In Liguria la conclusione della campagna del leader Pd «Abbiamo il coraggio». Sulle pressioni della finanza mondiale: «C’è Grillo, c’è Berlusconi e vi preoccupate di noi?». A chi chiede di alleanze con l’Idv: «Con molti se». «Ci abbiamo messo coraggio a fare le primarie, ma ci abbiamo preso». È già soddisfatto per come sono andate le cose, comunque vada oggi e quale che sia il risultato finale, stasera. O stanotte, viste le previsioni che si fanno circa gli elettori totali che oggi andranno ai gazebo e i tempi necessari ai volontari per scrutinare tutte le schede. Pier Luigi Bersani queste primarie le ha volute e le ha difese anche di fronte a dirigenti del Pd che ci vedevano più rischi che opportunità. Perché conosceva il «distacco enorme tra la politica, le istituzioni, e i cittadini», perché sapeva che «il primo avversario da battere sarà quel blocco di sfiducia, distacco, rabbia e indignazione che c’è in giro».
Lo strumento scelto per tentare di colmare quel distacco e per combattere quell’avversario sembra essere quello giusto. Oltre un milione e mezzo di persone già registrate è un successo, che sicuramente aumenterà di dimensioni nel corso della giornata di oggi. Centomila volontari a garantire le operazioni di voto in diecimila gazebo sono una prova di vitalità di un partito (la maggior parte delle disponibilità sono arrivate da militanti e simpatizzanti del Pd) e di una coalizione (anche Sel e Psi e associazioni e movimenti al centrosinistra si sono mobilitati) che si candida a guidare l’Italia.
UN IMPEGNO PER IL CAMBIAMENTO
Bersani sa che governare il Paese non sarà «rose e fiori», e non a caso la parola che più ripete nel giorno in cui chiude la sua campagna per le primarie è «coraggio». La pronuncia soprattutto visitando la casa di Sandro Pertini, a Stella, in provincia di Savona. «Pertini ci indica ancora la strada del coraggio», scrive il leader del Pd sul registro dell’abitazione-museo che fu della famiglia del Capo di Stato più amato dagli italiani. Il Presidente partigiano è per Bersani il simbolo di una generazione che «ha avuto coraggio, gente che non è mai invecchiata rimanendo giovane dentro».
Un simbolo che deve servire da sprone a quanti guardano con sfiducia ai prossimi mesi, vista una crisi che non smette di mordere e istituzioni che sembrano distanti dai problemi dei cittadini. «Adesso tocca a noi avere coraggio, il coraggio di guardare in faccia il disamore e la rabbia. Di non voltarci dall’altra parte. Ci sono tante ragioni per essere disamorati ma così non si risolvono i problemi che abbiamo davanti. La prossima legislatura, se tocca a me, sarà sotto queste due parole: moralità e lavoro. Noi dobbiamo metterci tra l’esigenza di governo e di cambiamento. Se gli elettori scelgono me sappiano che il mio impegno è quello di governare ma anche quello di cambiare, perché senza cambiamento non può esserci governo. Se scelgono me è per questo, perché dove sono stato ho sempre cambiato, non ho mai lasciato le cose come le ho trovate».
SONDAGGI FAVOREVOLI
Bersani viene dato in testa da tutti i sondaggi, e la particolarità degli ultimi diffusi Swg l’altro ieri, Tecné ieri è che il leader del Pd viene dato vicino alla soglia del 50% necessaria per essere proclamati vincitori al primo turno (Tecné ha registrato il 47,4% dei favori per Bersani, seguito da Renzi al 30,5%). Però dice che l’incognita del secondo turno è «l’ultimo» dei suoi pensieri, che le primarie hanno fatto bene al Pd e che in quanto segretario di questo partito lui ha «già vinto».
Le primarie sono per Bersani la prima tappa della campagna elettorale, ed è quindi la sfida per Palazzo Chigi il suo vero obiettivo. Il leader del Pd ci vuole arrivare con una coalizione coesa come quella dei progressisti impegnata nelle primarie, di cui l’Idv potrebbe far parte «con molti se», perché «stavolta non si può scherzare», perché di fronte alle posizioni che Di Pietro ha preso in questi mesi «bisogna che ci siano dei gesti politici significativi che correggano». Bersani vuole arrivare al voto di marzo con un credito di «credibilità» da giocare di fronte agli elettori italiani e agli osservatori internazionali. E nel comizio di chiusura che fa in un’affollata Sala della chiamata del porto di Genova, critica le pressioni arrivate dall’estero e dal mondo della finanza sulla politica italiana. «Se Standard & Poors e Moody’s lo consentono andiamo a votare», dice con amaro sarcasmo. «Per un po’ di tempo è sembrato che fosse l’incubo mondiale se l’Italia andava a votare. Se permettono, votiamo. Dopodiché non vengano a far finta di non capire. Guardatevi bene attorno. C’è Grillo che dice via dall’euro e non paghiamo i debiti, c’è Berlusconi, e con tutta ‘sta roba qua vi preoccupate di noi?».
Oggi il leader del Pd voterà a Piacenza, dove poi rimarrà ad aspettare il risultato delle primarie. E Alfano che ha escluso partecipi a quelle del Pdl se ci saranno candidati indagati? «Noi non abbiamo questo problema, veda lui».
l’Unità 25.11.12
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L’Italia ai gazebo. «Almeno 3 milioni», di Maria Zegarelli
«Sarà un successo straordinario», prevede Nico Stumpo. 100mila volontari, 9239 seggi in tutto il Paese. Le primarie nelle mani di tre donne, bella notizia questa. Vero, il deus ex machina resta sempre Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Pd, ma stavolta sono loro tre, Varina Rapetti, Elettra Pozzilli e Graziella Falconi, ad avere il controllo dell’enorme macchina organizzativa messa in piedi dalla coalizione di centrosinistra, Pd Sel-Psi. La previsione, nessuno fa numeri ma le ipotesi circolano, è di un’affluenza di almeno di tre milioni di elettori, oltre un milione e mezzo quelli che risultavano registrati ieri tra on line e cartaceo.
Nico Stumpo parla dalla grande sale riunioni del centro raccolta dati al quinto piano di via Tomacelli, là dove un tempo c’era la sede del Manifesto. Sobrietà è la parola d’ordine, già a partire dagli interni: il minimo indispensabile, anche in termini di risorse umane, perché tutto è concentrato e dirottato nei circoli e negli uffici elettorali. Sarà qui che domani sera dalle 8 in poi confluiranno i dati da tutta Italia, il sistema informatico è sotto il controllo di Varina Rapetti, 31 anni. Resta in conferenza stampa il tempo di illustrare come funziona il trasferimento dei dati dai seggi al cervellone centrale e poi scappa via. Nella scala affianco al primo piano gli operai stanno ancora lavorando per allestire la sala stampa ed è prevedibile che andranno avanti tutta la notte. «Il nostro tratto distintivo è la sobrietà, spese ridotte al minimo e tanto volontariato perché noi non siamo il Viminale e non abbiamo l’esercito», racconta Stumpo. Ringrazia i partiti, i candidati, parla di un «clima sereno» e di grande rispetto.
I numeri di queste primarie già ora raccontano l’enorme sforzo messo in campo: 9239 seggi ed altrettanti uffici elettorali (dove sarà possibile registrarsi anche oggi) in 7949 Comuni sul totale di 8215. Più seggi itineranti che copriranno con diverse fasce orarie i centri più piccoli, possibilità di voto anche a domicilio per chi è impossibilitato per motivi di salute a spostarsi dalla propria abitazione; possibilità di voto fuori sede per studenti e lavoratori. 135 i seggi e gli uffici elettoriali istituiti in 19 Paesi del mondo, 110 le città coinvolte, oltre seimila coloro che dall’estero votano on line (in alcuni paesi il voto è iniziato già la scorsa notte), oltre 100mila i volontari che garantiranno il regolare svoglimento del voto. Stumpo definisce quello che sta per consumarsi «un evento straordinario che è già un successo». E forse è davvero così in tempo di antipolitica e disaffezione dei cittadini alle urne. Se coloro che si sono pre-registrati sono oltre un milione e mezzo (550mila on line) non è bizzarro immaginare che oggi si rechino a votare almeno il doppio. Un piccolo indizio arriva proprio dagli italiani residenti all’estero: si sono registrati on line 6405, il triplo di quelli che lo fecero nel 2009, lo stesso numero del totale degli elettori di quella tornata che decise la segreteria Bersani.
E le temute file? Stumpo dice che sarebbe preoccupante se non ci fossero, poi aggiunge che ne ricorda «di bellissime» nelle scorse primarie, «con la gente che conversava mentre aspettava il suo turno». Come a dire: abbiate pazienza e approfittatene per socializzare. Nel frattempo per evitare intoppi Graziella Falconi ha inviata un’altra delle sue preziose direttive ai comitati provinciali e ai presidenti di seggio invitando a prendere misure di snellimento delle code. Se tutto filerà liscio, se non ci saranno file nei seggi alle 20 di sera, intorno alle 22-22.30 si potrà sapere il risultato, se sarà ballotaggio o se già stasera si saprà chi è il candidato premier del centrosinistra. Ogni presidente di seggio sarà dotato di un proprio codice di riconoscimento con il quale avrà accesso ad un risponditore automatico di un numero verde istituito ad hoc e al quale dovrà comunicare i risultati. Dal data base verrà trasmesso un messaggio di conferma dei dati e un codice da riportare sul verbale di seggio. I dati che affluiscono saranno visibili in diretta a partire dalle 21 e comunque quando arrivano i risultati di almeno 300 seggi) sul sito www.primarieitaliabenecomune.it e sul sito de l’Unità.
Tra le città estere da segnalare il Cairo, Tunisi e Amman (dove le operazioni di voto sono garantite da cooperanti): malgrado i rischi e le tensioni in corso gli italiani hanno comunque garantito l’apertura di un seggio, come spiega Eugenio Marino, responsabile Italiani all’estero per il Pd.
Roberto Cuillo, responsabile comunicazione, tiene le dita incrociate. Racconta che l’altro ieri a causa dei tantissimi contatti sul sito del Comitato il sistema ad un certo punto è andato in tilt ed è stato necessario incrementare di altre quattro macchine di supporto. Oggi, giornata internazionale contro la violenza sulle donne il centrosinistra diffonderà materiale informativo ai gazebo.
L’Unità 25.11.12
Pubblicato il 25 Novembre 2012