Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, la butta sul «tecnico», «teppismo da stadio trasferito nel centro storico». Non è così: il violentissimo, organizzato raid del pub «Drunken ship» sembra non avere granché a che fare col tifo laziale. La polizia propende per una matrice politica e razzista.
Tottenham è storicamente il quartiere della comunità ebraica e i bianchi, gli Spurs, ne sono calcisticamente il simbolo dalla fine dell’800. Il termine «ebrei» è risuonato distintamente fra le grida esagitate dei violenti che, spalleggiati da numerosi camerati rimasti fuori a bloccare il locale, hanno preso a mazzate i ragazzi inglesi seduti a bere e a cantare distruggendo il pub. Non a caso fra i primi fermati c’è un tifoso romanista. Quindi, la spedizione, chiaramente preparata e mirata, aveva una connotazione politica razzista, anti-ebraica. Altro che «teppismo da stadio».
La gara con Tottenham era stata pensata dalla società anche come occasione per festeggiare il ritorno a Roma di un campione inglese tanto geniale (e amato) quanto scervellato: Paul Gascoigne detto «Gazza» biancoazzurro per tre campionati.
Inoltre la Lazio punta a salire in alto in Europa dove si sta comportando molto bene. Non ha quindi nessun interesse ad arroventare la vigilia. È vero che in passato la tifoseria laziale più estrema aveva accolto a Roma con scritte antisemite un atleta esemplare, Aaron Winter, ebreo e nero. È vero che nella gara di andata a Londra i laziali avevano più volte fischiato due giocatori del Tottenham di origine israelita e lo stesso è avvenuto ieri sera con i cori razzisti urlati durante la partita. Ma il gravissimo episodio di Campo de’ Fiori ha connotazioni più prettamente «politiche». Lo dimostra anche il fatto che due degli arrestati per il raid al pub di mercoledì notte siano tifosi romanisti.
Da quando Gianni Alemanno ha salito la scala del Campidoglio salutato da una selva di saluti romani, la sottocultura della violenza politica, della compiacenza verso storia e attualità dello squadrismo è riemersa di continuo. A Casapound è stato lasciato fare, in pratica, di tutto, senza cercare di evitare il clima di scontro. La violenza in sé è stata minimizzata, nonostante aggressioni, ribalderie contro i «diversi», incursioni nelle scuole.
Comportamenti squadristici autorizzati dal lassismo (o nullismo) del Campidoglio. Del resto, quando questa giunta promuove ad incarichi significativi personaggi appartenuti al terrorismo «nero» (a Roma micidiale), essa dà un segnale preciso. Si è obiettato che avevano scontato le pene irrogate. Ma, a parte il fatto che non si trattava di dissociati (i Nar sono rimasti impermeabili alla dissociazione), promuoverli ad alti gradi, farne un pezzo di classe dirigente ha avuto un senso inequivocabile.
Come quando nel Comune di Affile (Roma) si è elevato al generale Rodolfo Graziani, colonialista spietato, firmatario dei famosi «bandi» di Salò, rastrellatore di partigiani, un sacrario con finanziamento della Regione Lazio. Come quando a Predappio si lasciano organizzare raduni «nostalgici» vergognosi lasciando sola l’amministrazione comunale di centrosinistra. Non è ancora giunta l’ora di fermare con decisione questo pericoloso rigurgito «nero», a Roma e nel Paese?
L’Unità 23-11-12
Pubblicato il 23 Novembre 2012