Più che una legge, il fantasma di una legge. Appare, scompare, non viene mai discussa e tutto resta com’è. Milioni di italiani la aspettano da decenni, eppure la legge sul divorzio breve già pronta nel giugno scorso, è di nuovo scomparsa dal calendario dei lavori parlamentari. Missing. Inabissata nella lunga lista di testi di legge che non approdano mai alla discussione in Parlamento. E guarda caso, commenta amara Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera, «si tratta quasi sempre di temi che riguardano i diritti civili o i diritti delle donne». La formula è semplice: “N. C.”, basta non calendarizzare, e quella legge scompare, per anni e anni, in una nebbia di rinvii e di rimandi di cui si perde traccia. Ed è questo il destino, sembra, del cosiddetto “divorzio breve”, disegno di legge che punta ad accorciare i tempi della separazione, da tre a due anni in presenza di minori e da tre anni a anno se nella coppia non ci sono figli. Una rivoluzione per il nostro paese, dove per un divorzio “medio” cioè consensuale ci vogliono quasi 5 anni, due sentenze, due avvocati e un fiume di soldi.
Così da ieri per denunciare il nuovo rischio di oblio della legge, i radicali della “Lega per il divorzio breve” hanno iniziato uno sciopero della fame, sostenuti da coppie e cittadini che da anni aspettano di poter sciogliere il proprio matrimonio. Spiega Rita Bernardini: «È evidente che c’è un veto da parte delle gerarchie ecclesiastiche, che fanno leva su alcune forze politiche perché la conferenza dei capigruppo rinvii, sine die, la discussione della legge. E molti partiti incredibilmente temono ancora oggi di spaccarsi su un tema come il divorzio, ma forse si vergognano di ammetterlo. L’assemblea però si deve esprimere, avendo il coraggio di dire un sì o un no. Questa legge era stata calendarizzata: perché è stata cancellata dall’ordine del giorno e fatta scomparire? ». Chissà, forse c’è chi pensa che «42 anni siano ancora troppo pochi per modificare la legge sul divorzio» conclude sarcastica l’esponente radicale. In effetti dall’approvazione nel 1970, passando per il referendum del 1974, i tempi delle separazioni sono stati modificati soltanto una volta, nel 1987, passando da cinque e tre anni.
Nel 2003 la legge sul divorzio breve era riapprodata a Montecitorio, ma subito affossata da Lega e Udc, con presidente della Camera Pierferdinando Casini. Poi soltanto tentativi falliti.
«Eppure questa volta dopo un lungo lavoro di mediazione e la stesura di un testo davvero moderato e attento, eravamo convinti di arrivare alla discussione » dice Giulia Bongiorno. Invece… «Invece credo che l’Italia stia per ricevere dall’Europa la maglia nera per i diritti civili. Sono cattolica, credente, ma so che le resistenze arrivano da lì, da quel mondo, da chi crede erroneamente che il divorzio breve potrebbe minare l’unità della famiglia. Ma da penalista vedo invece che è proprio dai tempi lunghi che nascono sofferenze e problemi». E la deputata di Fli ricorda quante leggi sui diritti civili si sono arenate: il diritto della madre a mettere alla nascita il proprio cognome al figlio, o la bocciatura sull’omofobia, «il cui testo da quattro anni torna in commissione».
Aggiunge Guido Paniz, avvocato, ex leader dei padri separati, deputato Pdl e relatore del testo sul divorzio breve: «Sono veramente sconfortato. Da mesi chiedo perché legge sia scomparsa dal calendario, ma dalla conferenza dei capigruppo soltanto risposte evasive. La verità è che molti partiti a cominciare dal mio sono spaccati, e più sensibili ai richiami di Oltretevere che ai bisogni dei cittadini». E poi, incalza Paniz, «faccio l’avvocato da decenni e so per esperienza che quando si è deciso di divorziare non si torna indietro, qualsiasi siano i tempi della separazione». Diego Sabatinelli, segretario della Lega per il divorzio breve, da ieri in sciopero della fame, parla di una legge «depennata senza motivo», e di quelle nuove famiglie che i separati formano nei lunghi anni di attesa del divorzio, «famiglie — dice Sabatinelli — senza tutele e senza diritto». Nebbie, silenzi, rinvii. E poche speranze che il divorzio breve torni all’ordine del giorno prima della fine della legislatura. Benedetto Della Vedova fa parte della conferenza dei capigruppo: «La legge slitta perché tra i partiti non c’è la volontà politica di discuterla. E non credo che ci sia il progetto di accelerare i tempi».
La Repubblica 27.10.12
Pubblicato il 27 Ottobre 2012