Scenario: un tavolo, due microfoni, un mezzo quadro scuro sullo sfondo, un candeliere dorato, o forse è un orologio. Seduti di profilo, si vedono da una parte Bersani e uno spicchio di Letta, dall´altra Crimi e una porzione di Lombardi. Dietro la seconda coppia ci sono quattro sedie occupate da altrettanti parlamentari cinquestelle. Addossati alle pareti s´intravedono le capoccette dei due portavoce, così in fondo da apparire irriconoscibili.
La telecamera è fissa. La trasparenza è relativa. La pretesa democrazia in streaming è alla sua prima prova, ma già appare un po´ straniante e parecchio artificiosa, collocandosi fra il talk e il reality, ma pur sempre ambientata in una sala di Montecitorio.
Bersani apre l´incontro con formule di cortesia e premette che l´inedita e particolare esposizione a cui esso è sottoposto non altererà certo il suo dire, e intanto si dondola. Riepiloga i passaggi della crisi, arriva al suo incarico e quando menziona Napolitano, i due suoi interlocutori fanno sì-sì con la testa. Lei prende appunti; Letta si frega le mani con fervore lievemente cardinalizio; uno degli accompagnatori o testimoni cinquestelle digita su un computerino che ha sulle ginocchia.
Tutti sono perfettamente consapevoli di essere sotto il dominio dell´osservazione. Il tono dell´esploratore ondeggia fra il colloquiale e il tribunizio con qualche refolo imbonitorio. Dice «ok», pronuncia «a gratis», sorveglia le metafore in «bersanese», a parte l´inopportunità di «mettere il cappello politicista su una pentola a pressione». E nel frattempo punta il piede sul pavimento, segno di tensione. Tossisce.
Parla per 13 minuti e rotti. A un certo punto arriva un commesso con un bicchier d´acqua, ma non beve. Con pacata insistenza offre una soluzione politica agli imperturbabili grillini, ma siccome i motivi personali innervano l´odierna vita pubblica, gli sta a cuore tornare su una battuta in cui, la sera sera, la Lombardi ha detto che non entreranno nel governo nemmeno «se Bersani ce lo chiede in ginocchio». Nel farlo c´è spazio per un´allegra chiosa e quasi rassegnata a proposito dei giornalisti che attribuiscono tra virgolette frasi mai dette. E comunque: «Solo un insano di mente potrebbe avere la fregola di mettersi a governare in questo momento. Sia chiaro». Lo proclama e intanto dà l´impressione di ascoltarsi.
Ma Lombardi, in realtà, seppure portata all´estenuazione dai cronisti, conferma che questa battuta «nemmeno in ginocchio» l´ha detta, anche se non la rivendica, per educazione. Dopo di che riduce quanto ha detto finora Bersani in una formula: «Mi sembrava di sentire una puntata di Ballarò». La notazione è cattivella, ma moltissimo dice sul rapporto tra politica e tv, e ancora di più se si considera il prosieguo: «Sono vent´anni che si sente parlare delle stesse cose». Invoca quindi una parola che sui vecchi politici fa un effetto comprensibilmente sgradevole: «Credibilità». Bersani si abbandona sulla spalliera e finalmente beve. La scena raggiunge il culmine dell´anti-glamour.
Ma a parte le notazioni estetiche, la «trattativa» in chiaro ha l´effetto di far invecchiare di colpo cospicue bibliografie di comunicazione politica. La tecnologia è senz´altro più veloce delle più veloci procedure. Per un attimo viene da pensare all´aspra tenzone teoretica sviluppatasi negli anni 80 fra due giganti, due profeti come McLuhan e Debord; la pressione dei media, convennero, «porta all´irrazionale». Crimi insiste con i salotti televisivi enumerando «le stesse cose» che sempre lì si sono evocati e mai invece si sono fatte, conflitto d´interesse, legge elettorale, eccetera. Dice anche: «Noi siamo il risultato di questi ultimi vent´anni di politica». Capito? Bersani si riabbandona sulla spalliera, stavolta con le mani in tasca.
Riparte: «Io vi rispetto». Lo ripete con un filo di paternalismo, forse senza accorgersi che i quattro muti cinquestelle, innocenti figuranti della diretta, accolgono tale riconoscimento con qualche perplessità, e fanno un po´ di pissi-pissi bau-bau. Quindi li lusinga: «Siete una grande forza»; e nell´invitarli alla «riflessione» affronta infine il tema della fiducia facendo presente che «c´è un modo di non darla consentendo». La preziosa formula cade nel vuoto. Letta brevemente prende la parola sulla necessità mescolare i punti programmatici, a cominciare dai pagamenti alle imprese.
Sono le ultime battute. Le delegazioni convengono che l´esperimento di democrazia in streaming è giunto al termine. La deputata Lombardi, alzandosi, soggiunge: «Ci piacerebbe che diventasse la regola». E su questo il dibattito è aperto. Trasparenza per trasparenza, a qualcuno per esempio piacerebbe anche di poter seguire le telefonate di Grillo ai suoi, o magari quelle con Casaleggio. E´ un peccato che se ne parli sempre e non li si veda mai, nemmeno sul video.
La Repubblica 28.03.13