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Troppi iscritti, slitta il «concorsone», di Luciana Cimino

Se ad una cena sono previste dieci persone e se ne presentano venti c’è il rischio che la cena debba saltare. Se ad un concorso pubblico invece di 160mila richieste ne arrivano 320mila, anche il concorso avrà seri problemi di realizzazione. Quello o nazionale della scuola infatti non ha superato il primo test, il più semplice e il più banale: l’indicazione dei luoghi e delle date di svolgimento della prima prova preselettiva. Migliaia di richieste sono arrivate al Ministero dell’Istruzione, molte più di quante ne avevano previste i tecnici ministeriali ed il Miur ha dovuto per ora posticipare alla prossima settimana, sulla Gazzetta Ufficiale del 27 novembre, la pubblicazione delle sedi di svolgimento della prima batteria di quesiti. Molte infatti sono state le difficoltà logistiche che hanno impegnato la macchina organizzativa sin dalla prima prova. Innanzitutto, oltre alla banale ricerca di centinaia di uffici pubblici dove ospitare migliaia di partecipanti, è necessario trovare i computer dove i concorrenti dovranno rispondere a 18 domande per testare le capacità logiche, 18 di comprensione del testo, 7 di competenze informatiche e 7 di competenze linguistiche in merito ad una lingua straniera comunitaria scelta dal candidato. Tutta la procedura è infatti informatizzata ed il Miur sarà costretto a noleggiare i computer per il test, a meno che non riesca a liberarne migliaia normalmente utilizzati per le attività d’ufficio. Dal ministero assicurano che tutto andrà per il meglio e che la prossima settimana tutti i concorrenti sapranno dove e quando affronteranno la fatidica prova, ma le preoccupazioni dei candidati per la buona riuscita del concorso sono più che legittime. D’altronde mancano poco più di due settimane alla data inizialmente prevista (il 17 o il 18 dicembre) e non si capisce se sarà rispettata. Al momento l’unica cosa che è partita efficacemente è il mercato editoriale di manuali di preparazione che affollano le librerie delle maggiori città italiane e la pubblicità dei corsi propedeutici che vendono l’illusione del facile superamento del concorso. Ma non sono solo le cattedre scolastiche a rappresentare un incubo per i tecnici ministeriali. Il 20 novembre sono scaduti i termini per la presentazione delle domande per l’abilitazione alla docenza universitaria. Anche questa selezione ha raccolto un numero enorme di domande. Alla fine sono circa 90.000 le richieste, anche se il numero è ancora provvisorio e deve essere depurato di eventuali domande ritirate. Qui a preoccupare è soprattutto il tempo a disposizione poiché tutta la procedura deve essere terminata entro il 20 febbraio 2013. Le commissioni giudicatrici sono 184 e dovranno ognuna esaminare circa 350 persone. Le commissioni dovranno esaminare nel merito le pubblicazioni dei futuri professori per concedere l’abilitazione e questo procedimento obbligherà ogni commissario a leggere ogni giorno circa 5 monografie e 42 articoli scientifici. Un’impresa veramente improba che non si capisce come verrà portata a compimento. I numeri delle richieste fanno comunque impressione. Sono quasi 400.000 persone che, tra mondo della scuola e mondo dell’università, premono sulla porta dell’accesso al ruolo docente. Un pezzo di società italiana, spesso giovane e qualificata, che tenta con ogni mezzo di partecipare allo sviluppo, culturale prima che economico, del paese. E a cui la burocrazia statale risponde con inefficienze e ritardi.
L’Unità 24.11.12