L’imboscato, il disertore vile, il pavido che si rintana in un letto … Attenti a ridere perché questa è l’Italia rancida dove Silvio Berlusconi ha ormai corrotto tutto, anche la medicina e persino il linguaggio dei suoi servi che parlano letteralmente di «medici nazisti» e «di tribunali stalinisti» evocando dunque le tragedia della grande storia.
Ma solo per spiegare il più misero degli inguaccchi. Com’è possibile che un poveraccio così debba ancora avere in mano le sorti del governo di un paese nonostante tutto civile, come si può ancora pensare di fare accordi o brigare sotto banco per realizzare inciuci con lui, offrire poltrone a uno che si finge malato come i fannulloni del suo Brunetta, i travet sleali che hanno alimentato la commedia all’italiana?
Anche gli italiani di destra capiscono quanto sia tristemente comica l’idea che un’équipe di medici nazisti sia stata assoldata dai giudici stalinisti contro un malato misteriosamente colpito ad un occhio. E va bene che la medicina è una scienza incerta e barcollante ma non si era ancora vista un’infiammazione che subisce l’influsso maligno del potere giudiziario e, allo scoccare dell’udienza, l’agente patogeno si scatena imprevedibile, imprendibile e inqualificabile. Insomma, questo è un delirio ancora più tristemente comico della stessa visita fiscale che ha sgamato l’uomo di Stato.
Quale che sia l’appartenenza politica di ciascuno, è evidente a tutti che nella diagnosi di simulazione c’è l’epitaffio di un leader politico, la fine di ogni residua illusione di trovarsi davanti ad uno statista perché la finta malattia è la risorsa dello studente pelandrone che, per marinare la scuola, pasticcia quadri clinici e alza il mercurio al fuoco di un cerino, o della recluta che si infilava il mezzo toscano sotto l’ascella, o del coscritto che si infliggeva ferite di ogni genere sino al taglio di un dito o, ancora, del disertore che simulava la pazzia. Berlusconi finto malato è il Badoglio di tutti a casa, il generale che si rivela più fellone dell’ultimo dei suoi fanti.
Berlusconi già aveva corrotto il Parlamento, le prostitute minorenni, i giudici, gli avvocati, i giornalisti, la protezione civile, i geologi, gli scienziati del terremoto… Ebbene, adesso ha corrotto anche i medici e la stessa medicina, ridotta a sua scienza personale e a chiacchiera, con i professori del San Raffaele che non dicono certo il falso ma chiariscono che un conto è partecipare a un’udienza e un altro leggervi una dichiarazione spontanea, e ancora discettano sulla differenza tra diagnosi clinica e diagnosi giudiziaria. Così una cosa semplice questione – può o non può andare in aula con le sue gambe? – è diventata esercitazione retorica, talk show con Alfano, Gasparri e Cicchitto che tutto mostrano di sapere sulle infiammazioni oculari, i cortisonici, i mali ordinari che a volte si rivelano più resistenti e perniciosi dei grandi mali; e, allo stesso tempo, i dottoroni del San Raffaele sembrano essersi trasformati in tante Santanchè che dirimono, spiegano, proprio come gli scienziati di Pinocchio: «Quando il morto piange è segno che è in via di guarigione», disse solennemente il Corvo. «Mi duole contraddire il mio illustre amico e collega– soggiunse la civetta – ma per me, quando il morto piange è segno che gli dispiace morire ».
E qui, in questo canovaccio, non c’è neppure il realismo pietoso dei personaggi della Napoli milionaria di Edurado, il contrabbandiere che simulava la malattia e riceveva una folla di finti addolorati ai quali vendeva le sigarette che teneva nascoste sotto il letto. Oggi la vita di espedienti rimanda infatti alle periferie, ai naufraghi e alla schiuma della terra, agli extracomunitari clandestini senza mestieri che vivono dentro case di lamiera e di cartone e si allacciano all’elettricità pubblica, protetti dalla pietà ma anche dallo schifo dei vicini. E si capisce che, per ostacolare la giustizia, si fingano malati gli accattoni che espongono arti infermi ma sono pronti a scattare come centometristi all’arrivo dei vigili urbani. Meno si capisce la patacca di Berlusconi che, anche se fosse innocente e anzi, soprattutto se lo fosse, dovrebbe affrontare con dignità i suoi giudici invece di esibirsi nella sua vera malattia che è la furbizia della peggiore Italia, quella dei finti invalidi che godono di sussidi pubblici, i finti ciechi, i finti zoppi, i finti cardiopatici.
Attenti dunque a ridere di Silvio Berlusconi smagato dai medici fiscali nel suo ricovero nell’ospedale di famiglia, l’ospedale del suo don Verzè che è stato costruito anche con i suoi soldi e che è stato teatro dei suoi traffici e di quelli di Formigoni. Non è un segno di forza ma di estrema debolezza, un documento d’epoca, perché quello di Berlusconi, come hanno dimostrato i medici, più che un ricovero è un rifugio, come la botola del Malpassoto, il boss di Belpasso che si era rintanato sotto terra con tutti i confort, e anche lui aveva accanto a sé la scienza, la religione, gli avvocati, la politica e, vecchio deformato dalla vita, pure una giovanissima fimmina, la bruna Pippina, che gli teneva la mano, proprio come la Pascale la tiene a Berlusconi nella stanza-botola del San Raffaele.
La Repubblica 10.03.13
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