Fassina, responsabile economia del Pd: il premier costretto a misure dure dall’eredità di Berlusconi
«Se Berlusconi pensa di lucrare qualcosa mettendosi di traverso a Monti,sbaglia calcolo. I cittadini sanno chi ha causato i problemi del Paese, di chi sono le responsabilità degli interventi fatti dal governo Monti». Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, fissa alcuni paletti per le ultime settimane della legislatura. E dice di non essere preoccupato per il prezzo che il Pd potrebbe pagare nel sostegno all’esecutivo mentre Berlusconi è già in campagna elettorale.
E se il Cavaliere riuscisse a sganciare il suo destino dal governo che ha sostenuto fino a ieri?
«Io credo che ci sia la consapevolezza delle colpe. È stato il governo Berlusconi a impegnarsi al pareggio di bilancio nel 2013, unico caso in Europa. Perché lo fece? Perché ormai era impresentabile e non credibile. Monti, arrivato un anno fa, non poteva che onorare gli impegni irresponsabilmente assunti dalla destra. Lo ha fatto con scelte pesanti ma per certi versi obbligate per via dell’eredità berlusconiana».
Quali provvedimenti è indispensabile approvare?
«La legge di stabilità, il decreto sviluppo e il decreto Ilva, con qualche modifica rilevante».
E la legge elettorale?
«Esiste un problema di tempi, forse. E un’altra questione ancora più importante: l’irresponsabilità dell’interlocutore che ha come fine unico quello di provare a salvare se stesso senza alcuna intenzione di pensare agli interessi del Paese. Il Pdl non è in grado di assicurare un miglioramento dell’orrenda legge attuale ».
Riuscirete a fare le primarie per i parlamentari?
«Dobbiamo provarci, serve un impegno straordinario dell’esercito dei volontari e dell’organizzazione del Pd per rimobilitare i 3 milioni e 200 mila elettori delle primarie per il candidato premier».
L’anti-Monti Fassina è diventato un po’ montiano?
«Davanti al ritorno di Berlusconi mi sento di attribuire le responsabilità, in modo nettissimo, a chi ce l’ha sul piano politico ed economico. Gli interventi brutali, a cominciare dall’aumento delle tasse, compiuti sulla pelle degli italiani nascono dagli obiettivi capestro messi dal governo precedente per la sua totale mancanza di credibilità. Detto questo, sbaglierebbero il Pd e il centrosinistra a disconoscere l’insostenibilità della linea mercantilista vigente nell’euro-zona. Dobbiamo evitare di contribuire a fare delle prossime elezioni un referendum tra l’insostenibile europeismo conservatore e tecnocratico e le posizioni populiste anti-euro del Pdl e della Lega. Dobbiamo rendere chiara l’unica alternativa possibile alle regressioni nazionalistiche: l’europeismo progressista per lo sviluppo e il lavoro».
da www.repubblica.it
Pubblicato il 8 Dicembre 2012