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"Il Nordest scommette sulle donne", di Franca Barbieri

La palma d’oro va al Trentino-Alto Adige. A seguire, sul podio, Friuli-Venezia Giulia e Marche. Il potenziale femminile trova valore sulla “via d’Oriente”. Regioni in cui le donne lavorano di più e realizzano il giusto mix tra famiglia e ufficio: a Trento e Bolzano, per esempio, il 39% delle lavoratrici è part-time e per gli uomini non è tabù stare in congedo per accudire un figlio. Capacità in larga parte inespresse, invece, al Sud: la Campania evidenzia le maggiori criticità, a causa degli scarsi aiuti alle madri (solo il 2,7% dei bambini entra all’asilo), che affossano l’occupazione rosa al 27 per cento.
A tracciare la cartina dell’Italia del potenziale femminile è il centro studi Red-Sintesi, che ha messo sotto la lente 4 aree tematiche – mercato del lavoro, benessere economico, istruzione, politiche di conciliazione – miscelando una ventina di indicatori, dal tasso di occupazione alla percentuale di laureate, fino all’indice di povertà economica.
Il risultato rispecchia in maniera evidente la frattura Nord-Sud: nel ranking finale, dove le Regioni sono riposizionate rispetto al valore Italia pari a 100, la prima area del Mezzogiorno, l’Abruzzo, è ottava, seguita dal Molise, mentre le altre sono sul fondo della classifica (tra la Sardegna, 15esima, e la Campania, ultima, si collocano Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia).
Mentre è sulla rotta orientale che le donne trovano migliori punteggi, soprattutto negli indicatori legati al benessere economico: Marche, Emilia-Romagna e Veneto scalano la classifica grazie a redditi elevati, una buona propensione al risparmio e un basso numero di donne povere.
Spostando poi il focus sui singoli indicatori esaminati da Red-Sintesi, ci sono alcune aree in cui il Sud fa eccezione rispetto al trend generale: è il caso dell’accesso a professioni a elevata specializzazione, dove nelle prime posizioni si trovano Campania, Sicilia, Molise e Calabria. «Questo perché – dice Catia Ventura, ricercatrice di Red-Sintesi – mentre nel Nord si ha una maggiore partecipazione femminile a tutti i livelli, nel Sud le donne subiscono una forte selezione, che porta solo le più istruite ad avere reali possibilità d’inserimento».
Certe zone del Mezzogiorno si riscattano anche sul fronte istruzione: grazie a elevate percentuali di iscritte alla scuola superiore, a tassi di abbandono modesti e a un buon coinvolgimento delle disoccupate nei corsi di formazione, le migliori performance arrivano da Abruzzo, Molise e Basilicata.
A contendere, infine, il primato di buona conciliazione tra lavoro e famiglia al Trentino-Alto Adige, troviamo a sorpresa la Sardegna. In questa Regione la quota di lavoratrici part-time è allineata alla media nazionale (intorno al 31%), ma le altre variabili vanno decisamente meglio. Il 17% dei congedi parentali dei dipendenti riguarda i papà (rispetto al 10,8%) e solo il 10% delle donne non attive per motivi di cura dichiara di non cercare lavoro per mancanza di servizi.
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Nota metodologica: L’indice finale è dato da una media pesata di ogni area, il tutto riproporzionato rispetto
al valore Italia posto pari a 100. 4 aree tematiche: mercato del lavoro, peso 0,26; benessere economico, peso 0,27; Istruzione, peso 0,23; Conciliazione famiglia/lavoro, peso 0,24. È stato utilizzato un metodo multicriterio basato sulla costruzione di una funzione di utilità per ogni variabile, attribuendo punteggio 0 alla regione con il valore peggiore e 1 alla regione con il valore migliore. Il resto della funzione è stato costruito attraverso una funzioni di regressione.
I RECORD
61,5%
Occupazione record in Emilia
L’Emilia Romagna è la regione che registra il più alto tasso di occupazione femminile: 61,5% rispetto a una media nazionale del 47,1 per cento
15,3%
Poche Neet in Trentino Alto Adige
Le giovani donne tra i 15 e i 29 anni, che non studiano, non hanno un impiego né cercano un’occupazione sono il 25% a livello nazionale, percentuale che scende al 15,3% in Trentino Alto Adige
29,9%
Imprenditrici in Molise
Il più alto livello di imprenditorialità femminile si registra nel Molise, dove il rapporto tra imprese “rosa” e il totale delle aziende sfiora il 30% (23,5% la media nazionale)
40,8%
Alti profili in Campania
Il peso delle occupate in ambito di imprenditoria, alta dirigenza, professioni intellettuali, scientifiche e tecniche sulle occupate totali è a livelli record
in Campania
31,8%
Capofamiglia donne nelle Marche
Il rapporto tra risparmi e reddito familiare dei nuclei con capofamiglia donna è più alto nelle Marche: 30,8% rispetto a una media Italia del 20,1%
0,9%
Indice di povertà in Valle d’Aosta
È sotto l’1% la percentuale di donne al di sotto della soglia di povertà in Valle d’Aosta, si tratta del valore più basso in Italia, mentre all’opposto si trovano Basilicata e Campania (oltre il 35 per cento)
31,9%
Laureate record nel Lazio
Le donne tra i 30 e i 34 anni con titolo di studio universitario sono al top nel Lazio (31,9%), rispetto al 24,2% dell’Italia; la percentuale più bassa si registra in Campania (14,6 per cento)
26,8%
Congedi ai papà in Sicilia
Utilizzo record dei congedi parentali da parte dei lavoratori padri in Sicilia, dove la percentuale di beneficiari maschi è oltre un quarto del totale. La media italiana è al 10,8 per cento
Nuove regole al debutto
CONGEDI A ORE
Da inizio anno i congedi parentali – che spettano a tutti i dipendenti del settore pubblico e privato, che siano genitori naturali, adottivi o affidatari per un periodo massimo di 10 mesi tra i due genitori – potranno essere utilizzati ad ore. È necessario, però, che i contratti collettivi nazionali di lavoro stabiliscano la regolamentazione e i criteri di calcolo della base oraria. Nella comunicazione che il lavoratore deve inoltrare al datore di lavoro almeno 15 giorni prima dell’astensione, vanno indicati l’inizio e la fine del congedo.
Per il congedo parentale spetta al genitore che ne fa richiesta il 30% della retribuzione percepita. Il congedo può essere chieso fino ai 3 anni del bambino.
VOUCHER BABY SITTER
La Riforma del lavoro ha introdotto, in via sperimenta per quest’anno, il 2014 e il 2015, la possibilità di concedere alla madre lavoratrice – al termine del congedo obbligatorio, per gli 11 mesi successivi e in alternativa al congedo parentale – voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting. L’importo è di 300 euro al mese, per un periodo massimo di 6 mesi. Il contributo, secondo quanto fissato dal decreto interministeriale Lavoro/Economia firmato il 22 dicembre, sarà erogato attraverso il sistema dei buoni lavoro, mentre in caso di fruizione della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi accreditati sarà pagata direttamente la struttura precelta. Le richieste vanno presentate online, in un click day fissato dall’Inps, con risorse assegnate in base all’Isee
Le norme per favorire la conciliazione famiglia-lavoro in vigore dal 2013
CONGEDO AI PAPÀ
Per il padre lavoratore previsto un giorno obbligatorio di permesso entro cinque mesi dalla nascita del figlio. Altri due giorni facoltativi possono essere richiesti nel periodo di astensione obbligatoria della madre lavoratrice. Questi congedi non possono essere fruiti a ore. Al padre spetta il 100% del salario. Il lavoratore è obbligato a comunicare almeno 15 giorni prima al datore di lavoro quali saranno i giorni di astensione.La misura ha carattere sperimentale per il triennio 2013-2015. Le nuove regole di sostegno alla genitorialità (congedo ai padri e voucher baby sitter) sono rese operative dal decreto interministeriale firmato il 22 dicembre scorso nei limiti delle risorse stanziate dalla legge, pari a 78 milioni l’anno.
PERMESSI PER MALATTIA
È stata semplificata la gestione operativa dei certificati medici per l’assenza del lavoratore a causa della malattia del figlio (Dl 179/12), che dovrà essere inviata per via telematica all’Inps direttamente dal medico del Servizio sanitario nazionale che ha in cura il figlio, per poi essere inviata ai datori di lavoro e all’indirizzo di posta elettronica del lavoratore o della lavoratrice che ne facciano richiesta (per la piena operativi atteso un Dpcm entro il 30 giugno 2013). I congedi per la malattia del bambino spettano alla madre o, in alternativa, al padre nei primi tre anni di vita del bambino senza limiti di tempo. Si possono, invece, chiedere solo 5 giorni lavorativi l’anno, per ciascun genitore, se il bambino ha tra 4 e 8 anni.
Il Sole 24 Ore 07.01.13