Rispondendo all’appello della confederazione europea dei sindacati (CES), i lavoratori di tutti i Paesi dell’Unione saranno oggi, 14 novembre, protagonisti di una forte giornata di mobilitazione e di lotta. La diversità delle iniziative programmate, dagli scioperi alle assemblee nei luoghi di lavoro, ai presidi ed alle manifestazioni nelle capitali e in molte altre città europee, nulla toglie al significato unitario e corale di questa giornata che vuole dare voce alle rivendicazioni comuni del sindacalismo europeo. La convinzione è che l’uscita dalla perdurante e devastante crisi in cui siamo immersi non dipende solo da risposte nazionali, ma richiede che queste siano parte integrante di un disegno europeo condiviso, orientato alla ripresa della crescita dell’economia nell’ottica di uno sviluppo sostenibile e di una maggiore e migliore occupazione.
Tutto l’opposto di quanto sta avvenendo a causa delle politiche di austerità adottate dall’Unione europea che, come la Ces denuncia, inascoltata, da tempo, non solo sono socialmente ingiuste in quanto peggiorano le condizioni dei lavoratori e ne comprimono i diritti, ma si rivelano ogni giorno di più inefficaci dato che, producendo un avvitamento recessivo dell’economia e un pesante aggravamento della disoccupazione (che tocca ormai tocca 25 milioni di europei) rendono più difficile, se non aleatorio, l’obiettivo della riduzione del debito e del risanamento delle finanze pubbliche.
Una valutazione peraltro condivisa sia pure tardivamente dallo stesso Fondo monetario internazionale e che trova riscontro nelle più recenti previsioni economiche di Bruxelles. Nelle condizioni di oggi, insomma, non c’è nessuna luce in fondo al tunnel della crisi.
Muovono da qui le ragioni della rivendicazione della Ces per un netto cambiamento degli indirizzi della politica macroeconomica dell’Unione in modo da sostenere crescita ed occupazione, un obiettivo certo evocato anche dal Consiglio europeo del giugno scorso, tuttavia non suffragato da decisioni adeguate alla bisogna e in definitiva ben poca cosa a confronto dei vincoli stringenti, e ben più determinanti, derivanti dagli accordi sui bilanci pubblici, ultimo il Fiscal compact.
La critica dei sindacati nei confronti delle politiche dell’Unione è quindi serrata, ma sarebbe sbagliato leggerla come un atto di sfiducia nell’integrazione europea e l’avvisaglia del venir meno del consenso al «progetto europeo» di cui il movimento sindacale è stato storicamente tra i più convinti assertori. A ben vedere è vero il contrario, se si considera che proprio la realizzazione delle rivendicazioni sindacali comporta il completamento di questo «progetto», oltre lo stallo politico ed istituzionale in cui versa, per dar vita ad un vero «governo economico europeo», all’indispensabile armonizzazione fiscale, ad una strategia comune di politica industriale e alla riaffermazione, pur con tutte le riforme rese necessarie dai cambiamenti in atto, della centralità del «modello sociale europeo» e di quella «civiltà del lavoro» di cui l’Europa è stata antesignana e che ancora oggi ne definisce l’identità. Un completamento che comporta di necessità anche più avanzati livelli di unificazione politica e di democratizzazione delle istituzioni comuni.
È importante che queste rivendicazioni siano condivise e sostenute dai sindacati sia dei Paesi «più forti» che di quelli «più deboli» e che esse si esprimano in una fase in cui si è riaperta la discussione sul futuro dell’Unione europea, compresa una nuova e più ambiziosa scrittura dei Trattati in cui la Confederazione europea dei sindacati giustamente richiede di includere con chiarezza i presupposti dell’Europa sociale.
Sono tutti obiettivi che coincidono largamente con quelli sostenuti nel Parlamento europeo e nei singoli Paesi dalle forze politiche progressiste e che portano anche il Pd ad esprimere, pur nel rispetto dell’autonomia del sindacato, piena e solidale partecipazione alla giornata di mobilitazione e di lotta dei lavoratori italiani ed europei di oggi 14 novembre.
*Presidente Forum Lavoro Pd
L’Unità 14.11.12
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Giornata di lotta in Europa contro la crisi e l’austerità
di Massimo Franchi
L’Europa del lavoro tutta mobilitata contro le politiche di austerità. Per la prima volta nella storia del sindacato europeo in 23 Paesi sui 27 che compongono l’Unione sono state organizzate manifestazioni nello stesso giorno. La Confederazione europea dei sindacati (Ces in francese, Etuc in inglese) ha proclamato oggi come «giornata di azione per il lavoro e la solidarietà in Europa, contro l’austerità». In quattro Paesi, i più in difficoltà, si è deciso di scioperare. Se in Spagna e Grecia lo sciopero sarà unitario, in Portogallo e Italia invece una sola confederazione lo ha proclamato. Qui da noi è la Cgil ad aver indetto 4 ore di sciopero generale, dopo un lungo tira e molla con Cisl e Uil. Se la Cisl si limiterà «a iniziative di sensibilizzazione e sviluppo delle proposte del Patto Sociale approvato dalla Ces», la Uil ha deciso di tradurre «la mobilitazione europea in un’occasione per iniziare a costruire un progetto di sviluppo che trovi nei giovani i suoi principali artefici e che tenga conto del ruolo strategico che il Sud», come spiega la segretaria confederale Anna Rea che insieme a Luigi Angeletti sarà a Napoli per incontrare gli studenti e il personale della scuola secondaria superiore “Sannino”.
Solo la Cgil in piazza, dunque. Con manifestazioni in tutte le province, tranne quelle colpite dal maltempo. I lavoratori di Orvieto, Massa Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto e Siena sono stati esentati.
La manifestazione principale si tiene in Umbria, dove lo sciopero è di 8 ore, e precisamente a Terni, da dove parlerà Susanna Camusso. La città umbra è stata scelta proprio perché è teatro di una vertenza che ha molto di “europeo”. Le storiche acciaierie di Ast Terni sono state cedute da Thyssen ai finlandesi di Otukumpu. Ora però lo stabilimento è sul mercato perché, nell’ambito della fusione tra gli impianti di Outokumpu e ThyssenKrupp, il colosso finlandese dell’Inox ha deciso di liberarsi del sito di Terni per evitare una procedura d’infrazione da parte dell’Antitrust europeo che le contesta la soglia di concentrazione del settore Inox. In Umbria poi la necessità di una diversa politica industriale è improcrastinabile per dare risposte alle oltre 100 crisi aziendali aperte nella regione, dalla Antonio Merloni, alla Trafomec, alla crisi dell’edilizia, a quelle del polo chimico ternano e delle tante aziende metalmeccaniche in crisi. L’Umbria dunque sarà in piazza a Terni. La manifestazione si svolgerà con un corteo che partirà alle 9,30 dai cancelli della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni (Ast) di viale Brin per concludersi con i comizi finali, dalle 11.30 in poi, in piazza della Repubblica.
A Milano la manifestazione partirà alle ore 9,00 da Porta Venezia e arrivo in Piazza Duomo. Vi parteciperanno anche le Rsu Cgil della Rcs quotidiano che hanno deciso «di rinunciare all’esenzione dallo sciopero» prevista dalla loro federazione (Slc) mettendo a rischio l’uscita in edicola per domani di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. Gli altri segretari confederali della Cgil saranno sparsi per l’Italia. Ad Andria ci sarà Fabrizio Solari, a Bologna Danilo Barbi, a Cosenza Vincenzo Scudiere, a Napoli con Elena Lattuada, a Genova Serena Sorrentino, a Siracusa Vera Lamonica, a Trento con Nicola Nicolosi. In molte piazze gli studenti saranno accanto ai lavoratori.
Con un timore («infondato», sottolineano gli organizzatori) di incidenti per la presenza dei centri sociali napoletani, a Pomigliano la Fiom ha organizzato la sua manifestazione. Diversa, ma non in contrapposizione con quella fissata in precedenza a Napoli dalla Cgil. Davanti allo stabilimento Giambattista Vico si ritroveranno Maurizio Landini, Nichi Vendola, Antonio Di Pietro, Stefano Fassina, Luigi De Magistris e il professor Stefano Rodotà, che dopo il corteo, parlerà dal palco in piazza Primavera, nel centro città, ieri tappezzata dai manifesti dei sindacati del “Sì”.
L’Unità 14.11.12
Pubblicato il 14 Novembre 2012