Il Senato mette la pietra tombale sulla class action. L’Aula di Palazzo madama ha votato ieri l’emendamento presentato dal senatore Pdl Alberto Balboni che cancella la retroattività della norma. Si salvano così i responsabili dei crack Cirio e Parmalat, e anche i vertici Alitalia che hanno danneggiato i piccoli azionisti e gli obbligazionisti. Ma il testo va anche oltre la semplice cancellazione della retroattività. «È vietato ribellarsi per i comportamenti fraudolenti, scorretti e vessatori delle imprese – spiega Elio Lannutti, senatore Idv e presidente Adusbef – perché i cittadini potrebbero essere pesantemente sanzionati dal giudice che rilevasse l’eventuale inammissibilità della domanda». La nuova formulazione, infatti, pone dei filtri molto pesanti alla possibilità di avanzare una causa collettiva da parte dei consumatori, concedendo tra l’altro la possibilità di decidere a 11 tribunali in tutto il territorio italiano. Intervenendo alla fine delle votazioni sul ddl sviluppo, varato in serata, Claudio Scajola ha confermato di essere contrario alla retroattività della norma sulla class action. «Questa norma importante a tutela del consumatore – ha spiegato il ministro – entra in vigore insieme all’approvazione della legge». Anna Finocchiaro ricorda come ormai da anni il Paese tenta di dotarsi della class action, cioè la possibilità per i consumatori di rivalersi collettivamente nei confronti delle aziende. «È una rivoluzione continua – dichiara la presidente dei senatori Pd – che che ora il Pdl annacqua ancora, una rivoluzione che a causa del centrodestra forse non si farà mai più».
conti
Così il centrodestra procede nella sua marcia ai danni dei consumatori, mentre le casse pubbliche vengono sempre più prosciugate. Dalla crisi e non solo. L’ultimo bollettino di Bankitalia certifica l’aumento del debito e il crollo delle entrate, mentre il Tesoro segnala un fabbisogno in lieve aumento a marzo (a quota 14,6 miliardi). Il debito tocca la cifra record di 1.741 miliardi di euro. Un conto che si fa sempre più salato e che vale 29.021 euro per ciascun italiano, ultraottantenni e bebè inclusi. Intanto l’erario «perde» circa 4 miliardi di euro nei primi 3 mesi del 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008. Il calo percentuale è del 4,8%. L’opposizione torna all’attacco sull’evasione fiscale. «Il crollo verticale delle entrate tributarie, oltre 4 miliardi di euro, è drammatico – spiega Francesco Boccia del Pd – il governo spieghi agli italiani da che cosa è stato provocato, giusto per chiarezza». Anche Sergio D’Antoni, responsabile Mezzogiorno del Pd, denuncia «due fatti assai preoccupanti, che purtroppo avevamo previsto», e cioè «da una parte l’inadeguatezza delle misure adottate dal governo per fronteggiare la crisi, dall’altra un indubitabile allentamento della lotta all’evasione».
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Il segretario Cgil Agostino Megale aggiunge un carico da novanta sull’impegno dell’esecutivo a portare avanti la lotta all’evasione. La Cgil, spiega, «ha da tempo lanciato l’allarme sul calo delle entrate che nel 2009, a fronte di una caduta del Pil del 4,4%, rischia di essere addirittura superiore a quella del 2008. Solo nel primo trimestre 2009 mancano all’appello 4 miliardi di euro, che rischiano di tradursi in una perdita complessiva di più di 15 miliardi se non si prenderanno seri provvedimenti». Dai dati di Bankitalia, inoltre, «risulta evidente una corposa ripresa dell’evasione fiscale – osserva Megale – che non può più spiegarsi con il momento negativo dell’economia in generale, ma che è il frutto di precise scelte attuate». In tale contesto, continua, «in cui le risorse per gli Enti Locali si riducono a causa della crisi così come delle scelte di governo, il tema del contrasto all’evasione contenuto nella legge sul federalismo potrebbe giocare un ruolo determinante».
L’Unità, 14 maggio 2009