L’ultima novità dal terremoto è che non ci sono soldi per ricostruire le scuole. «Ce l’hanno comunicato giusto questa mattina» sibila Stefania Pezzopane (Pd), presidente della provincia dell’Aquila. «E se noi non riusciamo a far iscrivere i bambini a scuola, l’Aquila non si ripopola ed è destinata a morire» finisce il ragionamento il sindaco Massimo Cialente.
Gli amministratori terremotati arrivano a Montecitorio intorno alle due del pomeriggio per dire la loro sul decreto Abruzzo che approvato dal Senato deve avere ancora, a oltre due mesi dal sisma, l’ok definitivo dalla Camera. Davanti alla Commissione Ambiente c’è il sottosegretario Guido Bertolaso. Poi tocca a sindaco e presidente provincia. Come è spesso accaduto nelle ultime settimane, Bertolaso rassicura e dice che va tutto bene. Gli amministratori locali raccontano un’altra storia. Diversa. Opposta. La sostanza è che qualcuno dice bugie sulla pelle di sessantamila sfollati. «Il governo sta giocando col fuoco, mantenga gli impegni o i deputati abruzzesi cominceranno lo sciopero della fame» si fa avanti Pierluigi Mantini (Udc) appena conclusa l’audizione di Bertolaso e degli amministratori.
«Ci devono dare i soldi perchè non ci sono e una città che è andata giù non si ricostruisce con il gratta e vinci» sintetizza Cialente. Bertolaso ha appena detto di aver firmato due ordinanze per le piccole riparazioni e per quelle più gravi…. «E stamani, invece, prefetto e Regione ci hanno comunicato che non ci sono i soldi per le scuole» attacca Pezzopane.
Troppe verità
Il corridoio davanti alla Commissione Ambiente sembra il palco di una piece di teatro dove ognuno ha la sua parte. Il presidente Chiodi rassicura un microfono: «I soldi ci sono, li ha la Regione», cioè lui che ne è il presidente. Pezzopane va a un altro microfono e insiste: «Se è vero che ci sono perchè non li trasferisce a noi? Se li abbiamo possiamo appaltare i lavori subito e garantire l’avvio delle lezioni a settembre». Se non sarà così per l’Aquila comincia il declino». Sono una cinquantina su 64 gli edifici scolastici che hanno bisogno di lavori di ristrutturazione e di adeguamento antisismico.
Bertolaso narra le magnifiche sorti di due ordinanze appena firmate e che garantiscono la ricostruzione delle case con danni lievi e quelle di fascia intermedia, il 70 per cento circa delle abitazioni. «Perchè ordinanze e non norme contenute nel decreto che dà più garanzie?» chiede Cialente. Che ha una paura enorme: «Senza soldi, le ditte non cominciano i lavori. E le case (non le 5 mila antisismiche che hanno la copertura in decreto, ndr) saranno pronte, se va bene, a dicembre. Cosa faccio nel frattempo? Mando tutti al mare?».
Tira una brutta aria all’Aquila, a poco più di un mese dal G8. C’è molto nervosismo. Ieri a Coppito, davanti alla caserma della Finanza, si è andati a un passo dallo scontro tra cittadini e forze dell’ordine. «Siamo stufi delle passerelle sul terremoto e delle tv che dicono che va tutto bene» aggiunge un insolitamente aggressivo Cialente. «Servono dieci emendamenti, il governo sa quali, metta i soldi». La fiducia sul provvedimento? «Non ci provino, altrimenti ci arrabbiamo».
Lo sfogo dei due amministratori davanti alla Commissione Ambiente. Pezzopane: «A rischio le iscrizioni scolastiche». Cialente: «Così la mia città non si ripopola». Mantini (Udc): «Il governo scherza col fuoco».
L’Unità, 11 giugno 2009