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"Scuola, bocciate le 24 ore dei professori", di Laura Matteucci

Dal bastone alla carota. Con un emendamento bipartisan la commissione Cultura della Camera cancella la norma che aumentava le ore settimanali di insegnamento, ma l’ultima parola spetterà alla commissione Bilancio. Accordo tra le Regioni: sì al taglio degli stipendi per presidenti, assessori e consiglieri. Per la legge di Stabilità, che arriva oggi all’ultima data utile per la presentazione degli emendamenti, è stata un’altra giornata di tensioni, incontri di verifica e polemiche. E di bocciature: come già annunciato, dalla commissione Cultura della Camera è arrivato lo stop all’aumento dell’orario di lavoro dei professori delle scuole da 18 a 24 ore settimanali senza corrispettivo. L’emendamento bipartisan per abrogare la norma inserita nel testo è stato approvato all’unanimità, anche se la parola finale spetta comunque alla commissione Bilancio.
Un’altra stoccata per il governo, insomma, in una giornata in cui se ne sono susseguite parecchie da parte del Pdl. L’alibi per attaccare il governo è stato un incontro a quattr’occhi tra il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e dell’Udc Pierferdinando Casini sui temi della legge di Stabilità, che ha provocato disordinate reazioni di alcuni esponenti pidiellini, a partire dal capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Evidentemente Bersani e Casini possono fare tutti gli in- contri che vogliono per eventuali percor- si fra loro condivisi sulla legge di stabilità, ma la condivisione dei mutamenti della legge deve per forza riguardare tutte le forze della maggioranza fra le quali il Pdl ha avanzato per parte sua precise indicazioni». Per essere chiari: «È evidente – prosegue – che la responsabilità politica è del governo che, se vuole tenere in piedi la maggioranza, deve tener conto delle proposte avanzate da tutte le componenti che la compongono e non solo da alcune di esse».
SITUAZIONE FLUIDA
Sullo sfondo resta, nonostante le rassicurazioni, la minaccia di Berlusconi di staccare la spina al governo Monti, e di farlo proprio in occasione della legge di Stabilità, ipotesi da cui prende corpo an- che l’attacco dell’ex ministro Renato Brunetta, relatore della legge: «Se non riuscirò a imporre modifiche alla legge mi dimetto da relatore – annuncia – È il minimo che possa fare per gli elettori del Pdl che non vogliono Monti». Brunetta accusa il governo di usare due pesi e due misure nei confronti di Bersani e Berlusconi: «Quando il segretario del Pd – dice – ha dichiarato che non avrebbe votato la legge di Stabilità se non fosse stata modificata in modo significativo, nessuno ha osservato che così affondava l’Italia o che stava tradendo la parola data. Il governo si è limitato a manifestare la propria disponibilità al confronto. Quando invece Berlusconi ha avanzato forti critiche e ha dichiarato che avrebbe potuto togliere la fiducia al governo, nessuna manifestazione di apertura è venuta». Dal sottosegretario Gianfranco Polillo la replica: «Il governo non ha intenzione di operare alcuna distinzione tra le forze politiche che lo sostengono, ma si rivolge all’intera maggioranza».
Le modifiche alla legge di Stabilità saranno oggi al centro di un incontro – rigorosamente riservato – tra i due relatori (oltre a Brunetta, Pier Paolo Baretta del Pd) e il ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Sul tavolo, le modifiche dei relatori ma anche quelle dei singoli deputati (il termine per la presentazione de- gli emendamenti scade alle 13).
La situazione è ancora fluida e molte le questioni sul tappeto, a partire da quella del fondo per gli esodati. La maggioranza è contraria ad applicare i tagli dalla dichiarazione 2013 sui redditi 2012 e si pensa anche di escludere dal tetto di 3mila il mutuo per la prima casa. Quanto all’aumento dell’Iva, si va dalla proposta di evitare gli aumenti (22% e 11% delle due aliquote al 21 e 10%) a quella di toccare solo l’aliquota del 21%, mentre per Irpef e cuneo fisca- le è possibile la rinuncia allo sconto per il secondo scaglione (redditi fino a 28mila euro), sostituendolo con una riduzione del cuneo fiscale.
Nel frattempo, a fronte del consistente aumento delle tasse e dei timori che suscita, il ministro Grilli replica ricordando: «Noi prevediamo di ridurre le aliquote fiscali, ma per farlo dobbiamo avere una base imponibile più ampia: per questo occorre lottare contro l’evasione fiscale con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione». Perché «il livello della nostra evasione – spiega – è inaccettabile non solo in termini etici ma anche di aggiustamento del bilancio».
L’Unità 31.10.12