Sono bastate due settimane all’ateniese di Cassino Mastrangeli per scoprire , a sue spese, l’inganno della “democrazia diretta”.
Ne avevo scritto del senatore Mastrangeli , due settimane fa, come di uno che incarnava una contraddizione in termini (l’eletto che parla di democrazia diretta) tale da disorientare i miei studenti.
In questi tempi incogniti ed oscuri bisognerebbe fare almeno uno sforzo di chiarezza.
Non raccontare panzane anche quando si vuole criticare la realtà nella maniera più decisa possibile.
Perché raccontando panzane poi diventa difficile capire e far capire e si fa strada il principio che si possa sostenere tutto ed il contrario di tutto senza timore di confondere le idee e non aiutare a scegliere con chiarezza.
Il senatore anzi il cittadino Mastrangeli è stato espulso dal gruppo parlamentare del M5S per aver contravvenuto alle loro regole.
L’ha preso male ed oggi cita gli art. 21 e 67 della Costituzione.
Positiva la citazione ma difetta a Mastrangeli il ragionamento che gli faceva fare, a lui senatore eletto, il peana della democrazia diretta.
Non sono interessato a discutere se sia giusto espellere un senatore perché va in tv.
Profumo di scuola non serve a questo.
Ogni gruppo o struttura ha le sue regole e finora non pare, con la diffusione dei partiti proprietari, che ci sia la corsa da Berlusconi a Grillo passando per Di Pietro a ricordare l’art. 49 ed il metodo democratico in esso previsto.
Il post, lo ripeto, non serve a confutare se sia giusto o meno espellere un senatore che partecipa ai talk show.
Lo scrivo con chiarezza così commentatori poco attenti (come è avvenuto con il post in cui criticavo Mastrangeli per le sue confuse affermazioni) non scambieranno (si spera) la critica all’idea di contrabbandare la democrazia delegata compatibile con una democrazia diretta gestita attraverso la Rete con la critica al grillismo ed alle idee del M5S.
Nella vita faccio l’insegnante, ho come tutti le mie idee, non ho votato alle ultime elezioni né il Pd né il M5S ed utilizzo questo spazio con l’idea di poter essere utile anche ai miei studenti non facendo l’indottrinatore ma inducendo riflessioni anche sui meccanismi della rappresentanza e della partecipazione democratica.
Dove sta la debolezza del ragionamento di Mastrangeli che oggi lamenta la violazione del divieto di mandato imperativo (art.67 della Costituzione)?
Nell’aver rivendicato per lui, senatore eletto, come plausibile ed anzi inevitabile il ricorso alla democrazia diretta.
Perché se lui crede veramente nella panzana che oggi la Rete può consentire una estesa e compiuta partecipazione diretta alle scelte politiche non può lamentarsi di essere stato espulso.
L’espulsione l’ha decisa la Rete.
Quindi Mastrangeli non dovrebbe, per coerenza, lamentarsene.
Se poi, però, la vicenda serve anche a Mastrangeli per avviare una riflessione sul mito dell’agorà telematica come la madre di tutti i cambiamenti positivi possibili, allora forse prima di spiegare la sua espulsione come una sordida vicenda di rivalità tra lui e i due capigruppo di Camera e Senato dovrebbe farsi dare i numeri.
Di chi ha votato e della percentuale di votanti rispetto agli aventi diritto secondo le regole del movimento in cui milita.
Solo allora scoprirebbe, forse, che l’ Atene del V sec. a.C. è decisamente distante da Roma.
Almeno alle condizioni date oggi.
da unita.it