Dopo gli annunci roboanti di Berlusconi sul Parlamento da dimezzare, al primo vero banco di prova Pdl e Lega fanno cilecca. E bocciano la proposta del Pd di votare subito il taglio dei parlamentari.
Il pd lancia la sfida in aula.
Tutto è successo ieri pomeriggio. Il Pd, dopo aver lanciato una mozione che chiede al premier di rinunciare al lodo Alfano per il caso Mills e lo invita a fare le riforme istituzionali in Parlamento, sceglie di fare subito la prova del budino. Al Senato si alza in piedi in aula Anna Finocchiaro e chiede di votare il 9 giugno il ddl sul taglio dei parlamentari. «Non voteremo più nessun calendario fino a quando la questione non verrà posta all’ordine del giorno», avverte. Ma la maggioranza vota contro e la proposta è bocciata. «È la dimostrazione che Berlusconi racconta balle agli italiani», attacca lei. Copione simile alla Camera. Alla capigruppo Antonello Soro propone di portare subito in aula lo stesso ddl, anche nei giorni di “ferie” parlamentari per le elezioni. Ma la destra, anche qui, dice no. «Noi la riforma vogliamo farla davvero, basta con il gioco delle tre carte di Berlusconi», incalza Soro. «La vostra è solo propaganda», si difende Cicchitto del Pdl. Fini media: si sentirà con Schifani per decidere insieme quando votare.
Pd e Idv, scontro tra mozioni
A sera il Pd festeggia il risultato: aver dimostrato che la sparata del premier sul Parlamento «pletorico e inutile» era solo una delle tante «armi di distrazione di massa», come ha detto Franceschini, «per coprire l’inefficacia del governo contro la crisi». «Gli italiani non sono tonti da imbrogliare, sono stanchi di essere presi in giro», attacca il leader Pd. I democratici hanno presentato la loro mozione dopo una riunione dei gruppi di Camera e Senato. «Berlusconi mostra una crescente pulsione autoritaria, un delirio imperiale», ha detto Soro aprendo la riunione. Finocchiaro e Franceschini mettono sul tavolo il quesito: come reagire all’escalation di Berlusconi e alla concorrenza dell’Idv? Ieri Di Pietro ha presentato ieri alla stampa la mozione di sfiducia contro il governo (densa di riferimenti alla sentenza Mills), che non sarà mai in aula perché all’Idv mancano le firme necessarie. «È un boomerang, un regalo al governo», ha detto Franceschini ai suoi. «Ma non possiamo passare come quelli che non hanno il coraggio di sfidare Berlusconi a viso aperto. I casi Mills e Noemi non li abbiamo cercati noi, sono arrivati e non possiamo essere omissivi». Ma il caso Noemi nella mozione Pd non c’è. «Non è un tema da atto parlamentare», taglia corto il leader Pd. «È meglio che se ne occupino i media», aggiunge Soro. «Troppo scivoloso», è il ragionamento. Ma il senatore-scrittore Carofiglio non è convinto: «Basta timidezze, diciamolo agli italiani che è un bugiardo, che è malato!». Così anche la prodiana Zampa che cita Socrate: «Non trattiamolo più come un interlocutore, accompagniamolo alla frontiera». L’ex ppi Merlo esce dall’aula e sbotta: «Basta con questo giustizialismo, io la campagna elettorale sulle morose del premier non la faccio». Intanto cadono nel vuoto gli appelli di Di Pietro a firmare la sua mozione. L’Idv firmerà quella del Pd: «Anche se è solo acqua fresca», si lamenta Tonino. «Cerchi solo un palcoscenico», gli risponde D’Alema. Che aggiunge: «Sulle elezioni il clima sta cambiando».
L’Unità, 27 maggio 2009