Se il presidente Napolitano, saggiamente, non avesse fatto scendere la tensione nominando i due comitati di esperti, una sorta di micro-bicamerale, non ci sarebbe stato l’incontro di ieri tra Bersani e Berlusconi. Grazie alla pausa di riflessione “presidenziale” è maturato un clima meno gladiatorio. Inoltre, all’interno di ciascun partito si è sviluppato un dibattito più articolato.
Igrillini hanno incominciato a discutere apertamente e nel merito – e a sbuffare sempre più sonoramente contro gli ukase genovesi; nel Pd, come da tradizione, si è aperto il vaso di Pandora, con un Matteo Renzi ritornato pimpante come ai tempi delle primarie; e persino nel Pdl si sono alternati grida di guerra a ragionamenti articolati e dialogici. I più ricettivi del nuovo spirito dei tempi sono stati Pd e Pdl mentre il M5S sembra seguire – per ora – una traiettoria solitaria, al limite del solipsismo, sempre più radicale, di contestazione globale. I leader dei due partiti “tradizionali”, incontratisi giustamente e finalmente in una sede istituzionale e non di fronte ad una crostata, non possono però pretendere di rappresentare, come nel passato, la totalità delle opinioni dei cittadini. C’è anche un convitato di pietra che benché si autoescluda rappresenta un quarto dell’elettorato. La stessa tessitura discreta che il Pd ha messo in campo per arrivare al tête à tête tra Bersani e Berlusconi dovrà ora essere attivata anche nei confronti dei grillini. Il segretario del Pd lasci perdere gli stucchevoli rimproveri sul suo primo incontro con i capigruppo del M5S e insista, come è sembrato anticipare ieri sera Enrico Letta, nel cercare di coinvolgere anche quei rappresentanti. Non si possono “lasciar perdere” come una scheggia impazzita. Anche perché il Pd, partito più votato in entrambe le Camere e con un tesoretto di deputati garantitogli dal porcellum tale da arrivare sulla soglia della maggioranza assoluta, ha il “dovere” di presentare
pubblicamente, per primo, il proprio candidato per la presidenza della Repubblica.
I tatticismi e le cortine fumogene irritano profondamente una opinione pubblica stanca di questi quaranta giorni improduttivi. Se Bersani ha avuto il coraggio di incontrare in streaming i grillini infischiandosene del bon ton, a maggior ragione affronti a carte scoperte la partita del Quirinale. In un clima di antipolitica imperante gli incontri riservati, incubatori di possibili trattative segrete e scambi occulti, rischiano di diventare intollerabili per i cittadini. I colloqui nelle sedi istituzionali vanno bene purché aperti a tutti, altrimenti la sensazione di do ut des nascosti e innominabili, inevitabilmente, si diffonde. Quindi, una volta concluso questi giro di consultazioni informali, Il Pd esprima, forte della sua responsabilità di primo partito, un nome rispettoso di tutte le culture politiche presenti in Parlamento. Un nome alto e inattaccabile per competenza e moralità. Un difensore dei diritti di tutti, e cioè della Costituzione repubblicana.
La Repubblica 10.04.13