Sulla scrivania c’è una rosa screziata, gliel’ha regalata una signora, coordinatrice delle donne del Pdl dicendogli: «Ci ha liberato!». «Capito?», fa lui, «Ho liberato le donne di destra!». Rosario Crocetta, il giorno dopo, è pimpante, scoppiettante, scherza in trasmissione con Radio 2 sulla castità dei politici: «Io sono casto da 50 anni perché non mi vuole nessuno». Deve partire per Gela, lo aspettano due feste, la prima politica la seconda in parrocchia, ma – per la proclamazione – è festa anche a Palermo.
Cita Berlinguer e Gramsci per polemizzare con Vendola, Pasolini per dire «Io so ma non ho le prove» a proposito dell’uso distorto dei fondi per la formazione. Ha dormito bene, dice, «anche l’altra notte quando un sondaggio falso mi dava addirittura terzo». Sente al telefono il ministro Cancellieri e si preoccupa per Librino, il quartiere popolare di Catania, dove «100.000 abitanti non hanno scuole superiori, non hanno piante, non hanno negozi».
Ogni tanto si ferma e esclama: «È un fatto epocale che la Sicilia abbia eletto un presidente come me». Cioè uno che ha fatto arrestare 347 mafiosi, subìto 4 attentati falliti: «Già questo abbassa lo spread della Sicilia, perché finora in Europa e in Italia pensavano che i soldi dati alla Sicilia andavano alla mafia».
Presidente, con l’astensione che c’è stata c’è chi sostiene che è la mafia che si è astenuta.
«Niente affatto, la mafia ha votato per impedire con tutte le sue forze la mia elezione e soprattutto per impedire questo accordo nuovo fra le forze progressiste e moderate che avrà i suoi effetti nella battaglia nazionale. L’astensione è stata in parte fisiologica, perché si è votato un solo giorno, in parte dovuta a motivi reali che in Sicilia sono il 70% di investimenti in meno, la disoccupazione giovanile al 35%».
In Sicilia ha avuto contro la sinistra alternativa.
«Per me l’ultimo Vendola è incomprensibile, incomprensibile questa scelta di scimmiottare i grillini che li ha travolti. Non hanno raggiunto il quorum facendo rischiare a noi di perdere la Sicilia. Per questo fra Vendola e il sindaco di Parigi preferisco Delanoe, che ha una più chiara ispirazione riformista. Negli anni settanta Berlinguer voleva l’alleanza con la Dc che, allora, non era soltanto Aldo Moro, c’era anche Ciancimino».
Per Idv con questa astensione si deve rivotare…
«La campagna elettorale è finita. Quanti voti ha avuto Orlando al ballottaggio? Perché non si dimette lui, che la città ringrazierebbe? Non hanno capito che io non sono Ferrandelli ma sono Orlando, io il sindaco lo so fare».
Le rimproverano l’alleanza con l’Udc.
«L’alleanza con l’Udc ha consentito di parlare a un elettorato più tradizionalista che ha imparato a conoscermi. Ci siamo incontrati, sinistra e mondo cattolico, sul terreno dell’inclusione sociale e della solidarietà. Gli attacchi della stampa di destra alla mia omosessualità non hanno attecchito. All’inizio della campagna io ero dato al 25 per cento e Musumeci al 31, si è verificato esattamente l’opposto».
Il suo partito, il Pd, si è attestato dietro il Movimento 5 stelle.
«Non è così, la lista Pd ha avuto un buon risultato. Noi avevamo due liste perché c’è anche la lista Crocetta a cui è andata una parte dei voti Pd. È la prima volta che la lista del presidente in Sicilia prende il quorum, abbiamo 17 consiglieri».
Ma è un partito che si è lacerato sul sostegno a Lombardo e sulle amministrative di Palermo.
«Il Pd a Palermo aveva raggiunto il minimo storico ma nelle regionali mi ha aiutato, ha lavorato per l’unità, quelle divisioni sono state superate, anche se qualche slabbratura c’è sempre, e ha lavorato per lo schieramento unitario con l’Udc».
L’alleanza con l’Udc servirà a livello nazionale?
«Con uno schieramento ampio si approssima la fine del tiranno».
Dovrà trovarsi una maggioranza nell’Assemblea regionale, accetterà il contributo di Micciché e di Lombardo?
«Io non ho una maggioranza bulgara, ma non farò accordi né di governo né di sottogoverno, però i deputati non sono il diavolo, ci confronteremo. Io accetto il controllo dell’Assemblea e ne rispetto le prerogative. Non farò come gli altri presidenti, saranno i deputati ad eleggere il presidente dell’Ars».
Il Movimento 5 stelle chiede di ridurre a 2500 euro lo stipendio dei deputati?
«È demagogico, loro sono miracolati dai voti per Grillo ma gli altri deputati hanno dovuto sostenere i costi della campagna elettorale. Per l’indennità io penso a un sistema simile a quello del parlamento europeo, dove chi lavora guadagna di più».
Ci saranno punti di incontro con loro?
«Ora loro sono deputati come gli altri, dovranno decidere cosa fare su una norma come quella che ha proposto Lillo Speziale (che vieta le nomine per gli inquisiti, ndr), oppure sul doppio voto di genere, o ancora su una lista privilegiata per gli imprenditori e le imprenditrici che denunciano il pizzo, in modo che possano continuare a lavorare, sul rigore di bilancio senza macelleria sociale, sulla chiusura di enti che da 20 anni si dice che devono essere eliminati».
Quali saranno le prime misure?
«Avevo pensato di dare un incarico per studiare quali consulenze eliminare, poi ho deciso, poiché lo spoil system lo consente, che le revoco tutte. Dopo si vedrà se ce n’è qualcuna che serve». Come si regolerà con lo spreco dei corsi di formazione?
«La priorità sono gli investimenti, se non c’è lavoro la formazione è inutile».
Si è detto contrario all’eccesso di laicismo, in che senso?
«Gramsci diceva che il novello principe è un architetto che deve stare un passo avanti, ma non troppo. In Sicilia ci sarà un delegato per i diritti civili, si prenderanno misure contro l’omofobia. Lo sceglieremo insieme alle associazioni come l’Arcigay, io penso a Marina La Farina. E ci sarà anche un delegato per i diritti dei diversamente abili».
Come voterà alle primarie?
«Voto Bersani, è una brava persona e ha le carte in regola per governare».
L’Unità 31.10.12
Pubblicato il 31 Ottobre 2012