Parlare in queste ore con i candidati di centrosinistra vuol dire rassegnarsi a scrivere con parecchi condizionali. E con la certezza che ogni discorso sarà accompagnato da una buona dose di scongiuri. «Se vinceremo», «se il centrosinistra ce la farà anche al Senato»…
Miguel Gotor, storico, candidato capolista in Umbria per il Senato, usa con moderazione i «se», tuttavia preferisce soffermarsi su questa lunga fase storico-politica del nostro Paese, più che sulle previsioni sul futuro.
Gotor, siamo al tramonto del ventennio berlusconian-leghista o è solo una battuta d’arresto?
«Ho fondate speranze che ciò avvenga. Non parlerei però di ventennio sul piano politico perché Berlusconi e la Lega hanno governato per otto degli ultimi dieci anni, mentre negli anni Novanta Berlusconi ha governato per soli sei mesi».
Quando è iniziata la trasformazione antropologica della politica? «Parlerei di un trentennio di egemonia culturale berlusconiana,iniziata negli anni Ottanta, e quel processo ce lo porteremo dietro ancora per diverso tempo. Ha cambiato un nostro modo di essere (anche a sinistra) e credo che il risultato di Grillo rientri in quell’onda lunga populista, sia cioè dentro il tramonto del berlusconismo».
Ci stiamo mettendo in linea con l’Europa, dove lo scontro è tra populismo e riformismo?
«Ormai è così in Italia come in Europa. Qui da noi, anche a causa dell’egemonia culturale del berlusconismo, il populismo si articola in forme variegate e sincretiche. La destra, dal punto di vista sociale e antropologico, è più forte e più estesa della sua rappresentanza parlamentare, è un dato della struttura profonda del nostro Paese. Il fatto che il grillismo sia il frutto della fase terminale del populismo berlusconiano dipende da una circostanza precisa: Berlusconi ha cambiato il dna dei moderati, li ha estremizzati e radicalizzati, ha fatto cioè il contrario della Dc che li governò a “fuocolento”. Per questo non mi sorprende il successo di Grillo e prevedevo che la prospettiva centrista non avrebbe sfondato perché i moderati italiani sarebbero saliti su un altro carro a guida populista e carismatica».
Un Paese di destra con spinte populiste. Analisi pessimista alla vigilia dei risultati delvoto.
«Realista ma non pessimista e le spiego perché. Se noi vinciamo vorrà dire che siamo riusciti a spaccare in due il fronte populista, abbiamo cioè disarticolato la destra attraverso un’azione politica e parlamentare. Nel 1996 si prevalse perché Pdl e Lega si separarono, oggi perché si separano i reduci berlusconiani dal nuovismo grillino».
Il Movimento 5 Stelle potrebbe essere addirittura il secondo partito del Paese. Secondo lei è un’ipotesi avventata?
«Non credo, potrebbe accadere e devo dire che preferisco confrontarmi in Parlamento più con i 5 stelle che con i berlusconiani. Il Movimento 5 Stelle ha raccolto tutte le proteste possibili dando vita a un brand, attorno a un comico-istrione, una sorta di Gabibbo, ove istanze di destra e di sinistra si confondono e ove ciascuno ha le sue ragioni per esprimere un voto contro,anti-sistema. Ma attenzione, quello a Grillo è un voto auto-assolutorio, purificatore, che libera l’elettore dal dover fare i conti con le proprie responsabilità. È l’ennesima scorciatoia italiana che individua un capro espiatorio (la “casta”, i partiti) e impedisce a questo Paese di risollevarsi. Non è una soluzione, è la malattia, ma a rimetter ci saranno i più deboli, l’operaio che vota Grillo, non l’avvocato».
C’è da rimpiangere la vecchia Dc?
«Non dico questo, penso però che quel partito ha saputo contenere i moderati e ha funzionato da filtro. Li ha depurati da estremismo, radicalismo e qualunquismo, i tre tratti ereditari che avevano dato il consenso al fascismo. Il fascismo italiano è stato al tempo stesso iperpolitico, cioè mobilitante, ma antipartitico. L’onda populista italiana è presente in altre forme anche in Europa ed è alimentata da un effetto catartico e giustizialista per cui la colpa è sempre di qualcunaltro. Poi,in Grillo ci sono anche pulsioni antisistema di carattere libertario che derivano dalla tradizione della sinistra extraparlamentare e antiparlamentare italiana: il suo è un movimento complesso che tende a confondere destra e sinistra per annullarle. Ma i processi politici sono sempre molto complessi e inevitabilmente anche sociali».
Eppure dovrete farci i conti in Parlamento. Saranno tanti, secondo le previsioni.
«Non mi spaventa. Con il Movimento 5 Stelle ci sono tante cose che ci separano (la violenza verbale, l’arroganza del capo), ma anche temi sui quali sarà possibile trovare dei punti di contatto (penso alla riforma dei costi della politica, alla semplificazione burocratica) mentre con i berlusconiani non ne vedo, è una negatività già sperimentata».
Veltroni ha definito queste elezioni di portata storica.Concorda?
Lo sono per molti aspetti, uno di questi è che se vincesse il centrosinistra, per la prima volta dal 1861 andrebbe al governo un uomo di sinistra, per via elettorale, con un progetto riformista: non è poco, e comunque è la ragione del mio impegno».
da L’Unità