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Può partire dalla Sicilia l'inizio del cambiamento

“Per noi le elezioni regionali siciliane saranno un test importante, un test nazionale, forse per altri non è così ma per noi sì”. Così il segretario del PD Pier Luigi Bersani a sostegno della candidatura di Rosario Crocetta per le elezioni alla presidenza della Regione del 28 ottobre che porteranno al voto poco più di 4 milioni di siciliani.
“Crediamo che dalla Sicilia possa partire una nuova stagione di cambiamento per il Paese e il messaggio centrale è lavoro e legalità – ha chiarito Bersani – in cui il principio base è che siamo un Paese unito. Abbiamo bisogno di iniziare una stagione nuova, dove si ripristinino processi di crescita, valori, la consapevolezza che siamo un Paese solo, non Nord e Sud, siamo un Paese che si chiama Italia”.
“Ci si salva insieme – ha continuato Bersani – perché siamo tutti nella stessa barca. Dopo la semina maledetta di una destra a traino leghista, adesso il cambiamento deve venire dal Sud, con legalità e lavoro come parole d’ordine. Le elezioni qui in Sicilia possono essere un segnale triplo in questa direzione di cambiamento. In questi anni abbiamo assistito ad un inganno micidiale, a un’assurdità totale, l’Italia ha cancellato la parola ‘Mezzogiorno’, pensando che in questo modo si potesse fare decollare il Nord, ma non è stato così. Ecco perchè bisogna concentrarsi sul tema del lavoro al Sud, in quanto la situazione è esplosiva. Bisogna attrezzare meglio le istituzioni e la politica per affrontare la questione sociale”.
“Produttività non è solo il muscolo del lavoratore. C’è anche la disponibilità del lavoro a darsi, azienda per azienda, elementi di flessibilità. Ma qui ci vogliono investimenti per fare produttività. Servono investimenti di innovazione – ha detto Bersani – ci vogliono sistemi amministrativi e di infrastrutture che funzionino meglio. Ci vuole un piano Paese e bisogna trovare investimenti ai quali agganciare una disponibilità del lavoro, di fronte a questi investimenti, darsi una flessibilità organizzativa. E qui le contrattazioni aziendali possono avere un gran valore”.
Tornando a parlare delle prossime elezioni regionali in Sicilia, il Segretario democratico ha spiegato la posizione del PD: “A noi spiace che non sia stato possibile aggregare tutto il centrosinistra attorno alla candidatura di Rosario Crocetta. La nostra strategia è di riorganizzare l’area progressista, aprendoci al confronto con l’area centro-liberale che vuole sciogliere l’ipoteca della destra”.
da www.partitodemocratico.it
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“Alle urne 4,5 milioni di siciliani si vota solo oggi dalle 8 alle 22”, di Emanuele Lauria
Con lo spettro dell’astensione, e con l’incognita 5 stelle temuta dai maggiori partiti, va in scena oggi l’appuntamento elettorale più incerto degli ultimi anni. Chi vincerà la sfida degli aspiranti governatori, stando alle previsioni della vigilia, lo farà sul filo di pochi voti. E per la prima volta, nella storia della Regione, non avrà una maggioranza all’Ars. Questo perché la legge elettorale siciliana assegna alla coalizione collegata al presidente più votato un “bonus” di otto seggi (attribuiti ai candidati del listino) che non garantisce il raggiungimento di quota 46. Saranno decisivi gli accordi post-voto. Crocetta o Musumeci: a sentire i leader di Pd e Pdl, Bersani e Alfano, la sfida è solo fra questi due candidati. Entrambi stimati sotto il 30 per cento. Ma Micciché non ha dubbi: “Stanno facendo di tutto per far credere che non sia in corsa. Ma vinco io, lo dico con assoluta certezza”.
E poi c’è appunto l’effetto Grillo, quell’onda che – partita dallo Stretto con la traversata a nuoto del comico- santone – ha raggiunto una quarantina di affollate piazze della Sicilia. Convincendo i sondaggisti a tenere in considerazione M5S anche come possibile primo partito nell’Isola. E qualcuno addirittura pensa che la crescita dei consensi
nei confronti di Grillo possa consentire al suo candidato presidente, Giancarlo Cancelleri, un inserimento nella corsa per Palazzo d’Orleans. Fantapolitica? Poi c’è la partita della sinistra, e della sua candidata Giovanna Marano, una corsa ad handicap nata dalla forzata rinuncia di Claudio Fava e proseguita su un terreno dell’opposizione dura e pura su cui hanno imperversato i grillini.
La posta in palio è alta. Per una Regione sull’orlo del crac finanziario (con un indebitamento sul mercato che viaggia verso i 6 miliardi) e afflitta da emergenze sociali già esplose in questi giorni. E per un sistema politico che mostra tutte le sue crepe .Si vota solo oggi dalle 8 alle 22, domani alle 8 comincerà lo scrutinio. Oltre ai dieci candidati alla presidenza, 1.629 aspiranti deputati sono inseriti nelle 19 liste collegate, tra cui 32 inquisiti con diversi guai giudiziari. Il test siciliano, che anticipa le Regionali in Lazio e Lombardia e le Politiche, avrà un rilievo nazionale. Nel campo del centrodestra e nell’area progressista.
Angelino Alfano, venerdì mattina, ha invitato a non fare delle elezioni siciliane “una questione di vita o di morte per il Pdl”. Ma ha anche fatto un invito piuttosto emblematico: “I siciliani votino il Pdl incoraggiando lo sforzo di grande cambiamento voluto da Berlusconi. I siciliani dimostrino che il Pdl c’è, che è in campo e può dare un buon risultato”. Il segretario del Popolo della libertà mette le mani avanti, ma è difficile non attribuire alle elezioni nella sua regione un peso determinante: sia per la leadership e sia, di conseguenza, per le chances di successo alle primarie del 16 dicembre. Impresa ardua, quella affidata a Nello Musumeci, dopo le defaillances del Pdl nelle amministrative di primavera, il passo indietro di Berlusconi e la condanna del Cavaliere nel processo Mediaset. Non a caso, Musumeci in questi giorni ha invitato al voto disgiunto.
Nel Pd la prospettiva è diversa. Un successo di Crocetta potrebbe spianare la strada a un (difficile) accordo fra Pd e Udc anche in vista delle Politiche. Ma l’obiettivo, ha detto Bersani, è quello di ricomporre l’area fra progressisti e moderati. “Questa è la prospettiva per la quale noi lavoriamo – afferma Massimo D’Alema – e naturalmente il voto siciliano può incoraggiarla”. C’è da dire che, se Bersani guarda principalmente a Vendola, l’Udc pensa a una lista per l’Italia che andrebbe in direzione opposta, quella delle forze che sostengono Monti.
La posta è significativa anche per l’area autonomista, che sostiene Micciché e che ha potuto disporre, in campagna elettorale, anche della gestione amministrativa della Regione. Raffaele Lombardo (l’udienza preliminare del suo processo è fissata proprio per lunedì) si è fatto da parte ufficialmente ma vuole dimostrare quanto ancora conti attraverso la candidatura all’Ars del figlio Toti. Rischia di essere, ancora una volta, l’ago della bilancia Lombardo – con il nuovo Pds-Mpa di Pistorio – in una competizione in cui tutti ormai invitano al voto disgiunto. Altro segnale della crisi dei partiti.
Se l’esito del voto è incerto, ancor di più lo è il dopo-voto. Come lo scenario delle alleanze possibili. Se vince Crocetta un interlocutore per il governo può diventare l’area autonomista, con la quale Musumeci sospetta ci sia già un accordo. Ma da Roma l’input è quello di dialogare anzitutto con la sinistra, se supererà lo sbarramento del 5 per cento. Il candidato del centrodestra dice di voler privilegiare le forze che appartengono alla sua “area culturale ” ma negli ultimi giorni ha fatto chiare aperture a Grillo. Confermando gli unici dati che si possono indicare senza timore di prendere una topica: dalle urne verrà fuori un presidente senza maggioranza e un boom di 5 stelle. La Sicilia ripartirà da qui.
Si vota solo oggi dalle 8 alle 22, domani alle 8 comincerà lo scrutinio. Oltre ai dieci candidati asi chiude una campagna elettorale piena di polemiche, insulti e qualche querela. Sono dieci i candidati in corsa per la presidenza della Regione, 1.629 quelli inseriti nelle 19 liste collegate, tra cui 32 inquisiti con diversi guai giudiziari. Alta la percentuale prevista di astensionismo, i sondaggi la danno tra i 44 e i 48 punti. Proprio gli indecisi potrebbero fare da ago della bilancia, tant’è che big e candidati, prima della giornata di silenzio, hanno fatto appello agli elettori perché si rechino alle urne, battendo il tasto sul ”voto utile”. Tre dei dieci candidati si sono accreditati come possibili vincitori: Rosario Crocetta (Pd, Udc, Api e Psi), Nello Musumeci (Pdl, Pid e Ld) e Gianfranco Micciché (Fli, Pds-Mpa, Gs e Mps). La vera incognita è rappresentata dal M5S che candida Giancarlo Cancelleri, sostenuto da Beppe Grillo che per diciassette giorni è stato in giro per la Sicilia riempiendo le piazze di migliaia di persone.
Oltre all’astensionismo, l’altra variabile è il cosiddetto voto disgiunto, la possibilità per l’elettore di votare per una lista e contemporaneamente per il candidato governatore di un altro schieramento. Per la sinistra, in campo c’è Giovanna Marano, sostenuta da Sel, Idv, Federazione della sinistra e Verdi, mentre Giacomo Di Leo è appoggiato dal partito comunista dei lavoratori. Gaspare Sturzo corre per la lista Italiani liberi e forti, Mariano Ferro per i ‘Forconi’, Cateno De Luca per la lista Rivoluzione Siciliana e Lucia Pinsone con Volontari per l’Italia. Chiunque vincerà le elezioni probabilmente non avrà la maggioranza in Assemblea, dunque il futuro governo dovrà trovare nuovi equilibri e dialogare con l’opposizione. Il voto fa calare il sipario su quattro anni di governo guidato da Raffaele Lombardo, trascorsi in una clima di perenne scontro politico, con partiti di maggioranza (Pdl e Pid) passati all’opposizione e partiti di minoranza (Pd) in appoggio all’esecutivo. La Regione chiuderà il 2012 con un debito di quasi 6 miliardi di euro, 100 mila precari e interi settori polveriera da riformare: dalle società controllate ai rifiuti, dai forestali alla macchina burocratica. E con l’incognita di alcune inchieste giudiziarie aperte dalla Procura di Palermo che indaga sulla spesa dei gruppi parlamentari e sui fondi stanziati dalla Regione per i grandi eventi e per le iniziative inserite nel Circuito del Mito
da www.repubblica.it