partito democratico

“Con il PD astenersi non si deve”, di Nicola Piovani

L’URGENZA DELLE SCELTE
Quand’ero ragazzino coi calzoni corti, dal barbiere del quartiere Trionfale a Roma sentivo gli adulti ripetere: «Destra e sinistra è tutto la stessa pappa, i partiti sono associazioni di truffatori e il parlamento è tutto un magna magna». Crescendo, capii che erano frasi di nostalgici – portieri, marescialli, sacrestani – che detestavano partiti e parlamento e rimpiangevano i tempi del duce, quando loro si sentivano meglio – anche per motivi anagrafici. Nell’era berlusconiana, quegli antichi ritornelli qualunquisti sono tornati di gran moda, purtroppo anche fra valorosi amici di inossidabile fede progressista e il fatto mi immalinconisce molto. E allora domenica prossima voterò Pd senza dubbi, senza distinguo interni e con molta amarezza. Senza dubbi, perché penso che l’astensionismo dell’elettorato di centro-sinistra sia la piaga e non la medicina. Senza distinguo, perché con l’aria che tira non mi sembra tempo di sottigliezze. Con molta amarezza, perché i comportamenti delle formazioni di sinistra degli ultimi tempi sono stati deprimenti – e almeno su questa ultima affermazione il consenso è totale. Laddove c’era bisogno di unità si è risposto con divisioni. Per tacere di certi dibattiti congressuali che hanno superato la fantasia di Achille Campanile. Comunque, accantonate le perplessità, domenica prossima voterò Pd, ripeto, con molta amarezza, ma senza alcun dubbio. Voterò, e poi seguirò come un coglione il festival televisivo degli exit-poll e dei dibattiti, sperando che le perdite siano meno catastrofiche e che, con un po’ di ottimismo, alla fine esca un qualche leader ad annunciare: «Democratici d’Italia, l’estinzione è rinviata!».

da L’Unità

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