Come un anno fa, Renzi dal palco della Leopolda a giocare la carta della rottamazione e Bersani in mezzo ai duemila giovani delle regioni del Mezzogiorno che si sono iscritti alla scuola di formazione politica “Finalmente Sud” a parlare di un cambiamento che non può essere soltanto generazionale. Con due differenze. Una, non di sostanza: l’anno scorso il leader del Pd era a Napoli, ieri a Bari. La seconda, più importante: Renzi e Bersani ora sono in corsa, insieme a Vendola, Tabacci e Puppato, per la premiership del centrosinistra.
La sfida si giocherà domenica prossima nei diecimila seggi che verranno allestiti in tutta Italia. E Bersani, che chiuderà la sua campagna sabato sera a Genova, vuole impiegare i sette giorni che mancano alla chiamata ai gazebo a parlare dei problemi del Paese e di quel che dovrà fare il prossimo governo per affrontarli. Senza farsi distrarre da polemiche giudicate non solo sterili, ma anche dannose per tutti.
BASTA INSULTI
«Non si possono insultare in questo modo i volontari», scuote la testa il leader del Pd. A Bersani non piace il clima di sospetti fomentato attorno alle primarie da Renzi e dai suoi sostenitori. Con i duemila giovani arrivati a Bari da tutte le regioni del Sud, il segretario del Pd parla di scuola, di un Mezzogiorno vittima di «vergognosi sospetti» in questi anni di berlusconismo e leghismo, di dialogo tra le istituzioni e di Costituzione. Non vuole discutere invece di regole e procedure delle primarie, né vuole farsi trascinare in una polemica che, ragiona con i suoi, «fa solo del male alla ditta».
Però man mano che gli raccontano i dettagli del vademecum per i rappresentanti di seggio di Renzi, man mano che gli riportano le frasi pronunciate alla Leopolda e il riferimento al rischio «brogli», Bersani si convince che una parola deve dirla. Non per difendere se stesso o i dirigenti del Pd o chi ha stabilito quali debbano essere le regole per le primarie. Ma per difendere quanti in questi giorni stanno dedicando tempo e impegno a far registrare chi il 25 vuole votare, e che poi domenica prossima garantiranno lo svolgimento della consultazione popolare. «Non diamo l’impressione che in una partita così bella e pulita ci sia qualcuno che voglia far dei trucchi. Lasciamolo eventualmente dire agli avversari queste cose, a chi non ci vuole, che ce ne sono già parecchi». Quello che non si può fare, per Bersani, è mettere ora in discussione procedure scelte collegialmente per la sfida ai gazebo, o diffondere sospetti sul lavoro dei volontari perché «è tutta gente perbene».
I dati comunicati dai responsabili del sito web attraverso cui è possibile registrarsi (www.primarieitaliabenecomune.it) e dai membri del coordinamento nazionale fanno ben sperare circa i dati dell’affluenza che dovrebbe esserci domenica prossima. Quota mezzo milione è già stata superata e si prevede un incremento delle registrazioni in questi ultimi sette giorni. Per questo anche le polemiche del fronte renziano sulle code, le lungaggini burocratiche e la volontà di ridurre la partecipazione per impedire al sindaco di Firenze la vittoria, vengono giudicate infondate. «L’affluenza delle primarie io la voglio altissima, tanto è vero che non abbiamo fatto meno occasioni di partecipazioni ma di più spiega Bersani perché quel giorno lì, come è avvenuto in tutte le altre primarie, la gente si potrà iscrivere e votare, ma in più abbiamo messo in piedi un meccanismo di pre-registrazione. Cerchiamo di star sereni che le cose van benissimo. Cerchiamo di usare argomenti amichevoli». E le code? «Servirà un po’ di pazienza perché non è che abbiamo il ministro dell’Interno, sono tutti volontari. Immagino che qui e là potrà esserci qualche coda, però le preregistrazioni ci aiuteranno un pochino a sgonfiare questo meccanismo». E l’obbligo di iscrizione all’albo degli elettori del centrosinistra? «Questo albo non è burocrazia, può creare la comunità dei progressisti, raggiungibile, consultabile. Noi possiamo avere con questo albo una cosa che in Europa nessuno ha e, quindi, avere una platea, una comunità raggiungibile con la quale si possa anche procedere ad altre consultazioni. Incoraggiamo la gente ad andarsi a registrare».
Per Bersani queste primarie devono tirare la volata al centrosinistra in vista delle politiche del prossimo anno. Che saranno elezioni, secondo il leader del Pd, utili a costruire «un’alternativa di sistema rispetto quanto è stato negli ultimi venti anni». Da superare è il berlusconismo inteso non come persona ma come modello. Un modello che invece da più parti si tende a perpetuare, seppur in forme diverse. Perché andato via Berlusconi, «in vena» è rimasta la tossicità del personalismo e in questo senso «possono arrivare altre novità» altrettanto disgregatrici. Per questo Bersani mette in guardia dal rischio di nuove «generiche ammucchiate», o da quello rappresentato da chi, come Grillo, «vuole comandare dal tabernacolo».
È sempre il modello dell’«uomo solo al comando» che per il leader del Pd va evitato, di un personalismo non utile a raggiungere l’obiettivo. La prossima legislatura servirà anzi un’ampia alleanza, un «patto di legislatura» tra progressisti e moderati necessario per affrontare le difficili sfide che ci attendono.
E se Montezemolo parla di ricostruzione, riscossa civica, civismo, Bersani fa notare che «sono le stesse parole che noi stiamo dicendo ormai da due o tre anni». Il presidente della Ferrari ci aggiunge il riferimento all’attuale premier. Dice il leader del Pd: «Consiglierei di non tirare Monti per la giacca, perché in questo momento svolge una funzione molto delicata, utile al Paese e credo che dovrà svolgere anche nella prospettiva».
L’Unità 18.11.12
Pubblicato il 18 Novembre 2012