La nota di Baruffi, Galli, Ghizzoni, Guerra, Kyenge, Patriarca, Pini, Richetti e Vaccari. I parlamentari modenesi del Pd Baruffi, Galli, Ghizzoni, Guerra, Kyenge, Patriarca, Pini, Richetti e Vaccari hanno convintamente votato Giorgio Napolitano, dopo che sono state bruciate le due candidature di Marini e Prodi. “Non ci sono scusanti per quanto accaduto in precedenza – scrivono – restava solo il dovere di porre rimedio in fretta per restituire al Paese certezza e stabilità istituzionale. E la migliore risposta possibile è oggi il presidente Giorgio Napolitano”.
«Abbiamo convintamente votato Giorgio Napolitano. Un voto conseguente agli esiti delle votazioni di giovedì e venerdì, in cui si sono bruciate le candidature di Marini e Prodi. Giovedì scorso, abbiamo interpretato la richiesta giunta dagli elettori del territorio, dal gruppo dirigente e dagli amministratori locali dichiarando pubblicamente l’astensione sul voto a Franco Marini e invocando una pausa di riflessione. Una posizione non residuale all’intero dei grandi elettori democratici, alla quale Bersani, Vendola e Tabacci hanno risposto con una candidatura in grado di ricomporre sia il partito sia la coalizione e capace di garantire un governo di cambiamento: Romano Prodi. Per piena responsabilità di 101 vigliacchi franchi tiratori del Pd questa opportunità per il Paese si è frantumata, trascinando a terra con sé la leadership di Bersani – al quale testimoniamo vicinanza e sostegno – e il futuro del Pd. Il maggior gruppo parlamentare della storia repubblicana, che ha quindi la responsabilità di individuare la candidatura per il Presidente della Repubblica, è diventato invece generatore di debolezza e di tensione. Non ci sono scusanti, mentre restava solo il dovere di porre rimedio, in fretta, per restituire al Paese certezza e stabilità istituzionale. E la migliore risposta possibile è – oggi – il Presidente Giorgio Napolitano. L’unico, peraltro, in grado di superare la soglia dei 504 voti richiesti. Molti ci hanno chiesto in questi giorni di sostenere la candidatura di Stefano Rodotà. Certo, il costituzionalista già Garante della privacy, parlamentare di lungo corso e parlamentare europeo, ha l’esperienza e il prestigio accademico utili a ricoprire tale carica istituzionale. Ma non può sfuggire, ai richiedenti, che il radicalismo assunto da Rodotà, sommato alle argomentate ma pur sempre dure critiche al riformismo del Pd espresse fin dalla sua nascita, impediscono alla comunità democratica di convergere nella sua interezza sul suo nome. Pertanto la sua figura non poteva, nei fatti, raccogliere i necessari 504 voti. Grossolani errori commessi dal Pd – errori di conduzione delle fasi di votazione e di analisi politica – troppi veti incrociati dei partiti (e dei loro elettori) e poca lealtà politica hanno reso tormentata l’elezione del dodicesimo Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano saprà mettere nuovamente al servizio del Paese la sua statura morale e il suo senso delle istituzioni. Mentre scriviamo, Grillo invoca alla marcia su Roma contro il Parlamento. Apprezziamo che Rodotà si sia dissociato».
Pubblicato il 20 Aprile 2013
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