Europa, valori, futuro, scuola. Franceschini a tutto campo: “La politica non si vende come un detersivo”.
È tempo di bilanci. Per il Paese, per i politici, ma soprattutto per gli elettori. Fra meno di cinque giorni, infatti, toccherà a loro decidere, non quale partito, ma quale futuro. È ai milioni di votanti che Dario Franceschini rivolge il suo appello dallo studio di Porta a Porta.
La politica non è lo spot di un detersivo. Dopo mesi passati ad ascoltare numeri e cifre, sempre più alti, sempre più improbabili, Franceschini si scaglia contro la mania da sondaggi del premier. “Questa idea del presidente del Consiglio di voler dimostrare che ha una popolarità al 75 all’80 per cento non ci interessa, oggi ha detto che il Pdl è al 45%, che punta al 51, coi numeri ha una certa elasticità… Io vorrei tornare alla politica seria, non guardare i sondaggi, non essere degradati a non dire la cosa giusta perché non conviene, dire solo quello che mi da consenso, è una politica malata. Io non dirò mai una cosa in cui non credo solo perché un sondaggista dice che aumenta la mia popolarità, e dirò le cose giuste anche se non conviene, deve tornare trasparenza intellettuale, l’onestà, sembra di vendere un detersivo non un partito”.
Una diversa idea di Paese. La differenza fra PD e Pdl non è solo nei toni, non è nel diverso modo di guardare le istituzioni, nel rispetto o meno) per la magistratura, è in un’approccio completamente diverso all’Italia che sarà. Il PD sente la necessità di “rivendicare una diversità morale”. “La politica – dice Franceschini – non può essere solo affrontare il problema del giorno dopo, deve anche dire quale società vuole, perciò io penso sia un dovere dire che questo modello sociale è pieno di ingiustizie e diseguaglianze, e alla fine della crisi saranno ancora più grandi, questo è il confronto sui valori, non per spaccare il paese, ma perché la gente ha anche diritto di sentirsi dire dalla politica in quale società voglio portare il mio paese, non rivendico una diversità morale ma una diversità profonda nell’idea che ha la destra del paese”. È così che ha vinto Obama: non proponendo correttivi alle proposte della destra americana “ha presentato una gerarchia valori completamente rovesciata”.
Il vostro voto, la nostra forza. E quali valori può mai proporre uno schieramento politico abituato a dire tutto e il contrario di tutto? Capitanato da un presidente del Consiglio, la cui più celebre battuta è: “io non l’ho mai detto”? A Bruno Vespa che sottolinea il successo di un partito come la Lega Nord, Franceschini risponde semplicemente. “La Lega riesce a manifestare un sentimento di protesta anche quando è al governo, ma bisogna anche assumersi le proprie responsabilità ed è tempo di bilanci quando si governa da otto anni. In Italia ci sono alcuni milioni di elettori che votano comunque a destra e altri che votano comunque a sinistra al centro ce ne sono sempre di più che ogni volta che vanno a votare danno un voto pragmatico e a loro io dico: avete già misurato, dateci la forza per sfidare e incalzare questa destra, non guardate alle appartenenze del passato, non fidatevi di chi ha già tradito tante promesse”.
PD, un progetto a lungo termine. “Non c’è nessun rischio per l’esistenza del Pd, anche con un risultato negativo”. In difesa di quello che aveva definito “il partito dei nostri figli”, il leader Pd puntualizza: “La validità dei processi e dei partiti non la stabiliscono i politologi ma i cittadini e io ho fiducia negli italiani, hanno capito cosa rischiamo se ci svegliamo con un padrone assoluto, i sintomi si sono intravisti, e il Pd è l’argine rispetto a questo rischio, la nostra forza sarà data dalla quantità di voti, se c’è astensione e delusione certo, sarà tutto più difficile”.
No all’astensione, rimbocchiamoci le maniche. In mattinata il segretario ha concesso anche un’intervista a Radio Radio. “Dal rapporti di forza – ha detto – dalla distanza tra noi e il Popolo della libertà si misurerà se siamo in un paese o in un’altro che si sveglia sotto un padrone assoluto. Siamo nel 2009 e siamo in Europea, non c’è il nessun rischio di regime autoritario, ma quando vedo che al presidente del Consiglio dà fastidio il Parlamento, la stampa libera e quella estera, i magistrati, definiti ‘grumi eversivi’, dargli più forza e dare meno forza all’opposizione mi mette una qualche preoccupazione. Non è il momento dell’astensione, della fuga, del voto di protesta è il momento di impegnarsi, e caso mai di venire dentro il Pd a dare una mano. Capisco buona parte dei vostri motivi, il Pd aveva creato un’aspettativa di cambiamento molto forte. Ma si vuole fare tutto bene e in fretta, e invece fare un partito che deve durare decenni è complicato. Serve tempo”. Inoltre sulle primarie “dovremo fare un passo in più: far scegliere anche i membri dell’assemblea costituente dai cittadini”.
Emergenza spazzatura, solo spot: “E’ una promessa fatta per una settimana dopo il voto: ‘fatta la festa, gabbato lo santo”. Dario Franceschini, etichetta così le promesse del governo citandone un lungo elenco. Il segretario sottolinea anche che “Palermo è una città governata dalla destra in una regione governata dalla destra perciò le tv devono stare lontane” e non mostrare il problema dei rifiuti.
In difesa della scuola. Da Campobasso, una delle sue ultime mete elettorali, il segretario annuncia “una battaglia fortissima” a difesa della scuola contro il taglio di risorse e la riduzione del numero dei docenti. “Dal giorno dopo le elezioni la nostra prima battaglia sarà difendere la scuola non è accettabile che nel 2009 ci siano edifici che cadano a pezzi e oltre 87mila insegnati che vengano lasciati a casa. Faremo quello che dovrebbe fare il ministro Gelmini difendere la scuola, invece tutto è stato deciso in base ai numeri in base ai conti. Non c’è nulla di più sbagliato che tagliare risorse in questo settore”.
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