La famiglia sta cambiando. Tanto che anche le normative si stanno adeguando, come dimostra la legge appena varata che parifica i diritti dei figli nati al di fuori del matrimonio con quelli fin qui detti «legittimi». Anche se ci vorrà ancora tempo perché abbia effetti e ricadute su successioni ereditarie e altro. Il ministro Andrea Riccardi ha formato una commissione ad hoc, guidata dal professor Cesare Massimo Bianca, che metterà ordine su tutte le singole questioni, dalle donazioni ai fini dell’eredità. E serviranno poi decreti applicativi su questioni come riconoscimento e disconoscimento dei figli o adottabilità. Ma quanti sono questi bambini nati da coppie non sposate? All’Istat dicono che sono ormai oltre il 20 per cento dei nati ogni anno. In sostanza un bambino su quattro.
Le coppie non sposate in Italia sono intorno al mezzo milione quelle con figli, un milione circa il totale delle coppie non coniugate. Ma quasi raddoppiate negli ultimi anni. La classificazione è complicata dal fatto che in molti casi si tratta di «matrimoni tardivi». Una sorta di lunga attesa pre-matrimoniale, con convivenza annessa, ma che alla fine si traduce per una parte in legame legale.
Il matrimonio risente della congiuntura negativa. E in effetti con la crisi sono proprio i giovani i più colpiti: perdendo il lavoro hanno più difficoltà a metter su famiglia e l’80 percento del calo dell’occupazione riguarda proprio i giovani. I dati più recenti dicono che sono stati celebrati 204.830 matrimoni in Italia nel 2011, cioè 12.870 in meno dell’anno precedente, solo 3,4 ogni mille abitanti. Le nozze non vanno più molto di moda dal 1972 in avanti ma negli ultimi due anni c’è stato un vero crollo di lanci di riso. La variazione negativa è stata meno 4,5 per cento tra il 2007 e il 2011 a fronte di un più moderato meno 1,2 per cento rilevato negli ultimi vent’anni. Non è un calo concentrato in alcune aree del Paese piuttosto che in altre, ma sicuramente più marcato al Sud, in particolare in Sardegna, Campania, Marche e Abruzzo. D’altro canto il Sud è la zona più colpita dalla crisi. Diminuiscono in particolare gli sposalizi tra cittadini italiani, ma calano anche i matrimoni misti e le seconde nozze. Mentre l’età degli sposi si alza: quella degli uomini alla prima prova è di 34 anni in media, di 31 quella delle donne. Cioè si rinvia l’uscita dalla famiglia d’origine. Si riducono anche le cerimonie celebrate in chiesa: sono 124.443, ovvero 39mila in meno rispetto al dato del 2008 e due su tre sono comunque in regime di separazione dei beni. Nella diminuzione della propensione a scambiarsi l’anello, oltre alle difficoltà economiche e di prospettiva lavorativa per i giovani, è da considerare la componente motivazionale. Si legge infatti nel rapporto Istat pubblicato solo tre giorni fa che il calo delle prime unioni «è da mettere in relazione anche alla progressiva diffusione delle unioni di fatto, che da circa mezzo milione del 2007 sono arrivate a quota 972mila nel 2010-2011. In particolare proprio le convivenze more uxorio tra partner celibi e nubili ad aver fatto registrare l’incremento più sostenuto, arrivando al numero di 578mila in questo biennio». Libera unione in questi casi è uno stile di vita e di relazione, una pratica alternativa al matrimonio per i sociologi e per la politica ancora tutta da indagare.
da l’Unità
Pubblicato il 2 Dicembre 2012