“Questa campagna elettorale si sta mettendo fuori dai binari, non sono soddisfatto, in questi termini noi non ci stiamo: non stiamo in una campagna fatta solo in termini di politicismo e cabaret”. Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, parlando ai giovani nell’apertura ufficiale della campagna elettorale del Pd. “Sono abbastanza stanco di dover essere tutti i giorni registrato su temi come ‘io, Monti, la desistenza, il Senato e compagnia cantante’ – ha detto Bersani – Sono abbastanza allibito del fatto che ci sia il cabaret per avere un titolo, mentre siamo davanti a un paese che ha bisogno di essere ricostruito. Noi parleremo dell’Italia e degli italiani”.
Il segretario democratico ha preso la parola in un teatro Ambra Jovinelli gremito di gente. In platea molti giovani, qualche deputato uscente e militanti del Pd. Sul palco con il candidato a Palazzo Chigi, gli unici presenti che stanno prendendo a turno la parola sono Anna Ascani, 26 anni candidata alla Camera in Umbria; Enzo Lattuca, 25 anni, candidato alla Camera in Emilia e Valentina Paris, 30 anni, candidata in Campania alla Camera.
“Non si nasce imparati neanche in politica, ma non c’è bisogno di avere 60 anni per essere imparati”, ha sottolineato Bersani. “La battaglia – ha aggiunto – la vinceremo non perché abbiamo la vittoria in tasca, l’avversario c’è e ha rialzato la testa ma perché susciteremo le nostre forze in tutto il Paese e le nostre forze questa volta sono in grado di battere la destra”.
“Oggi avviamo la riscossa civica morale ed economica del Paese – ha proseguito il segretario – deve tornare l’idea che la buona politica sia possibile. Noi diciamo no ad ogni qualunquismo che porta a posizioni fascistoidi per le quali non c’è destra e sinistra. La barra del Pd deve essere una politica seria e sobria, l’onesta che è una virtù privata ma anche un bene pubblico”. “Se andiamo al governo – ha assicurato ancora Bersani – cominciamo dal fare delle lenzuolate sulla moralità pubblica: ad esempio sulla corruzione due tre norme. Sui conflitti di interesse. Facciamo l’elenco delle principali sette otto norme ad personam e si aboliscono. Finché c’è la personam…”.
Bersani ha sferrato poi l’affondo più duro contro quella che con un immagine forte descrive come il cancro della politica. “Io sono l’unico a non aver messo il nome nel simbolo – ha detto – Sistemi organizzati su una persona che spesso si sceglie da sola sono un tumore che rendono la democrazia ingessata, inefficace e impotente”. “Io sono l’unico candidato che non mette il proprio nome sul simbolo – ha insistito il segretario – Pur essendo stato scelto da 3 milioni e 200 mila persone non metto il nome sul simbolo. Pur non essendo stato scelto come candidato premier da solo non metto il nome sul simbolo”. “Nel Pd Bersani c’è per un po’ ma il Pd ci sarà tra 20-50-100 anni”, ha rivendicato.
“Non sarà una passeggiata, loro suoneranno le loro trombe e noi le nostre campane. La nostra arma atomica è l’appello al popolo delle primarie”, ha detto ancora il segretario. “Ci sono 3 milioni e 200 mila persone che dovremo raggiungere, gli chiederemo di non essere spettatori ma protagonisti. Adesso arriva il momento e credo ci sarà una mobilitazione”. Rivolgendosi alla platea, il leader democratico ha proseguito: “Abbiamo fatto girare con le primarie la ruota del rinnovamento e la confermeremo anche nelle sfide del governo senza mai spezzare il filo tra generazioni purché vengano avanti i giovani”.
da www.repubblica.it