guida della Regione. Con Marino possiamo e dobbiamo riprendere la guida della città dopo questi anni di cattivo governo di Alemanno».
Dopo le amministrative partirà la fase congressuale: cosa dice dei tanti candidati già in campo?
«Il congresso non deve essere sulla scelta di un nome ma sul rilancio dell’azione del Pd. E dovrà essere preparato bene. Veniamo da settimane di lacerazione, occorre ristabilire subito un clima di concordia e aprire una discussione col nostro popolo».
Potrebbero esserci modifiche allo statuto, magari per non far più coincidere la figura del segretario con quella del candidato premier?
«Questo è un tema che abbiamo già affrontato nelle primarie precedenti e che ovviamente andrà ripreso e sistemato. Io ritengo di gran lunga preferibile seguire un modello europeo, dove il partito ha un suo segretario e poi si sceglie il candidato premier».
Ha sentito Prodi dopo la sua elezione a segretario? «Sì, perché al di là dell’antica amicizia che ci lega ritengo che abbiamo tutti un torto evidente nei suoi confronti, così come anche nei confronti di Marini. L’ho chiamato per dirglielo e abbiamo deciso di vederci nei prossimi giorni».
Perché il Pd non era al corteo della Fiom?
«Il Pd era presente con una sua delegazione, ma il punto non è essere o no in piazza, bensì ascoltarla e saper dare le giuste risposte. Noi intendiamo stare vicino ai metalmeccanici e a tutti i lavoratori con le scelte concrete che siamo impegnati a favorire. Al governo abbiamo chiesto che mettesse al primo posto il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, e questa è stata la prima scelta compiuta. Insieme abbiamo evitato il licenziamento di tanti lavoratori precari della pubblica amministrazione e il ripristino dei contratti di solidarietà. È esattamente la prova di come il Pd intende stare a fianco della condizione del lavoro ».
L’Unità 19.05.13
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“Letta: il mio piano-lavoro per la Ue”, di ROBERTO PETRINI
Dal primo luglio scatterà l’aumento dell’Iva: l’aliquota passerà dal 21 al 22 per cento e peserà circa 103 euro all’anno per famiglia. Intanto, nel giorno della manifestazione Fiom, il premier Letta annuncia una riforma del lavoro da presentare al vertice Ue. Ed è proprio il lavoro il centro della polemica tra il leader Fiom Landini e Guglielmo Epifani. Il primo accusa il Pd di non aver aderito al corteo. La replica: «Stiamo dando risposte serie». Il decreto Imu non è che il primo passo, perché la corsa contro il tempo per scongiurare l’ingorgo fiscale è ancora tutta da vincere. Dopo l’intervento sulla tassazione immobi-liare, ci sarebbe da neutralizzare l’aumento dell’Iva che scatterà il 1° luglio prossimo e che comporterà un aumento dell’aliquota dal 21 al 22 per cento che per ogni famiglia peserà circa 103 euro all’anno. Servono 1,9 miliardi e su questo intervento il governo è assai cauto, come sottolineano fonti dell’esecutivo: «Proveremo ma è difficilissimo », ovvero agiremo solo se troveremo le coperture adeguate. Il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, annuncia il calendario di azione: dopo l’Imu, la Cig e le misure per i precari, «da domani ci dobbiamo occupare dell’Iva e della proroga delle agevolazioni fiscali per la ristrutturazione delle abitazioni. Subito dopo ci attendono il piano giovani e la riforma del patto di stabilità».
Anche la partita dell’Imu, con il rinvio a settembre, per tre mesi, del pagamento, in attesa della riforma entro agosto, è una partita piuttosto complessa e delicata. Il decreto dovrà essere convertito entro metà luglio: se
non sarà stravolto dal Parlamento, a quel punto ci sarà poco più di un mese per varare una riforma dell’imposizione immobiliare che dovrebbe accorpare l’Imu e la Tares-rifiuti e trovare una soluzione per i redditi più bassi ispirata alla progressività.
Tutto in gran fretta perché poi ci saranno solo due settimane per sapere quanto si paga di Imu quest’anno e quanto ammonterà la rata del 17 settembre, tutto a ridosso della pausa estiva, con rischio di ingolfamento e file ai Caf. Del resto le prime avvisaglie di un certo disagio arrivano proprio dai centri di assistenza fiscale, i «commercialisti popolari» che curano calcoli e versamenti e che già chiedono uno slittamento ad ottobre. Senza contare la partita del rilancio dell’economia: il ministro del Lavoro Giovannini incontrerà i sindacati e le imprese mercoledì. Conforta solo Moody’s che stavolta esprime un giudizio positivo sull’Italia che si troverebbe posizionata meglio della Spagna nella gara per la crescita.
Intanto è scattata la volata finale per il versamento dell’Imu sulla seconda casa che resta previsto tra un mese. Sono 6-7 milioni gli italiani che nelle prossime quattro settimane si dovranno rivolgere ai Caf per regolare i conti con lo Stato. I Centri di Assistenza Fiscale lanciano l’allarme: chiedono almeno una settimana in più rispetto alla scadenza di lunedì 17 giugno perché mancano i codici tributo necessari al versamento e non c’è chiarezza sulle aliquote da applicare. Inoltre ci sono circa 100 mila contribuenti che avevano già versato l’Imu sulla prima casa, facendo la compensazione nel 730. Ora se vorranno recuperare quel credito fiscale dovranno rifare la dichiarazione dei redditi entro il 31 maggio.
Dunque un rischio caos e file. I Caf, in mancanza dei codici tributo e con l’avvicinarsi della scadenza, hanno consegnato ai contribuenti proprietari di immobili i modelli per il pagamento, i celebri «F24» senza codici e senza indicazioni sugli esatti importi. Ora in meno di un mese si dovranno mettere a punto l’intera operazione. « I tempi sono molto stretti – spiega il coordinatore della Consulta dei Caf, Valeriano Canepari – abbiamo bisogno di organizzarci. Se non si può spostare la scadenza del 16 giugno chiediamo che per i 6-7 giorni successivi, per esempio fino al 25 giugno, la gente possa pagare l’Imu senza sanzioni». Inoltre – aggiunge Canepari confidiamo che l’Imu sulle seconde case possa essere pagata con le delibere dei Comuni già disponibili ovvero quelle dello scorso anno perché è troppo tardi per aspettare le delibere di quest’anno. Ci sono solo quattro settimane di tempo e il rischio è il caos».
La Repubblica 19.05.13
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