Dopo le critiche delle regioni e le proteste nelle facoltà, arriva lo stop anche dei rappresentanti del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Il decreto di riforma del diritto allo studio del ministro Profumo sembra essere destinato ad uno stop quasi definitivo. Giovedì l’organo di rappresentanza degli universitari, eletto direttamente dagli studenti nelle elezioni del 2010, ha espresso il proprio parere negativo allo schema di decreto proposto dal ministro. Alla riunione hanno partecipato solo gli studenti delle liste di centro destra e gli studenti di Comunione e Liberazione, mentre gli studenti delle liste democratiche e di sinistra hanno addirittura disertato la riunione per esprimere con maggior forza la propria contrarietà al decreto. Lo stop è comunque ormai trasversale e gli studenti di tutti gli schieramenti hanno chiesto al ministro Profumo profonde modifiche. «La maggioranza del Cnsu ha approvato il parere necessario, nel tentativo di non risparmiare critiche, ove necessario, al ministro Profumo, ma sottolineando il proprio auspicio che si possa presto giungere all’approvazione delle riforma – ha dichiarato Marco Lezzi, componente del Cnsu, aderente al Coordinamento Liste per il Diritto allo Studio, l’organizzazione studentesca di Comunione e Liberazione – se corretto così come richiesto, il decreto costituirebbe un notevole passo avanti». Venerdì è arrivata anche la notizia chela conferenza Stato-Regioni, convocata per il 21 febbraio anche per discutere del decreto sul diritto allo studio, è stata posticipata al 28 febbraio, accogliendo in parte le richieste degli studenti. Ed in quella seduta sarà ancora più difficile per il Miur procedere con l’approvazione della contestata riforma. Infatti le elezioni avranno decretato una nuova maggioranza che potrebbe anche voler modificare lo schema di riforma ed anche i rappresentanti della regione Lombardia e della regione Lazio, chiamati ad esprimere un parere, dovranno probabilmente aspettare qualche settimana per sapere chi saranno i nuovi assessori competenti. Ma le regioni sono indispettite anche dal fatto che, per il 2014 ed il 2015, il ministero abbia stanziato per il diritto allo studio solamente 13 milioni di euro l’anno. Un taglio del 90% rispetto al 2013 che impedisce agli enti locali qualsiasi politica integrativa per gli studenti universitari. Se rimanesse il taglio, per garantire l’attuale copertura delle borse, largamente insufficiente, le regioni sarebbe obbligate ad un esborso inaccettabile. Già oggi esse sono costrette a coprire i mancati stanziamenti dello stato centrale. Ma se il taglio avesse questa consistenza, per loro non sarebbe possibile garantire alcun servizio. La strada si fa quindi talmente in salita che gli studenti chiedono al presidente Errani, coordinatore della conferenza Stato-Regioni, di togliere dall’ordine del giorno della riunione del 28 febbraio la discussione sul diritto allo studio. «Chiediamo al Presidente Vasco Errani un segnale: rinvii la discussione sul diritto allo studio in modo da far partecipare il nuovo ministro – chiedono ad esempio gli studenti della Rete Universitaria Nazionale, vicina ai Giovani Democratici – il 28 febbraio infatti, a rappresentare il governo ci sarà ancora il ministro Profumo, oggi dimissionario e per quella data non più legittimato politicamente a prendere decisioni importanti. L’università è un corpo fragile, non si faccia del welfare studentesco uno strumento di campagna elettorale. Sia il nuovo governo, con un processo di partecipazione e confronto, a indicare le linee di una riforma necessaria al diritto allo studio». La palla quindi passa ora al presidente Errani, che dovrà decidere se il decreto dovrà essere discusso il 28 o qualche settimana dopo con il nuovo ministro.
L’Unità 18.02.13