«Siamo tutti molto preoccupati, i soldi stanno già finendo». E le risorse che il prossimo governo dovrà trovare non sono più il miliardo finora previsto, ma molto probabilmente più del doppio: 2,5 miliardi. Sulla cassa integrazione e mobilità in deroga, gli ammortizzatori sociali che riguardano piccole aziende (sotto i 15 dipendenti) e settori non industriali e che non è finanziata direttamente da imprese e lavoratori (come invece cassa integrazione ordinaria e straordinaria), il grido di dolore arriva direttamente dagli assessori regionali al Lavoro, coloro che gestiscono le richieste delle imprese in difficoltà. Se un mese fa, assieme ai sindacati, avevano sostenuto che i soldi stanziati dal governo sarebbero bastati fino a giugno, ora si devono ricredere. «Le richieste sono aumentate molto più di quanto avevamo previsto, siamo al 60% in più dell’anno scorso», spiega Gianfranco Simoncini, assessore toscano e coordinatore del settore lavoro per la Conferenza delle Regioni. Quasi tutti i suoi colleghi hanno fatto pubbliche dichiarazioni dello stesso tenore: non abbiamo più soldi. L’esempio della Toscana è forse uno dei meno urgenti, ma rende bene l’idea: «Dopo l’intervento della Fornero e il riparto fra noi Regioni, abbiamo a disposizione altri 16 milioni che portano il totale del 2013 a quota 49 milioni. Ebbene, abbiamo già autorizzato pagamenti per 43 milioni di euro, ma abbiamo ben 3 mila pratiche accumulate per i ritardi di inizio anno dovuti alla circolare del ministro: poche settimane e finiremo i soldi». La situazione a livello nazionale è questa. Oltre i 520 milioni già stanziati, il 20 marzo scorso Elsa Fornero ha sbloccato 260 milioni e si è impegnata a sbloccarne altri 200 sui fondi interprofessionali per la formazione (il cosiddetto «Fondo 0,30»). Lo sblocco di questi ultimi non c’è ancora stato, ma considerandoli come acquisiti si arriva a quota 980 milioni. Stimando un 60 per cento in più rispetto ai fondi del 2012 (2,2 miliardi) il totale necessario è oltre i 3,5 miliardi, fissando la cifra mancante a più di quota 2,5 miliardi. Solo venerdì scorso lo stesso Simoncini, scrivendo al ministro Elsa Fornero, aveva stimato «la copertura della cassa integrazione e della mobilità in deroga per il 2013 servono almeno 2750 milioni di euro ». Il calcolo era però «una ipotesi prudenziale », scriveva Simoncini, stimando che «l’aumento non sarà inferiore al 25% in più rispetto all’anno precedente». L’escalation della crisi infatti non ha dato tregua in questi anni portando la spesa dai 773 milioni di euro del 2009 (anno dell’entrata in vigore della cassa in deroga) agli 1,5 miliardi del 2010, agli 1,6 del 2011, fino ai 2,2 miliardi, ma il dato non è ancora definitivo, del 2012. Ieri intanto è stato reso pubblico il volatino unitario dei sindacati in vista della manifestazione di Cgil, Cisl, Uil di martedì 16 aprile (alle 9,30 davanti a Montecitorio). «Alla crisi – scrivono i sindacati – sta per aggiungersi un ulteriore dramma: le risorse per finanziare gli ammortizzatori in deroga stanno per finire. La legge di stabilità ha stanziato risorse palesemente insufficienti. Se non si interviene subito, tra poche settimane non sarà più possibile sostenere il reddito dei lavoratori delle imprese in crisi e dei licenziati. Si tratta di almeno 350-400mila persone. Questo disastro deve essere evitato. Il governo in carica, il nuovo Parlamento hanno l’obbligo morale, prima che politico, di scongiurare questa ulteriore catastrofe. Così come si sono trovati, giustamente, i soldi per i crediti vantati dalle imprese verso la Pubblica amministrazione, si devono trovare i soldi per garantire continuità di reddito a chi è in Cig o è stato già licenziato», chiude la nota.
IN 5 ANNI 230MILA STATALI IN MENO Se i lavoratori privati rischiano gli ammortizzatori sociali, i lavoratori pubblici non se la passano meglio. In 5 anni gli statali sono diminuiti di 230 mila unità arrivando sotto quota 3,4 milioni nel 2011.1 dipendenti pubblici sono infatti passati da 3.627.139 del 2006 a 3.396.810 del 2011, una diminuzione del 6%. E nel 2011 per la prima volta da11979 cala la spesa pubblica sostenuta dalla pubblica amministrazione per pagare i salari. È quanto emerge dal «Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti» diffuso dall’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pa. Un rapporto che i sindacati commentano con amarezza, chiedendo di rilanciare la contrattazione bloccata per leggi da anni: «I lavoratori non hanno perso solo 1’1,6% dei loro stipendi. Al netto dell’inflazione tra il 2010 e il 2012 il loro potere d’acquisto è sceso del 7,2%», scrivono in una nota.
L’Unità 10.04.13