Europa Fabrizio Saccomanni non ha bisogno di credenziali, visto che è stato uno degli architetti dell’euro. Ma ieri sera e oggi, prima all’Eurogruppo poi all’Ecofin, avrà bisogno di tutta la sua autorevolezza per rassicurare i partner sulla tenuta dei conti italiani. Il fatto è che il governo Letta punta su politiche di crescita. Il primo decreto sull’Imu e sulla Cig è solo un primo passo. L’asse portante sarà l’occupazione giovanile, aiuti alle imprese che assumono, formule nuove per i contratti d’ingresso. Su questo Enrico Giovannini sta preparando un «pacchetto» di interventi che confidano anche in un contributo essenziale dei fondi europei. Secondo indiscrezioni stampa l’esecutivo punterebbe ad ottenere una sorta di «golden rule» per le spese sull’occupazione. Ovvero la possibilità di escludere quelle risorse dal computo del deficit. Stessa cosa che si chiede per gli investimenti. Ma prima di ottenere flessibilità di bilancio, l’Italia dovrà ottenere il disco verde per uscire dalla procedura d’infrazione. La decisione è attesa per fine giugno e sembra a portata di mano. Per il governo molte cose potrebbero cambiare dopo l’estate, anche il dato sulla crescita. Ecco perché si punta al rinvio su molte materie. Molto dipenderà dalla fiducia dei mercati. Con un debito così pesante, basta uno stormir di fronde sulle Borse per scatenare una grandinata sul bilancio del Paese. Il rischio che l’onere del debito aumenti o resti ai livelli d’emergenza degli ultimi mesi è troppo alto. Ieri l’asta dei Btp del valore di 8 miliardi ha registrato tassi in calo, ma a scendere è stata anche la domanda. Ma quello che preoccupa è lo spread (cioè il differenziale tra il Btp e il suo omologo tedesco a 10 anni) che ha rialzato la testa chiudendo a 262 punti rispetto ai 251 di venerdì. Secondo la Banca d’Italia la quota giusta dello spreadtra le due economie dovrebbe fermarsi vicino ai 100 punti. Tutto il resto è dovuto a credibilità, fiducia, paura di nuove crisi finanziarie. Ecco perché il nome di Saccomanni pesa. Il ministro ha lasciato il conclave dell’abbazia di Spineto ieri mattina presto, in anticipo su tutti. Sotto il braccio il Def redatto da Mario Monti e Vittorio Grilli, appena approvato dal Parlamento, e le ipotesi di modifica che l’Economia sta ancora studiando. Per venerdì è convocato il consiglio dei ministri che dovrebbe varare il decreto Imu e Cig in deroga. Ad annunciarlo è stato lo stesso Enrico Letta nella conferenza stampa conclusiva del «ritiro» toscano. Il nodo restano ancora le coperture, lo stesso che aveva provocato lo slittamento del provvedimento la settimana scorsa. Per l’Imu sull’abitazione principale si proporrà la sospensione della rata fino a settembre, in attesa di una riforma complessiva della tassazione sulla casa che comprenda anche tassa sui rifiuti e tassa di registro. A questo bisognerà aggiungere la partita capannoni industriali e beni strumentali, su cui Confindustria esercita un pressing senza precedenti. Il fatto è che il prelievo su questa voce potrebbe aumentare anche del 200% (fonte Sole24ore). Ancora poco chiaro se il governo opterà per la sospensione della prima rata o solo dell’aumento. I Comuni comunque non nascondono la loro preoccupazione, e chiedono un incontro immediato, prima che il decreto sia varato. Per i sindaci è essenziale avere l’anticipo di cassa della rata sulla casa (quella sui capannoni va allo Stato), pena lo squilibrio dei loro bilanci. In questo senso potrebbe intervenire la Cassa depositi e prestiti. Più complesso sembra reperire il miliardo atteso per la Cig in deroga. In questo caso servono coperture di competenza che siano credibili. Secondo alcune fonti le risorse potrebbero arrivare da poste in bilancio del ministero del lavoro. Per altre sarebbe improponibile tagliare il fondo per la competitività o utilizzare lo 0,30% destinato alla formazione. La Ragioneria avrebbe indicato proprio queste voci: formazione, fondo per la detassazione del salario di produttività e fondi a disposizione delle aree depresse del Sud. Ma su questi punti si getterebbe benzina sul fuoco dei rapporti sindacali. Ecco perché le ipotesi sembrano impraticabili. Tanto che c’è la possibilità che venga stanziata una quota di quel miliardo, specificando che ci sarà un nuovo intervento in autunno.
NO DELLA CGIL Susanna Camusso prende le distanze dagli interventi. «L’Imu si può benissimo rimodulare dichiara Il problema è che questo dibattito è un po’ surreale. Se si dicesse di togliere l’Imu alle persone più in difficoltà in base al calo dei consumi e all’impoverimento complessivo si agirebbe sulla prima casa per un certo valore e questo potrebbe essere un ragionamento. Invece, qui il ragionamento si fa in generale, come se tutto fosse uguale. Come se un possessore di ville o un possessore di trenta metri quadrati siano la stessa cosa e abbiano lo stesso effetto sui consumi». In ogni caso per la Cgil la priorità non è certo l’imposta sugli immobili, ma è il lavoro. Scontato il no del sindacato al taglio dei fondi per la formazione e per la produttività. «Bisogna costruire le forme di finanziamento della cassa integrazione, della mobilità in deroga, e dei contratti di solidarietà, trovando formule che ridistribuiscano verso il lavoro le risorse del Paese ha detto il segretario Le possibili fonti possono essere: la riduzione delle spese militari e la distribuzione fiscale che non sia sul lavoro, ma sulla finanza, sui patrimoni e così via».
L’Unità 14.05.13