attualità, politica italiana

"Una follia eversiva destabilizza il Paese", di Eugenio Scalfari

Non so dire se si stia assistendo a un’opera comica o a un’opera tragica; certo vedere e ascoltare un personaggio che è stato protagonista della politica e del costume nell’Italia di questo ventennio completamente fuori di testa è allo stesso tempo grottesco e preoccupante. Qualche giorno fa l’ex premier aveva dichiarato di rinunciare definitivamente alla candidatura alla premiership.
Due giorni dopo sembrò averci ripensato: «Il popolo mi vuole» aveva detto sotto la spinta della Santanchè (!) poi aveva di nuovo battuto in ritirata, la sua candidatura a Montecitorio restava un’opzione ma per Palazzo Chigi avrebbe corso il vincitore di improbabili primarie.
Infine il colpo di scena di sabato dopo la sentenza di Milano che lo condanna a quattro anni (tre condonati) e all’interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale. La conferenza stampa durata quasi l’intero pomeriggio ha spaziato dall’attacco alla Germania a quello contro il governo Monti, poi una raffica di contumelie contro i magistrati comunisti e contro la Corte costituzionale di sapore decisamente eversivo, tirando in ballo lo stesso Capo dello Stato che ne ha scelti cinque (ovviamente proni ai suoi voleri). Infine la minaccia di staccare la spina al governo e andare alle elezioni in gennaio per sollevare il popolo dalle miserie in cui il governo dei tecnici l’ha precipitato, e di nuovo sullo sfondo la riconquista di Palazzo Chigi con l’aiuto della Lega e del bravo Maroni, con tanto di faretra piena di frecce da lanciare contro i nemici della patria che il nostro Silvio tanto
ama.
Non c’è molto da commentare su una deriva populista ed eversiva di queste dimensioni. Solo Giuliano Ferrara riesce a intravedere in questa tragica pagliacciata qualcosa che rievochi la saga dei Nibelungi. Ma c’è di che riflettere sulle possibili conseguenze.
I mercati anzitutto. È difficile pensare che assistano a questo sconquasso mantenendo la calma. Magari sarà solo una sfuriata passeggera e la calma tornerà se il Pdl che è ancora maggioritario in Parlamento scaricasse il suo capo.
Ma esiste ancora quel partito? E sopporta senza emettere un fiato o muovere un dito una vicenda di questo genere?
Se i suoi seguaci non lo sconfesseranno i mercati ci martelleranno duramente e a lungo con conseguenze molto serie su un Paese già tormentato e rabbioso.
Qualche segnale politico arriverà oggi dalla Sicilia. Sia pure con tutte le singolarità di quella regione, il test siciliano avrà una portata nazionale sia per quanto riguarda i consensi alla lista di Grillo sia per la tenuta o lo sfascio del Pdl nello scontro tra il suo candidato e quello del Pd-Udc.
Alla fine bisognerà decidere, perché se da quella bocca continueranno ad uscire parole deliranti, se i mercati useranno il randello contro il debito italiano, se la Lega da un lato e Grillo dall’altro urleranno nei loro megafoni lo slogan del “Monti no”, aspettare la fine naturale della legislatura fino al prossimo aprile diventerà impossibile.
Occorrerà naturalmente che il Parlamento approvi la legge di stabilità finanziaria, ma poi si porrà concretamente il tema dello scioglimento anticipato delle Camere
per poter votare a febbraio.
In queste condizioni sembra molto difficile che si possa varare una nuova legge elettorale. Resterà l’orribile Porcellum ma i partiti che abbiano un senso di responsabilità potranno almeno introdurre le preferenze al posto delle liste bloccate restituendo agli elettori la facoltà di scegliere i loro candidati.
Se le cose andranno in questo modo, in mezzo a tanti aspetti negativi ce ne sarà almeno uno positivo e tutt’altro che marginale: l’avvio della nuova legislatura e la nomina del nuovo governo che tenga conto della volontà degli elettori, ed anche dell’interesse generale dello Stato, spetteranno a Giorgio Napolitano. Un timoniere lucido, una mano ferma e un’ancora solida sono indispensabili quando il mare è in tempesta.
La Repubblica 29.10.12
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“Germania offesa, un suo ritorno è la fine dell’euro”, di ANDREA TARQUINI
«Credo che Angela Merkel non reagirà. Ma per la Germania Berlusconi è il volto brutto, egoista dell’antieuropeismo. Un suo ritorno al potere sarebbe il crollo dell’euro». Michael Stuermer, ex consigliere di Kohl, storico e intellettuale di punta del centrodestra di governo tedesco, ha parole durissime.
Professor Stuermer, come reagirà la cancelliera a queste nuove frasi di Berlusconi su di lei?
«Probabilmente non reagirà. Quelle frasi sono al di sotto di ogni livello civile, non vale la pena dar loro importanza ».
Ma a caldo, che umori suscitano qui?
«Viene da dire che lui farebbe tutto per salvarsi, dopo la sentenza. Chi rappresenta oggi? Il 10 per cento degli italiani, direi, e non ha prestigio né in Germania né in Italia».
I suoi toni appaiono politicamente pericolosi?
«Verso di lui qui c’è da tempo sfiducia, mentre è Monti che gode di prestigio e fiducia di Angela Merkel. Establishment ed elettori qui vedono Berlusconi come un uomo senza scrupoli o malfattore, da cui ci si può sempre attendere solo il peggio. Mentre appunto c’è grande fiducia verso quanto Monti dice e tenta di fare. Per i tedeschi è palese che da tempo Berlusconi dovrebbe essere finito in prigione, così come è chiaro che non ci andrà».
Non temete il suo ritorno in scena?
«Bé, è chiaro che — parlando a livello di mere ipotesi teoriche — un suo ritorno al governo sarebbe la fine dell’unione monetaria europea, non solo della partecipazione dell’Italia all’euro. Perché l’Italia è un paese troppo pesante, non è la Grecia, e nemmeno la Spagna, aprirebbe una reazione a catena fatale per tutta l’eurozona. Speriamo che gli elettori lo sappiano. Un suo ritorno sarebbe una bufera tremenda».
Che effetto fanno alla Berlino politica quelle parole antitedesche degne d’un estremista greco?
«Questa “Euro-Krise” sta ovunque divorando la democrazia e la ragionevolezza della gente, crea ovunque radicalismi e spinte irrazionali, odii e diffidenze. Già Angela Merkel non è
davvero una grande comunicatrice quando si tratta di spiegare la sua scelta di salvare l’Euro, e Monti non è meglio di lei su questo punto, inoltre Monti ha tentato di fare molto ma ha fallito in molti dei suoi tentativi di riforma. Berlusconi, con quel linguaggio si appella al nazionalismo più egoista e aizza odio contro la Germania. È molto pericoloso, e qui si teme che col suo potere mediatico egli possa rafforzare queste èco e questi umori».
E Monti accusato di seguire i Diktat di Merkel?
«Ma quali Diktat! Monti come Merkel cerca di governare e tornare al rispetto dei trattati. Non ci sono Diktat di Angela Merkel, ci sono trattati sulla moneta unica che sono stati violati».
La Repubblica 29.10.12