Italiani tutti in pizzeria e ai mercatini del made in China. Con il manifatturiero e il commercio al -6,1%, i servizi al -7% e i professionisti al -3 per cento, i soli due settori che lo scorso anno non hanno visto crollare i ricavi sono il commercio ambulante al +1,2% e i servizi alla persona e le pizzerie con un +1,1%. È la fotografia impietosa scattata dal Fisco sulla riduzione dei ricavi 2012 di imprese, professionisti, commercianti e artigiani nell’elaborare i correttivi anti-crisi per gli studi di settore 2013 (si veda Il Sole 24Ore di ieri).
A rendere ancor più drammatico il quadro della crisi c’è la pressione fiscale che, oltre ad aver raggiunto i livelli record e insostenibili del 52% nel IV trimestre 2012 (dato evidenziato ieri dall’Istat, si veda l’articolo in alto), diventa sempre più stringente e rischia di soffocare imprese, professionisti e autonomi. Come fa notare Claudio Carpentieri, responsabile delle politiche fiscali della Cna, questi contribuenti sono chiamati a fare i conti con il pagamento di imposte e tasse, come Imu, Tares e in parte l’Irap, «che restano sempre dovute, a prescindere dalla reale formazione di un reddito e quindi anche quando l’attività svolta è in perdita».
Il “rosso” potrebbe essere dunque il filo conduttore che sembra legare le attività di impresa e di lavoro autonomo dal nord al sud Italia. Il dato migliore, anche se negativo, è quello registrato in Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige che oscilla tra il -1% e il -4%. Il dato peggiore è nel Centro-Sud, dove la “caduta dei ricavi” è tra il -7% e il -10% in ben sei regioni: Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise e Calabria. Tra il -6 e il – 7% si attestano Sicilia, Puglia, Emilia Romagna e Lombardia, mentre tutte le altre regioni la percentuale di riduzione dei ricavi viaggia tra il -4 e il -6%.
L’analisi della crisi condotta dalla Sose per creare i correttivi poggia su fonti esterne (Prometeia, Istat e Banca d’Italia), dati degli Osservatori regionali e quelli relativi a oltre 100.000 imprese indicate dalle associazioni di categoria. Per rendere più incisiva l’elaborazione, il Fisco ha utilizzato le dichiarazioni Iva delle annualità precedenti e le comunicazioni dei dati Iva relative al 2012. Non solo.
Per fotografare la crisi ci si è concentrati su circa 2.100.000 contribuenti, sui quali sono state analizzate, sulla base dei dati Iva, le tendenze dei singoli soggetti nel periodo 2009/2012. E le tendenze del triennio, sottolinea Carpentieri, «mostrano tutta la criticità del momento che stanno vivendo imprese e autonomi». Nel 2010, in relazione a ricavi e compensi del 2009, dei 205 studi di settore ben 134 presentavano valori in crescita tra il +1 e il +10% e altri 27 erano addirittura in «buona crescita» tra il +10 il +20%. «Due anni dopo, spiega Carpentieri, la situazione è diametralmente opposta con 136 studi di settore in lieve flessione tra il -1% e il -10% contro i soli 23 studi in crescita. Per altri 20 studi, poi, la flessione oscilla tra il -10 e il -20%».
Se si guarda allo spaccato dei singoli settori emerge, come detto, il crollo del manifatturiero con alcuni comparti in seria sofferenza, come quello degli autoveicoli (-11,2%), del tessile e abbigliamento -8,9%, della produzione di metalli e relativi prodotti -7,2%, l’editoria -8% e la lavorazione di minerali e altri non metalliferi -13,6%.
Il calo dei consumi è palpabile guardando al commercio. Quello ambulante, come detto, è il solo in positivo, e «seppur con un valore marginale (+1,2%) – dice il responsabile Cna – conferma la crisi che colpisce le famiglie e i relativi consumi sempre più rivolti a una tipologia di commercio notoriamente più a basso costo».
Nel settore dei servizi occorre un distinguo. Se si considera il comparto Edilizia, che da solo ha un calo di ricavi del 12%, il dato medio si attesta al -7,1%. Se si esclude l’Edilizia, la riduzione è del -3,9%. Tra queste l’unico dato positivo riguarda le attività dei servizi alle persone (+1,1%), ma per tutti gli altri comparti si resta in terra negativa (palestre, piscine -6,8%, consulenze e gestioni immobiliari -6,7%, autoriparatori -4,4%, intermediari del commercio -4,3%, che tocca il -7,8% per i materiali da costruzione).
Infine, anche per notai e avvocati il 2012 è stato un anno particolarmente difficile. Con l’intero settore delle arti e professioni che cala del 3,0%, gli studi legali e notarili fanno anche peggio con compensi al -4,5%. Solo le attività di consulenza evidenziano un risicato aumento (0,8%). Crollano anche architetti, ingegneri e altre attività tecniche con un -4,2 per cento.
Il Sole 24 Ore 06.04.13