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“Io sto con Platone”, di Massimo Gramellini

Secondo il vescovo di Senigallia monsignor Odo Fusi Pecci, il cattolico Vendola non è un vero cattolico ma un pervertito, perché le relazioni omosessuali sono contrarie al piano di Dio, che ci ha creati uomo e donna per mettere al mondo dei figli. Si potrebbe ribattere che con un piano simile avrebbero qualche problema anche i preti. Ma si avvicina il Natale e mi accontento di regalare idealmente al vescovo un testo anteriore e complementare ai Vangeli, il Simposio, scritto dal pensatore più spirituale di ogni epoca, Platone. Fra le tante cose, tutte mirabili, il filosofo greco racconta il mito dell’androgino. Gli esseri umani delle origini appartenevano a tre generi: il maschio, la femmina e l’androgino, provvisto di entrambi gli organi riproduttivi. Ma gli uomini fecero arrabbiare gli dei e Giove decise di punirli affettandoli in due. Da allora l’androgino vaga in cerca della sua metà di sesso opposto. E la stessa cosa fanno – con grande dispetto del monsignore – il maschio e la femmina dimezzati, che trovano pace solo nel riunirsi alla metà mancante e identica a loro. L’energia divina che muove la danza di tutte queste metà si chiama amore ed è uguale per tutti, etero e omosessuali. Le perversioni non sono dunque figlie dell’accetta di Giove, ma dei pensieri ossessivi di certi uomini, per lo più maschi e per lo più bigotti.
P.S. Oltre che con Platone, in questi giorni di festa sto con un altro antico, Pannella, e con la sua battaglia di civiltà per un carcere che non ci faccia vergognare di essere maschi, femmine, androgini, come ci pare, ma umani.
La Stampa 21.12.12