L’allarme che voglio lanciare riguarda i “bambini invisibili”. I pediatri di famiglia che si riconoscono nella Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) sono oltre settemila e sono preoccupati per le norme del pacchetto sicurezza licenziato dal Governo. Oggi – ha dichiarato il presidente nazionale della Fimp Giuseppe Mele – tantissimi figli di immigrati, sino ad oggi non rei, vanno a scuola e sono assistiti dai Pediatri di famiglia, come prevede la legge, il contratto nazionale e le relative deroghe che ne disciplinano l’accesso temporaneo al Servizio sanitario nazionale. L’introduzione del concetto di reato di immigrazione clandestina – ha aggiunto Mele – non potrà che avere come esito, che era ed è facilmente immaginabile, il fatto che questi bambini verranno dai loro genitori tolti dalla scuola e dall’accesso ai servizi sanitari diventando, in breve tempo, bambini invisibili”. L’allarme per il quale la Fimp fa appello anche all’Unicef, è una richiesta di attenzione al problema da parte del governo, cui fa richiesta di un incontro urgente, “che dovrà tener conto anche di questo genere di problemi i cui effetti ricadranno sulla salute di migliaia di bambini, innocenti per natura, colpevoli per genesi e per decreto”. Lei che ne pensa?
Ne penso che il pacchetto sicurezza approvato dal Governo provocherà, se interamente approvato dal Parlamento, effetti disastrosi. Che non riuscirà a fermare una immigrazione le cui ragioni, economiche e politiche, sono più forti di qualsiasi legge e che il suo risultato sarà, come ben dice Mele, quello di spingere nella clandestinità chi dovrebbe essere soprattutto aiutato ad integrarsi. Anche se tanta stampa ne ha parlato come di una iniziativa politica necessaria ed anche se l’opposizione parlamentare ne ha sostanzialmente avallato le scelte e l’orientamento. Senza preoccuparsi del modo in cui (lo scrive Livio Pepino su l’Unità del 28 Maggio) “il nuovo diritto penale dello straniero alla base di questi decreti è espressione della convinzione, profondamente razzista, che sia possibile importare braccia e non persone. Inutile sottolineare la distanza di tale impostazione dal dettato della Costituzione e dai principi di uguaglianza che la ispirano. Quel che nessuno può ignorare è che misure come queste produrranno solo ulteriore insicurezza”: per le persone che si trovano in condizioni di clandestinità perché quello che i clandestini eviteranno sistematicamente d’ora in poi è il contatto, a qualsiasi livello, con le istituzioni dello Stato e, inevitabilmente, anche per i cittadini italiani che sempre di più avranno a che fare con persone piene di difficoltà e di paura. Per ciò che riguarda le conseguenze che tutto questo avrà sui minori (ed in particolare sui bambini) il problema segnalato da Mele è, dunque, un problema reale. Di cui non è difficile immaginare le conseguenze.L’esempio più banale è quello del bambino che ha una febbre alta. Portarlo in Ospedale chiede, al genitore clandestino, di presentarsi. Se il suo essere clandestino diventerà un reato, farlo significherà autodenunciarsi, finire in carcere e andare incontro ad una espulsione: rischiando di perdere (questo nel suo immaginario è inevitabile) il rapporto con il bambino. In modo analogo andranno le cose, del resto per quello che riguarda le vaccinazioni e la scuola. Aprendo un vero e proprio conflitto d’interessi fra il figlio ed i suoi genitori, di fronte al semplice manifestarsi di un diritto del bambino: di ogni diritto, per ogni bambino che si trovi coinvolto in questo grande ciclone, nello tsunami umanitario che si determina intorno a tutte le emigrazioni.L’obiezione che viene fatta a questo discorso è quella che riguarda la necessità di contrastare a qualsiasi costo i comportamenti che si sviluppano nell’illegalità. Chi entra illegalmente in un paese, si dice, deve accettarne le leggi affrontando le conseguenze delle sue scelte. Se qualcuno decide di entrare clandestinamente in un paese in cui la clandestinità è un reato, dunque, è lui (o lei) quello che coinvolge il figlio in una situazione sbagliata. Se qualcosa di negativo ne deriverà per il minore la colpa non è della legge ma di colui che non l’ha rispettata. Quella che si combatte contro l’illegalità (lo dice ogni giorno il Ministro Maroni col tono di chi vuole mettere riparo alle inadempienze dei suoi predecessori) è una battaglia senza esclusione di colpi. Produce, probabilmente, dei danni secondarii ma va combattuta. La risposta da dare a questo ragionamento non piace oggi al governo né, purtroppo, all’opposizione. Si basa sull’osservazione di fondo per cui decidere che la clandestinità è un reato in una situazione caratterizzata da una differenza inaccettabile fra i paesi ricchi dell’occidente e quelli da cui gli emigranti provengono significa applicare a degli esseri umani l’idea per cui (la frase è di La Fontaine, la favola è quella del lupo e dell’agnello) “la loi du plus fort est toujours la meilleure”: giustificando con una legge ad hoc la violenza di chi non accetta di confrontarsi con le difficoltà di chi sta peggio di lui. Delittuosa è la legge stabilita da chi si sente più forte, dunque, non il tentativo di sopravvivere e di far sopravvivere i propri figli alla miseria o alla persecuzione politica e delittuoso è soprattutto il modo in cui, definendo reato la richiesta di aiuto, si fa diventare criminale chi non lo è. Mettendo insieme quelli che cercano lavoro e rispetto del loro diritto di esistere e quelli che arrivano da noi con l’idea di prendere tutto quello che c’è da prendere. Osservato da questo punto di vista il problema dei “bambini invisibili” non è più il danno secondario prodotto da una scelta giusta. E, più semplicemente, la più infame e la più vergognosa delle conseguenze prodotte da una scelta sbagliata. Il sentimento più forte che provo in questa fase è una grande malinconia. Può darsi che io stia male ovviamente e che abbia bisogno degli antidepressivi di cui continuo a contestare inutilmente l’utilità, ma lo spettacolo del paese in cui vivo è davvero sconfortante se ci troviamo di fronte ad un governo che dichiara reato la clandestinità, ad una opposizione che non si scandalizza, ad un Papa e ad una stampa che lodano il clima “nuovo” che di questa collusione è il frutto avvelenato mentre nessuno risponde a questo appello dei pediatri italiani. Come se tutti fossero d’accordo insomma, nel pensare che il Berlusconi quater di quella che alcuni cominciano a chiamare pomposamente la terza repubblica sta facendo una cosa giusta nel momento in cui dà forza di legge all’odio della Lega e dei leghisti contro gli emigranti e contro i loro bambini. Mentre l’unica strada che resterà aperta a chi la pensa in modo diverso, credendo davvero nelle ragioni della vita, potrebbe essere la disobbedienza civile: di protezione dei clandestini e dei loro figli dai rigori stretti di una legge inaccettabile.
L’Unità 2 giugno 2008