economia

“Ripresa nel 2010, ma è allarme lavoro”, di Elena Polidori

Pur permanendo «una profonda recessione», pur aspettandosi una inflazione negativa a metà anno e un «continuo, marcato ristagno della domanda», il bollettino Bce certifica che «il ritmo di deterioramento dell´attività economica è diminuito» e che una «graduale ripresa ci sarà nel corso del 2010». Ma Lucas Papademos, numero due dell´Istituto, avverte che «di recente» stanno aumentando «i segnali positivi» e perciò l´agognata svolta per l´economia «potrebbe arrivare prima del previsto». In entrambe gli scenari resta allarmante l´aumento del tasso di disoccupazione ricalcolato ora ben oltre le previsioni: fino al 9,3% quest´anno e addirittura al 10,5% nel 2010. In pratica, un disoccupato su dieci. Questo «ulteriore peggioramento» del mercato del lavoro rientra tra i cosiddetti «andamenti avversi» – così li chiamano gli economisti europei – dell´attuale, difficile fase attraversata dall´economia mondiale e dunque anche da Eurolandia.
L´occupazione del resto va male dappertutto. Negli Usa, epicentro del grande sconquasso globale, le richieste di sussidi di disoccupazione toccano l´ennesimo record con un aumento settimanale di ben 32 mila unità, il triplo delle attese, fino a quota 637 mila. Gli esperti dicono che il boom ha a che fare con la crisi dell´auto dopo il caso Chrysler. Ma di sicuro è la quindicesima settimana di fila che questo indicatore sale, la riprova che pure qui il mondo del lavoro non è in buona salute. Al momento, sono 6,5 milioni gli americani che percepiscono il sussidio: il massimo storico.
E´ anche con un occhio a questi dati che il commissario Ue, Joaquin Almunia, avverte che l´Europa è pronta a varare «nuove misure» a sostegno del ciclo, se necessario, sollecitando i governi a studiare «exit strategy efficaci» per guidare le economie fuori della recessione. La morsa della crisi «si sta allentando», assicura. Ma subito aggiunge che un ritorno alla crescita «non c´è ancora» e permangono i «rischi» legati alla fragilità del sistema finanziario. Di qui l´avvertimento alle banche: occorre tirare subito fuori i titoli tossici, quelli che sono all´origine dell´avvelenamento globale.
Il ralenty dell´economia, ancorché diminuito, spinge gli esperti della Bce a rivedere «ulteriormente al ribasso» le aspettative di crescita per il 2009. Secondo i risultati del Survey of professional forecasts il Pil è destinato a contrarsi quest´anno del 3,4% mentre nel 2010 dovrebbe aumentare dello 0,2%. L´inflazione, prevista su livelli negativi «per qualche mese a metà anno», risalirà nel 2010 ma sempre ben al di sotto del target del 2% e cioè all´1,3%.
Gli esperti di Francoforte, come del resto Almunia, temono i contraccolpi della crisi sui bilanci pubblici. Sono ipotizzati disavanzi più ampi e «un incremento significativo» del rapporto deficit-pil. E´ perciò «indispensabile» rientrare nei ranghi; serve un impegno «risoluto e credibile» dei governi. Secondo i vertici della Bce, che stavolta si sono riuniti a Vienna, l´attuale livello dei tassi è adeguato; le misure adottate finora hanno fornito «un continuo sostegno a famiglie e imprese». Il bollettino nota però che esiste uno «sfasamento» temporale nella trasmissione all´economia delle decisioni di politica monetaria.

La Repubblica, 15 maggio 2009

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