Non serve “gradualità”, ma inversione di tendenza e un moto d’orgoglio. “L’abrogazione della norma sull’aumento di sei ore dell’orario di lezione frontale per gli insegnanti non è stata la difesa di un corporativismo, ma una azione di civiltà rivolta verso un provvedimento che avrebbe avuto ricadute peggiorative sulla qualità della didattica e sui livelli di apprendimento degli studenti e sui livelli occupazionali. – lo dichiara Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, replicando al premier Monti – Il nostro sistema di istruzione ha assoluta necessità di innovazione, a partire dalle politiche economiche che la riguardano: dopo anni di tagli alla scuola, all’università, al diritto allo studio e, più in generale, alla cultura, è necessario abbandonare politiche di stampo ragionieristico per compiere una inversione di rotta. Anche il governo Monti, avanzando la richiesta di un “contributo di generosità”, ha cercato di percorrere la stessa strada: la proposta di aumentare l’orario di lezione a parità di salario nulla aveva di innovativo e dimostrava scarsa considerazione e conoscenza della scuola. È stato un grave errore – spiega Ghizzoni – a cui il Parlamento ha posto rimedio. Il tema del lavoro degli insegnanti non può prescindere da una prospettiva culturale e politica, che valuti adeguati livelli retributivi, una riforma del tempo scuola e una riorganizzazione degli spazi della didattica, e non può che tendere al rilancio della professione docente e del suo ruolo sociale. Alla scuola e alla cultura – conclude Ghizzoni – non serve “gradualità”, ma una inversione di tendenza e un moto d’orgoglio.”
Pubblicato il 26 Novembre 2012
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