Dopo il berlusconismo e il montismo arrivano le elezioni per il Parlamento e la parola passa agli elettori, che dovranno scègliere fra le forze politiche che si candidano a governare il nostro Paese. Nei quattro anni passati ci è capitato di tutto ed ora assistiamo a tanta ipocrisia e tanta faccia tosta in chi ha governato in questo periodo il nostro Paese. Il governo Berlusconi ha fortemente sottovalutato la crisi economica, negandone la sua reale esistenza, ed ha nel contempo messo in atto un drammatico smantellamento del welfare, principalmente attraverso la riduzione della spesa sociale, l’introduzione di ticket sulle prestazioni di carattere sanitario e la riduzione dei redditi da pensione. D’altronde per riassumere l’impostazione del governo Berlusconi, basta richiamare alla memoria il Libro Bianco dell’ex Ministro Sacconi, chiaramente volto in modo monodirezionale al concetto di dovere del cittadino nei confronti della società, la quale non deve più essere accudita e seguita da un welfare paternalistico, ma deve invece guardare con serenità alla privatizzazione. Il governo Monti ha invece attuato una politica di rigore a tutti i costi, non preoccupandosi del grave rischio di spaccatura sociale, e ponendo invece come unico obiettivo quello di restituire credibilità al Paese, senza tuttavia applicare scelte volte all’equità ed alla redistribuzione delle ricchezze, ad esempio attraverso politiche volte alla legalità ed allo sviluppo. Un esempio per tutti: la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro non ha prodotto un posto di lavoro in più, impedendo invece ai lavoratori di lasciare il proprio posto dopo oltre 40 anni di lavoro, operando danni attraverso il blocco della rivalutazione delle pensioni sopra tre volte la soglia minima, ignorando il problema dei lavori usuranti, colpendo tragicamente la categoria degli esodati e le donne. È chiaro che sarebbe stato necessario avanzare un’idea di crescita e di politiche produttive capaci di rendere competitivo il nostro Paese, mentre la scelta si è indirizzata nuovamente verso la riduzione dei servizi sociali e sanitari, tagli ai Comuni e alle Regioni. Si è giocato negli ultimi anni con provvedimenti che hanno messo in contrapposizione giovani pensionati/ anziani mentre sarebbero necessarie linee di intervento per l’avvio di un patto tra generazioni perché il rapporto intergenerazionale è insostituibile. Con i giovani bisogna stringere un patto dí alleanza, per restituire loro fiducia nelle capacità del Paese di supportare la realizzazione dei progetti di lavoro e di vita. È per questo che dal futuro governo e dalla politica tutta, pretendiamo e pretenderemo che sia fatto qualcosa a garanzia di un posto di lavoro certo e adeguatamente retribuito. Credo fortemente nel welfare come sostanziale strumento di sviluppo e crescita, così come credo in un forte rilancio dei diritti di cittadinanza per un modello di società basato sull’uguaglianza, affinché i pensionati e con loro i giovani e i lavoratori e le lavoratrici e le famiglie non siano gli unici su cui gravano provvedimenti e sacrifici come avvenuto con il rigore del Prof. Monti. Quello che serve è un progetto politico in grado di affermare la giustizia sociale vera e non finta o paternalistica e ripristinare la democrazia, il confronto e il rispetto del ruolo delle parti sociali, scegliendo come priorità l’attuazione dell’art. 39 della Costituzione. L’astensionismo, causato dal profondo distacco dei cittadini dalla politica, può essere un forte rischio cuivanno incontro queste elezioni, mentre invece è importante non mancare a questo appuntamento. Partecipare alla scelta delle persone che formeranno il nuovo governo vuol dire anche attivarsi per progettare insieme un modello differente di società. E questo credo che sia un motivo più che valido per essere cittadini partecipi della programmazione politica del Paese, che riguarda tutti noi. Penso inoltre che in Italia ci sia una politica pulita, e penso che è a questa che dobbiamo guardare: alle proposte fatte da uomini con la faccia pulita e dal passato onesto, rimanendo però ben consapevoli che la capacità di governare dipende dalla capacità e dai valori delle persone, e non dalla loro età.
L’Unità 10.01.13