Ribadisco il rispetto ma chiedo il rispetto. Per tutto il Pd». A Pier Luigi Bersani non è per niente piaciuto il consiglio che dalle telecamere di Unomattina gli ha inviato Mario Monti, quello cioè di avere il coraggio di «tagliare le ali estreme», quello di «silenziare» Stefano Fassina. E la risposta che dà a distanza al presidente del Consiglio è questa. «Siamo un partito liberale che non chiuderà la bocca mai a nessuno, che troverà sempre una sintesi e credo che il coraggio che mi si chiede l’ho dimostrato. Il coraggio non è quello di chiudere la bocca alla gente, ma di lasciarla parlare, partecipare e trovare una sintesi. Questa è la mia idea». Nel commentare le uscite del premier con i suoi è anche più duro, ma in pubblico il leader del Pd prova a rispondere giocando sul tasto dell’ironia: «Tutti i difetti del Pd si scoprono oggi? Per un lungo anno non si sono visti?», col sorriso a mezza bocca. E l’occupazione degli spazi televisivi da parte del premier? «Non sto lì a bilanciare i minuti, non mi impressiona un minuto in più o in meno in televisione», risponde a chi gli rivolge la domanda quando esce dal ristorante in cui ha pranzato insieme a Matteo Renzi. «Io dico una cosa e ci credo aggiunge rivolgendosi a giornalisti e telecamere che davanti se volete togliermi dei minuti, dateli alla Siria. Ci sono 60mila morti e non se ne sta occupando nessuno. Cerchiamo di guardare un po’ fuori, di allargare lo sguardo».
Se Bersani evita di attaccare frontalmente Monti nonostante le «critiche ingiuste» che gli bruciano, nonostante l’attacco personale sferrato a uno come Fassina che ha dimostrato alle primarie del 30 dicembre di essere tra gli esponenti del Pd più apprezzati, è perché sa che non gli conviene. Per più motivi. Il primo: il Pd è stabilmente il partito che gode di maggiori consensi, quello che ha già la vittoria in tasca alla Camera e che comunque è il solo da cui non si può prescindere per governare l’Italia. Il secondo motivo riguarda il post voto: quale che sia il risultato elettorale, Bersani vuole proporre al fronte moderato di collaborare, in quella che dovrà essere una legislatura costituente e durante la quale il Paese dovrà affrontare sfide molto ardue.
GLI INTERESSI DEL PAESE
Il 2013 sarà un anno molto difficile per l’economia italiana, bisognerà approvare manovre dure, e nessuno può permettersi di andare avanti con la «sbornia dell’autosufficienza», è il ragionamento che Bersani fa con i suoi. «Posso capire la competizione, ma un canale di dialogo va lasciato aperto è il suo sfogo dopo aver saputo delle parole pronunciate da Monti e comunque se questo non verrà fatto da loro, io continuerò a muovermi su questa strada, non intendo chiudere a ogni possibilità di collaborazione».
Non sarà però facile mantenere questo profilo per i prossimi cinquanta giorni, se Monti dovesse continuare ad attaccare il Pd, il suo alleato nella coalizione progressista Nichi Vendola, un sindacato come la Cgil. Le risposte a brutto muso a Monti non tardano ad arrivare sia da parte del leader di Sel che da parte del segretario Susanna Camusso. «Chi ha deciso di candidarsi dovrebbe discutere dei suoi programmi invece di criticare gli altri, sembra invece che abbia poche proposte e molte critiche», dice il leader del sindacato di Corso d’Italia. «Il governo tecnico ha scelto l’inasprimento della tassazione sui lavoratori e sui pensionati, basti pensare a come ha utilizzato l’Iva o all’Imu. La disoccupazione cresce a livelli tali che c’è solo buio, non luce. Ci vorrebbe qualche coerenza tra le cose praticate e quelle che oggi si raccontano. Abbiamo sempre detto che non si esce dalla crisi se non si riparte dal lavoro. Bisogna selezionare un intervento pubblico per far ripartire il lavoro. Il welfare non è un costo da tagliare, ma come una risorsa che crea lavoro».
Molto duro è anche il commento di Vendola, per il quale in quanto a occupazione degli spazi televisivi «Monti è il virtuoso discepolo di Berlusconi» e sta dimostrando un atteggiamento «arrogante» che va respinto. «C’è qualcuno talmente in alto, di élite, di etnia speciale, che pensa che la democrazia sia un imbarazzante fardello nella corsa alla conquista del potere e che probabilmente fa fatica a capire quanto la democrazia sia davvero importante».
L’Unità 04.01.13
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