I mesi scorsi sono stati forse i peggiori nella storia italiana dell’università e della ricerca: il Governo nazionale ha avviato un progetto di privatizzazione dei nostri atenei, tagliando radicalmente i fondi per il loro funzionamento (il fondo nazionale, che ammonta a poco più di 7 miliardi di euro, è stato ridotto per il 2010 di 700 milioni, mentre per il 2011 la somma dei tagli raggiungerà 1,3 miliardi), e lasciando alle università, come unica via per reperire le risorse che servono al pagamento degli stipendi e dei contratti, la possibilità di trasformarsi in fondazioni private. Si tratta non solo di una scelta velleitaria, in quanto le fondazioni non possono funzionare. Ma questa politica di tagli è particolarmente grave in un paese come l’Italia, il cui sistema dell’università e della ricerca è drammaticamente sottofinanziato (per citare un solo dato, il finanziamento pubblico alle università è in Italia lo 0.6% del PIL a fronte dell’1.1% della UE). Soprattutto questa politica isola l’Italia dal sistema europeo dell’università e della ricerca, che è fondato sulla presenza prevalente di istituzioni pubbliche e su un forte impegno di bilancio nel settore. Il governo sta quindi andando nella direzione opposta a quella che, a nostro parere, deve rappresentare la principale strategia di riforma del nostro sistema, cioè la sua integrazione sempre maggiore nelle grandi reti europee della conoscenza (a questo si ispira tra l’altro il disegno di legge del Partito democratico sull’università presentato in queste settimane).
Crediamo che il nostro paese debba conformarsi sempre di più alle caratteristiche del modello universitario europeo che è essenzialmente fondato su atenei pubblici in cui sono insegnate tutte le discipline scientifiche, sull’integrazione di ricerca e didattica, su rette di frequenza molto basse, sulla larga presenza di strumenti di diritto allo studio, e sull’interazione degli atenei e dei centri di ricerca con le altre istituzioni della società civile europea. Nel modello europeo l’università è regolata da criteri scientifici, e non dall’applicazione impropria di indicatori di mercato alla ricerca e alla scienza, come purtroppo sta cercando di fare l’attuale Governo italiano.
L’Europa è oggi la più grande potenza scientifica del pianeta: la maggior parte delle pubblicazioni scientifiche viene prodotta nel nostro continente (tale risultato è stato raggiunto già nel 1997 dall’Europa a quindici membri). L’Unione europea deve sostenere in modo sempre più efficace questo primato. Quindi è necessario rafforzare la «strategia di Lisbona», varata nel 2001 dal Consiglio europeo. In particolare bisogna rilanciare oggi l’obiettivo di portare la spesa pubblica per la ricerca al 3% del PIL, e di indirizzare la quota più significativa di queste risorse alla ricerca libera, la sola che consenta progressi reali e duraturi nella scienza: questo obiettivo, che i governi conservatori europei hanno accantonato, è stato ora rilanciato negli Stati Uniti dal presidente Barack Obama come una delle principali misure del suo governo per combattere la crisi economica.
Ma soprattutto le istituzioni europee devono lavorare per la costituzione di un unico sistema continentale dell’università e della ricerca, e non limitarsi a coordinare le singole politiche nazionali. Per questo fine è necessario riformare il bilancio dell’Unione in modo da concentrare nelle politiche dell’alta formazione e della scienza una quota maggiore di risorse. L’Italia, più di altri paesi, ha bisogno di integrarsi in un simile sistema europeo: questa è la sola via realistica e praticabile per rilanciare il ruolo della nostra comunità scientifica nazionale.
Il Parlamento europeo nei prossimi mesi, dopo l’entrata in vigore dei nuovi trattati, assumerà pienamente la rappresentanza della sovranità popolare continentale (per esempio sarà chiamato all’approvazione del bilancio dell’Unione). È quindi importante rafforzare la presenza democratica e socialista all’interno del Parlamento europeo, dal momento che la maggioranza conservatrice degli ultimi anni si è dimostrata incapace di rilanciare le politiche europee dell’università e della ricerca. Per questi stessi motivi è importante che esponenti della comunità scientifica italiana entrino nel Parlamento europeo: per l’elaborazione delle politiche europee, e per aiutare le nostre università e i nostri centri di ricerca a entrare nelle reti continentali e accedere ai fondi comunitari.
Vi invitiamo quindi, nelle prossime elezioni europee, a votare per il Partito democratico. In particolare ci permettiamo di segnalare la presenza nelle liste del PD, per il collegio dell’Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche e Lazio), di Roberto Gualtieri, docente di storia contemporanea dell’Università «La Sapienza» di Roma, e vicedirettore della Fondazione Istituto Gramsci: uno studioso che ha anche dedicato una parte della sua attività allo studio del processo di unificazione europea. Il suo curriculum e il suo programma elettorale sono disponibili sul suo sito web (www.robertogualtieri.it). Siamo certi che Gualtieri saprà interpretare al meglio le linee politiche che qui abbiamo esposto.
Samuele AGOSTINI, Istituto di Geoscienze e Georisorse – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Pisa
Enrico ALLEVA, Istituto Superiore di Sanità; Accademia Nazionale dei Lincei
Nicola ANGELINI, Istituto per i processi chimico-fisici – Consiglio Nazionale delle Ricerche
Stefano BATTINI, Facoltà di Scienza Politiche – Università della Tuscia
Andrea BRUSCHI, Facoltà di Architettura «Ludovico Quaroni» – Università di Roma «La Sapienza»
Gabriella CAMININATI, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali – Università di Firenze
Alessandro CAMIZ, Facoltà di Architettura – Università di Roma «La Sapienza»
Massimo CAPONE, Istituto Nazionale di Fisica della Materia – Consiglio Nazionale delle Ricerche
Carlo CARBONI, Facoltà di Economia – Università Politecnica delle Marche
Gianni CARDINI, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali – Università di Firenze
Giuliano COLOMBETTI, Istituto di BioFisica – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Pisa
Ilenia DE BERNARDIS, Facoltà di Lingue e Letterature straniere – Università di Bari
Marco DE NICOLÒ, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Cassino
Alessandro FEIS, Facoltà di Farmacia – Università di Firenze
Gianluca FIOCCO, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Roma «Tor Vergata»
Anatole Pierre FUKSAS, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Cassino
Fabrizia GIULIANI, Facoltà di Scienze Umanistiche – Università di Roma «La Sapienza»
Miguel GOTOR, Facoltà di Scienze della Formazione – Università di Torino
Giovanni MARI, Facoltà di Scienze della Formazione – Università di Firenze
Enzo MARINARI, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali – Università di Roma «La Sapienza»
Paolo MILIZIA, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Cassino
Laura MINERVINI, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Napoli «Federico II»
Giancarlo MONINA, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Roma Tre
Dario NARDELLA, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Firenze
Marcello ONOFRI, Facoltà di Ingegneria – Università di Roma «La Sapienza»
Franco PACINI, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali –
Università di Firenze; direttore dell’Osservatorio Astronomico Arcetri di Firenze
Augusto PALOMBINI, Virtual Heritage Lab – Consiglio Nazionale delle Ricerche
Maria Antonietta PASSARELLI, Facoltà di Scienze Umanistiche, Università di Roma « La Sapienza»
Benedetta PELLACCI, Facoltà di Scienze e Tecnologie – Università di Napoli «Parthenope»
Antonello POLOSA, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
Maurizio PIERI, Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile – Consiglio Nazionale delle Ricerche, sezione di Firenze
Cesare PINELLI, Facoltà di Giurisprudenza – Università di Roma «La Sapienza»
Silvio PONS, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Roma «Tor
Vergata»; direttore della Fondazione Istituto Gramsci
Anna Maria POLVANI, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Firenze
Alessandro MELCHIORRI, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali – Università di Roma «La Sapienza»
Clementina PANELLA, Facoltà di Scienze Umanistiche – Università di Roma «La Sapienza»
Raffaele PANELLA, Facoltà di Architettura – senatore accademico
dell’Università di Roma «La Sapienza»
Raffaella PETRILLI, Facoltà di Scienze Politiche – Università della Tuscia
Gianluca PIOVESAN, Facoltà di Agraria – Università della Tuscia
Piero PROCACCI, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali – Università di Firenze
Fausto RACITI, segretario nazionale dei giovani del Partito Democratico
David RAGAZZONI, allievo al corso di Filosofia Politica – Scuola Normale Superiore di Pisa
Marta RAPALLINI, Presidente dell’Istituto Gramsci Toscano
Leonardo RAPONE, Facoltà di Lingue e Letterature Straniere – Università della Tuscia
Maurizio RIDOLFI, Facoltà di Scienza Politiche – Università della Tuscia
Sandra RISTORI, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali – Università di Firenze
Mauro RUSTICI, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali – Università di Sassari
Flaminia SACCÀ, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Cassino
Giancarlo SCHIRRU, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Cassino
Carla SUBRIZI, Facoltà di Scienze Umanistiche – Università di Roma «La Sapienza»
Ermanno TAVIANI, Facoltà di Scienze della Formazione – Università di Catania
Mirko TAVONI, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Pisa
Walter TOCCI, direttore del Centro di studi e iniziative per la Riforma dello Stato (CRS)
Maria VALENTINI, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università di Cassino
Giulio VESPERINI, Facoltà di Scienze Politiche – Università della Tuscia