Cinque anni fa, il 6 dicembre 2007, sette operai morirono nel rogo della ThyssenKrupp di Torino. Quella tragedia non va dimenticata. Non la deve dimenticare, anzitutto, la politica, che ha il dovere di operare affinché tragedie così non possano mai più accadere. E non la deve dimenticare il paese, abituato ad evocare spesso il tema della sicurezza sul lavoro senza però praticarlo in modo adeguato.
All’epoca del rogo alla Thyssen ero ministro del Lavoro. Col governo Prodi, di cui ero parte, avevamo da poco varato la legge “123”. In quella legge venivano individuati i criteri di delega della riforma sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, ma erano anche previste norme di immediata applicazione dirette a incidere, da subito, sugli ambienti di lavoro, data l’urgenza con la quale si doveva cominciare a intervenire.
Il mio impegno allora, in una situazione politica difficilissima che avrebbe di lì a poco portato alla caduta del governo e a elezioni anticipate, fu quello di varare in tempo utile il decreto legislativo che avrebbe consentito a quelle norme di diventare pienamente operative. Nell’aprile 2008, in piena crisi di governo, abbiamo consegnato al paese un complesso normativo tra i più completi e incisivi d’Europa. Un intervento legislativo moderno e adeguato alla gravità dei problema e all’attuale organizzazione del lavoro.
Le cose poi sono andate in modo diverso. Fin dai primi giorni dal suo insediamento, il governo Berlusconi ha operato per ridurre le tutele allora introdotte e le spese per la sicurezza sono tornate a essere viste come un costo da contenere il più possibile in nome della competitività, anziché come un investimento doveroso e necessario.
Ancora oggi, seppure in miglioramento rispetto al passato – anche in conseguenza della grave crisi economica e occupazionale – i dati evidenziati dall’Inail dipingono un quadro preoccupante. Le morti causate dagli incidenti sul lavoro sono passate da 973 del 2010 a 920 nello scorso anno e gli infortuni denunciati sono stati 725mila, con un calo del 6,6 per cento rispetto al 2010. Una situazione che non può essere accettata. La battaglia per la sicurezza sul lavoro va continuata.
In questo senso è positivo l’impegno assunto di recente dal ministro del Lavoro Fornero di completare entro la legislatura l’attuazione del Testo Unico sulla sicurezza. Occorre però anche intervenire sulle modifiche peggiorative introdotte al decreto 81 e definire nuove linee di intervento che innovino ulteriormente rispetto a quanto già fatto, anche in materia di semplificazione, senza che ciò produca un abbassamento delle tutele.
L’obiettivo di tutti – governo, politica, parti sociali – deve essere quello di estendere a ciascun lavoratore le misure di prevenzione necessarie, che devono essere calibrate non in base alle dimensioni dell’impresa in cui opera, ma in base alla pericolosità delle lavorazioni eseguite.
Su questo fronte ogni resistenza va superata. Credo sia un obbligo morale che abbiamo anche nei confronti dei sette operai morti cinque anni fa alla Thyssen.
L’Unità 09.12.12
Pubblicato il 9 Dicembre 2012