«Bersani ha avuto coraggio e va appoggiato. Se vince c’è la possibilità di salvare il Paese e persino di ridare un ruolo alla sinistra, rilanciandone radicamento e valori». Si schiera Alberto Asor Rosa, provocando polemiche sul Manifesto. Ma lo fa “sperimentalmente”, senza dare per scontata la fine delle «due sinistre», come Mario Tronti sul nostro giornale. Su un punto è chiarissimo però: Bersani e Vendola devono marciare insieme.
Professor Asor Rosa, anche per lei le due sinistre, rifrormista e radicale, non hanno più senso?
«La tesi secca della fine delle due sinistra è di Tronti. La mia posizione è più pragmatica. E cioè: malgrado la persistenza di una differenza quasi fisiologica tra le due realtà, oggi è necessario riunificarle in un solo aggregato. Per far fronte a un’emergenza drammatica.
Del resto la parte più estrema della sinistra si va frantumando, e ciò spinge verso un’aggregazione con il Pd».
E i motivi «forti» di questa posizione? «Non solo c’è crisi e disgregazione del Paese, ma sulle macerie del berlusconismo si profila la formazione di un polo moderato. Si tratta di fronteggiare, con una diversa offerta, questo polo di interessi. Sia per farci i conti, sia per interloquire, magari all’indomani di un risultato elettorale incerto. Vendola perciò deve dare una mano alla riaggregazione dei progressisti».
Dunque un giudizio positivo su Bersani e la sua politica: unità a sinistra e apertura al centro. Giusto?
«Bersani è un politico stagionato, figlio della migliore tradizione emiliana del Pci. È privo di oltranze ideologiche e ha una serietà di fondo. È stato lui a inventare l’alleanza con Vendola e a tener duro sul punto. Se il risultato elettorale lo premierà, anche il discorso strategico di Tronti sulla fine delle due sinistre potrebbe realizzarsi».
Veniamo a Monti, esperienza onerosa imposta dai mercati e che comporta molti bocconi amari per la sinistra. Che giudizio ne dà?
«Una parentesi, che deve lasciare il posto a una soluzione politica, nel quadro della democrazia rappresentativa. Il mix di liberismo e moderatismo incarnato da Monti è transitorio, ma ha reso possibile la liquidazione di Berlusconi. E fa bene il centrosinistra rappresentato da Bersani a immaginare il dopo. E il dopo sta in Europa, una realtà dominata da tecnocrati e monetaristi. Qualsiasi prospettiva riformista non può che passare dal superamento di questa Europa. Decisivo quindi il rapporto con le socialdemocrazie europee. La riapertura di orizzonti e speranze ricomincia di qui».
Nel “secolo scorso”, fu tra i primi a denunciare il populismo in letteratura. Che effetto le fa l’idea di un asse tra la Fiom, Di Pietro, Travaglio e Grillo, contro i partiti?
«Posso dire di averlo “inventato” il populismo… e trovo inverosimile che la Fiom possa andare a braccetto con certe compagnie. La Fiom difende salario, operai e rappresentanza in fabbrica. Non c’entra con il grillismo, che esprime un trionfo mai visto del populismo e dell’antipolitica più reazionari. Certo, una volta in Parlamento, i grillini dovranno misurarsi con cose concrete e magari si ribelleranno al loro conducator. Il che già accade di continuo sotto i nostri occhi».
Ha fatto bene Bersani ad accettare le primarie e a modificare lo statuto,mettendosi in gioco?
«Non credo nelle primarie e le considero una perdita di tempo, destinata ad accrescere il frastagliamento generale. Credo altresì che Bersani non potesse rifiutarle, in questo Pd. Nondimeno ha mostrato coraggio e decisione. E se la sua sfida risulterà vittoriosa potrà finalmente porre le basi per qualcosa di diverso. Sia per il governo del paese, che per il futuro di un Pd in grado di unirsi con Vendola. Ne deduco che occorre appoggiare Bersani».
Sempre in tema di «tanto peggio tanto meglio», che ne pensa dell’idea di Flores d’Arcais: votiamo Renzi alle primarie e Grillo alle politiche?
«Conosco da anni Flores. Uomo intelligente, ma dominato da un super ego smisurato e onnipotente. La sua è una logica dissolutoria e autodistruttiva, che avrebbe l’effetto di distruggere le sue stesse idealità “rigeneratrici”. Un Pd renziano e diviso, e Grillo in maggioranza relativa, produrrebbero il caos. E il commissariamento permanente dell’Italia da parte dell’Europa».
L’Unità 06.11.12
Pubblicato il 6 Novembre 2012