Il problema numero uno quando si parla di servizi per l’infanzia nella fascia zero-tre anni sono i finanziamenti. Come spiega bene il rapporto sui costi dei nidi del Gruppo nazionale nidi infanzia insieme con il Cnel «il ritardo dell’Italia non è da imputare a enti locali disattenti ma soprattutto ai governi che si sono succeduti dagli anni Settanta». Quanto riportato sopra è tratto dal Rapporto di monitoraggio del III Piano d’azione per l’infanzia e l’adolescenza predisposto dall’Osservatorio nazionale. Ma nel nostro Paese oggi non sono in sofferenza solo i servizi educativi per la fascia 0-3 anni perché anche la scuola dell’infanzia statale, per la prima volta dal 1968-anno di sua istituzione-, ha subito un calo nel numero di sezioni mentre sono aumentati i bambini e questo significa che in troppe situazioni ci sono sezioni che superano i trenta. L’aumento di richiesta di iscrizione alla scuola statale deriva da un incremento delle nascite, ma dipende soprattutto dal fatto che la scuola statale è gratuita e, come si comprende facilmente, in tempo di crisi questo è un elemento assai importante per le famiglie. Quando nel 2002 si stabilirono a Barcellona gli obiettivi riguardanti l’offerta formativa da assicurare ai bambini da zero a sei anni, si era capito subito che il punto cruciale era rappresentato da una parte dalla fortissima differenziazione dei servizi educativi per i bambini da 0 a 3 anni sul territorio nazionale e dall’altra dai forti investimenti necessari per incrementare questa offerta formativa. Inoltre sulla fascia 0-3 anni si è in presenza di una titolarità legislativa delle Regioni non sempre da esse esercitata. A ben vedere dal 2002 ad oggi qualcosa «si è mosso» per qualificare i servizi educativi nella fascia 0-3 anni: la Legge finanziaria del 2002 nella quale per la prima volta si afferma che i nidi d’infanzia sono un servizio educativo; la legge finanziaria del 2007 che individua risorse specifiche per l’attuazione di un Piano nidi; ben tre sentenze della Corte Costituzionale che esplicitamente riconoscono la funzione educativa di questi servizi ; la legge delega n. 42 del 2009 che fa un chiaro riferimento ai nidi quali servizi fondamentali, superando il concetto dei servizi a domanda individuale che avevano tenuto legato strettamente i nidi al palo del sociale. Ma l’Italia è un Paese dalle forti contraddizioni e, mentre il Parlamento e la Corte emanavano le leggi e le sentenze di cui sopra, i ministri dell’istruzione Moratti e Gelmini giocavano sui diritti dei bambini perché -blandendo le famiglie in difficoltà nel trovare offerta formativa proponevano l’anticipo nella scuola dell’infanzia senza farsi scrupolo del fatto che ai bambini veniva chiesto di adeguarsi ad un servizio non pensato per loro negando così di vivere, come è nel loro diritto, esperienze educative distese nei servizi educativi per la fascia 0-3 anni. A questa bruttura ha cercato di porre rimedio la finanziaria per il 2007 istituendo le sezioni primavera che sono pensate a misura di bambini da 24 a 36 mesi di età. Questo servizio innovativo e a carattere sperimentale da allora ha accolto circa 25.000 mila bambini all’anno dimostrando di essere apprezzato dalle famiglie. È un servizio in grande difficoltà perché non è stato «curato» pedagogicamente come doveva essere, né sostenuto con adeguate risorse. Oggi è ancora in piedi grazie agli operatori che in questo servizio credono. Ma tutto ciò non basta per assicurare ai bambini un servizio educativo degno di questo nome. Credo che il nuovo governo dovrà, su quest’ultimo punto e più complessivamente sul sistema educativo della fascia 0-6 anni, assumere la responsabilità di investire in modo inequivocabile in termini di sviluppo di politiche educative per l’infanzia, come peraltro viene raccomandato all’Italia dal Comitato sui diritti dell’infanzia e suggerito dal documento della Commissione europea del febbraio 2011, nel quale si afferma che i bambini per affacciarsi con successo al mondo devono poter andare al nido d’infanzia e alla scuola dell’infanzia e che in entrambi questi servizi ci deve essere una alta qualità educativa. Credo sia indispensabile una legge che disegni i livelli essenziali a partire dai diritti costituzionali, tenendo in considerazione le Indicazioni 2012 per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione, di recente emanate dal Ministero dell’Istruzione. I bambini sono soggetto di diritto: diritto alla qualità dei servizi educativi che frequentano, diritto a stare in luoghi sicuri, diritto ad avere educatrici e maestre «professionalmente sostenute» e che lavorano con regolare contratto nazionale, diritto ad imparare giocando perché per loro il gioco è la principale attività, diritto a sentirsi in un percorso in continuità nel quale gli adulti che si prendono cura di loro condividono il progetto educativo, diritto a far le cose con la calma necessaria perché essere bambini è un diritto e se questo diritto non consentiamo che venga esercitato commettiamo un grave delitto sociale.
*Responsabile Infanzia Cgil