Per entrare nei dettagli del programma di Umberto Ambrosoli per rilanciare l’occupazione in Regione Lombardia, o per anticipare i contenuti del Piano Lavoro che Susanna Camusso presenterà domani alla stampa e, soprattutto, al mondo politico in piena campagna elettorale, è sufficiente ascoltare le parole di Giuseppe, di Enrica, di Massimo e di Mimose. Le parole delle centinaia di lavoratrici e lavoratori che ieri si sono riuniti a Bergamo, in occasione dell’attivo della Cgil regionale.
LA PRIORITÀ AL LAVORO
Le loro storie personali, i racconti delle crisi aziendali che stanno affrontando, le denunce delle tante ingiustizie e discriminazioni che la crisi economica sta addossando soprattutto sulle loro spalle, sono quelle che meglio spiegano l’importanza della «centralità da dare al tema del lavoro» su cui continua ad insistere la segretaria generale di Corso Italia. Quelle che meglio dicono della necessità di «portare il tasso d’occupazione dal 65% al 70%» come promesso dal candidato presidente del centrosinistra alla guida del Pirellone. «Ho fatto il turnista per una vita intera» ha raccontato Giuseppe, 57enne di Como, «pensavo di essermi ormai guadagnato il diritto a qualche certezza. Invece sono esodato, non so se devo cercarmi un altro lavoro, non so se sarò salvaguardato, e non so quanto dovrò aspettare per la pensione. Sarà perchè ho fatto le scuole serali…» ha ironizzato il delegato. Un mare di incertezze è quello in cui naviga anche Mimose Talai, che riesce a mantenere i due figli con due lavori part-time, come inserviente alla mensa dell’ospedale di Bergamo e facendo le pulizie in una scuola: «Noi lavoratori dei servizi non sappiamo mai che cosa ci riserva il futuro. Ogni volta che cambia un appalto ci prende l’ansia: a che cosa ci chiederà di rinunciare il nuovo datore di lavoro? Come peggiorerà ancora le condizioni d’impiego? Quanti di noi saranno lasciati a casa? Siamo stanchi di essere trattati come lavoratori di serie B, come se non concorressimo anche noi a fornire servizi ai cittadini». Nel nuovissimo ospedale di Bergamo, anzi, sono costretti a pagare 1,20 euro per ogni ora di lavoro con esborsi fino al 25% dello stipendio perchè il parcheggio della struttura non è gratuito per il personale esternalizzato. Condizioni che danno concretezza all’appello di Susanna Camusso, che ieri, invocando «discontinuità politica», hadato «un nome e un cognome al cambiamentoche deve chiudere una stagione di diseguaglianze e precarietà». Sono «il lavoro e la dignità», a lungo dimenticati in «una Lombardia che ha smesso di essere la locomotiva del Paese perchè ha smesso di occuparsi di sviluppo, di innovazione e di istruzione» ha puntualizzato la leader Cgil davanti alla platea dei delegati della regione. Un ruolo trainante che è stato perduto in vent’anni per precise scelte politiche targate Pdl-Lega, che hanno condotto la Lombardia ad essere «l’unica regione in Italia ad aver abbassato l’obbligo scolastico da 16 a 15 anni, come se l’unico orizzonte di ragazze e ragazzi fosse quello di andare a lavorare presto e per pochi soldi, per mettere insieme pranzo e cena, e non quello di costruirsi un progetto per il futuro». SERVE SOLIDARIETÀ Una mancanza di orizzonte, ha insistito anche Umberto Ambrosoli nel suo intervento all’assemblea sindacale, che tradisce lo spirito profondo dell’articolo 1 della Costituzione: «La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro perchè crede nella possibilità della mobilità sociale». Una possibilità che in passato ha reso grande la Lombardia e che tornerà a renderla «punto d’eccellenza dello sviluppo, della solidarietà e della democrazia». Questo, ha spiegato il candidato presidente del centrosinistra, è l’obiettivo ultimo a cui condurrà l’innalzamente dell’indice d’occupazione al 70%, pari ad oltre 300mila nuovi posti di lavoro: «Una sfida ambiziosa, ma possibile se decidiamo di investire moltissimo sull’occupazione femminile che oggi è ferma al 56%, anche creando asili nido e forme di assistenza domiciliare integrata per anziani e non autosufficienti». Del resto, ha concluso Ambrosoli, «se non siamo ambiziosi in Lombardia, dove possiamo esserlo?». Un programma, quello del candidato del centrosinistra, che dovrà rispondere anche alle domande di Massimo Bulla, delegato Fiom della bassa bresciana, «ormai un deserto dal punto di vista industriale, perchè le fabbriche stanno chiudendo tutte», come la Brandt Italia, l’azienda produttrice di elettrodomestici che ha fermato l’attività lasciando a casa tutti i dipendenti. Secondo i dati presentati dal segretario lombardo della Cgil Nino Baseotto, sono stati quasi 62mila i licenziamenti in regione nel corso del 2012: «La Lombardia deve voltare pagina per ridare linfa all’intero Paese».
L’Unità 24.01.13