Ricordando che per le prossime elezioni europee si possono esprimere sino tre preferenze, si invita alla lettura dell’articolo di Vittoria Franco pubblicato su Europa del 16 maggio 2009.
«L’Europa è ormai l’istituzione nella quale si gioca la partita più importante dei diritti individuali, della lotta a ogni forma di discriminazione, della possibile convivenza fra diversi e del multiculturalismo. È lì anche il cuore delle questioni che riguardano le pari opportunità fra uomini e donne.
Un tema che ha connotato la nascita del Partito democratico e che ci vede impegnati nell’azione politica e legislativa. Sarebbe dunque un controsenso inviare in Europa una delegazione tutta al maschile. Perché questo è il rischio che corriamo.
Nella direzione nazionale abbiamo deliberato di dare indicazioni a esprimere almeno una delle preferenze a disposizione a favore di una donna. È un fatto di civiltà politica e di acquisizione di una cultura che riconosce la democrazia paritaria come un valore fondativo. Ma pochi livelli locali stanno seguendo questa regola.
Le donne costituiscono il 40 per cento delle liste, sono candidate autorevoli che possono ben rappresentare il Pd nel parlamento europeo; alcune di loro sono parlamentari uscenti, altre rappresentano mondi diversi della società e della politica. E però rischiano di non farcela. La campagna elettorale per ora è prevalentemente al maschile. Maschi che costituiscono ticket fra di loro. Molto spesso l’accordo riguarda addirittura un nome secco: quello di un uomo. Si sa che gli uomini tendono a promuovere altri uomini (oppure, come dimostrano le ultime vicende della destra, a preferire le donne “veline”, che soddisfano l’occhio e non disturbano chi comanda).
La partita è difficile e la corsa alla preferenza può portare a non seguire le regole che ci siamo dati. Perciò dico ai dirigenti maschi del mio partito: non assumetevi la responsabilità di escludere le donne dalla possibilità di essere elette, perché ne va soprattutto della dignità del Partito democratico, della sua possibilità di espandersi, della sua identità e forza.
E rivolgo un appello alle elettrici e a gli elettori: votate – e invitate a votare – almeno una donna, quella che nella vostra Regione o circoscrizione può farcela a riscuotere il consenso necessario, cioè diverse decine di migliaia di preferenze. Molte donne lo stanno facendo, utilizzando la rete e i nuovi media. Ma la rete deve allargarsi, coinvolgere associazioni, soggetti forti e relazionati. Dobbiamo dimostrare che le donne valgono.»