Non serviranno probabilmente le telefonate notturne con cui Cgil e Confindustria hanno cercato fino all’ultimo di evitare lo strappo. Né gli aspici del governo, inequivocabili pur in assenza di interventi formali di pressione, di vedere tutte le parti sociali siglare un’intesa unitaria su come rinnovare e riorganizzare le relazioni industriali in funzione anticrisi. La trattativa sulla produttività si avvia a concludersi con un accordo separato, come tanti accordi degli ultimi anni: senza la firma del sindacato maggiormente rappresentativo.
LA LETTERA
Ieri mattina, prendendo atto dell’indisponibilità di Viale dell’Astronomia di andare incontro alle richieste di modifica avanzate da Corso d’Italia, la segretaria generale Susanna Camusso ha scritto alle associazioni delle imprese per elencare i nodi ancora da sciogliere nella trattativa. Un confronto, però, «nato male», perchè «non tiene conto delle relazioni sindacali e di svolgimento della stagione contrattuale, proposto dal governo che continua per contro a non attivare politiche per la crescita». Secondo la leader Cgil, infatti, «il sistema di relazioni attuale è ancora caratterizzato da un modello contrattuale agito sulla base di accordi separati e dalla faticosa ricomposizione di una parte dei tavoli contrattuali di categoria». E «grave» sarebbe arrivare a un ulteriore accordo separato in questo momento, «mentre ci apprestiamo ad affrontare un 2013 ancora più pesante nei suoi effetti sul lavoro e sulle imprese di quanto già visto nei quattro anni di crisi alle nostre spalle». Ma restano irrisolti problemi che il sindacato ritiene fondamentali per raggiungere un’intesa: quelli relativi al demansionamento dei lavoratori, alla tutela del loro potere d’acquisto «funzione essenziale del contratto nazionale di lavoro che trova espressione nei minimi contrattuali» e «ancor più rilevante in presenza della crisi, della diminuzione dei consumi e di un’assenza di politica dei redditi», e ad alcune previsioni in tema di decontribuzione. Ancora aperta, ha spiegato infine Camusso, la questione dei metalmeccanici, il cui rinnovo contrattuale di categoria si sta negoziando senza la presenza al tavolo della Fiom. «Fin dall’esordio del confronto in materia di produttività, abbiamo proposto il tema della democrazia e rappresentanza, come necessità per un ordinato sistema di relazioni» ha ricordato la segretaria generale, chiedendo a Federmeccanica di convocare le tute blu di Maurizio Landini ai prossimi incontri programmati.
LO SCONTRO CON SQUINZI Ma nel testo parzialmente emendato da Confindustria, che i sindacati riceveranno a breve per l’esame definitivo e la firma, non ci sarebbero riscontri sufficienti alle richieste di Corso d’Italia. «Non è vero che la trattativa sulla produttività era partita male, era partita bene. Tanto è vero che c’era un accordo di massima di tutti, poi in quest’ultima fase qualcuno ha cambiato idea» ha risposto il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi. Ponendo una scelta ultimativa: «Oggi (ieri per chi legge, ndr) è stato finalizzato un testo che mandiamo alla firma di tutti, chi vuole firma, chi non vuole si assumerà le responsabilità davanti al paese. In un momento così difficile e drammatico, una concordia, una volontà di fare delle cose assieme sarebbe stata veramente ottimale». Sembra ormai difficile scongiurare l’ipotesi di un nuovo accordo separato, ancora una volta senza la firma dell’organizzazione guidata da Susanna Camusso. «A meno di sorprese, l’intenzione della Cgil è quella di motivare le ragioni che porteranno a non firmare. Io condivido questa impostazione sia per ragioni di merito che per la situazione politica» ha previsto ieri il leader della Fiom, Maurizio Landini, secondo cui il testo sulla produttività rappresenterebbe una «estensione del modello Fiat e un secco ridimensionamento del contratto nazionale di lavoro». Pronti alla firma, invece, gli altri sindacati confederali. «Se il nuovo testo conterrà le correzioni concordate nell’ultima riunione tra associazioni imprenditoriali e sindacati, la Cisl sottoscriverà l’intesa sulla produttività» ha confermato il segretario generale aggiunto, Giorgio Santini. «Sarebbe un vero peccato l’autoesclusione della Cgil, che ha dato un contributo importante alla trattativa iniziata ai primi di ottobre. Speriamo ci ripensi»
L’Unità 17.11.12
Pubblicato il 17 Novembre 2012