Ieri c’è stato l’assaggio. Ma il vero appuntamento sarà il 9 febbraio, a Torino, quando a pochi giorni dalle elezioni (la data del 17 viene data per praticamente certa) verranno a lanciare la volata a Pier Luigi Bersani primi ministri e leader dei principali partiti progressisti europei. Bisognerà vedere da qui a tre settimane quali saranno le offerte politiche, ma se pure Mario Monti alla fine dovesse decidere di partecipare alla competizione, sarebbe difficile continuare a sostenere che tutte le speranze dell’Europa sono appese a un bis.
Sotto la Mole, a schierarsi a favore della candidatura a Palazzo Chigi del leader del Pd, ci saranno il primo ministro francese Jean-Marc Ayrault e quello belga Elio Di Rupo, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e il candidato Cancelliere che sfiderà Angela Merkel alle elezioni tedesche dell’autunno prossimo Peer Steinbrück, il leader della Spd Sigmar Gabriel, quello del Labour Party Ed Miliband, quello del Partito socialista francese Harlem Dèsir e molti altri. L’appuntamento è la versione italiana dell’iniziativa organizzata a marzo a Parigi per offrire una sponda a un François Hollande che rischiava un isolamento a livello internazionale (si parlò anche di pressioni da parte di Merkel per non farlo ricevere dai capi di Stato e di governo). Come allora, a lavorarci è la Fondazione europea di studi progressisti (Feps) presieduta da Massimo D’Alema. E come allora, ci sarà una giornata seminariale, venerdì 8, e poi una dal taglio squisitamente elettorale, con appelli al voto, sventolio di bandiere, photo opportunity.
Il carattere elettorale è stato volutamente lasciato in secondo piano ieri, alla prima conferenza della “Progressive Alliance”. I leader progressisti arrivati da praticamente ogni angolo del mondo hanno discusso di come superare la crisi, della necessità di affiancare alle misure per il rigore precise politiche per lo sviluppo, di come garantire il welfare e migliorare la giustizia sociale. All’appuntamento organizzato dal dipartimento Esteri del Pd guidato da Lapo Pistelli hanno parlato di come rafforzare il fronte progressista e superare le politiche dei conservatori. E in ogni intervento i leader del Ps francese, della tedesca Spd, del Partito dei lavoratori brasiliano, del Partito del congresso indiano, dei Democratici statunitensi e del greco Pasok, hanno sostenuto la necessità che anche in Italia ci sia un governo di centrosinistra.
«In Bersani sono riposte le speranze dei progressisti, non solo in Italia ma in tutta l’Europa», dice Dèsir. «Tutti sappiamo quanto è impegnativo affrontare una campagna elettorale – osserva Gabriel – in questa situazione il Pd ha trovato la forza per organizzare una manifestazione del genere, non va sottovalutato». I progressisti, sottolinea il direttore del Wto Pascal Lamy «devono lavorare per costruire un’alternativa». Dice il segretario del PvdA danese Hans Spek- man: «Mi auguro che tutti i progressisti europei vincano, per rendere il mondo migliore». E Peter Shumlin, governatore del Vermont e presidente dei governatori Democratici Usa: «Lavoriamo insieme per governi progressisti democraticamente eletti in tutto il mondo».
Bersani, che domani incontra il presidente dell’Anp Abu Mazen, incassa e dice che l’«incoraggiamento» che arriva dai leader progressisti degli altri Paesi carica il Pd di una «responsabilità ulteriore» perché la posta in gioco è «un cambiamento possibile negli equilibri politici italiani e anche europei»: «Prendo qui l’impegno a vincere molto per noi ma un pochino anche per voi». La sfida per i progressisti, sottolinea il leader Pd, è quella di ridare sovranità alla politica di fronte a mercati che sembrano onnipotenti, di rimettere al centro l’economia reale per fermare regressione e spinte populiste, di affrontare la crisi non solo dal lato dell’austerità e di ridare senso alla parola solidarietà.
Ad applaudirlo ci sono il leader di Sel Nichi Vendola, quello del Psi Riccardo Nencini e tutti gli altri. La foto a fine giornata è tra il segretario del Ps Dèsir e quello della Spd Gabriel. Al quale dice: «Sarei felicissimo di festeggiare un bel risultato italiano in Germania». Gabriel fa segno ok col pollice alzato. Una vittoria del Pd in Italia, dopo l’arrivo all’Eliseo di Hollande, sarebbe una buona seconda tappa di avvicinamento alle elezioni tedesche del prossimo autunno.
l’Unità 16.12.12
Pubblicato il 16 Dicembre 2012