Puntare su «una strategia di crescita» da «mettere in movimento a livello europeo», così Bersani durante il vertice di ieri a Palazzo Chigi. Puntare sullo sviluppo, quindi, anche attraverso modifiche alla legge di stabilità che avvantaggino «i ceti medi e quelli popolari». Così il leader Pd, mentre il premier è convinto che «prima di porsi problemi sulla distribuzione della ricchezza» l’Italia «debba porsi il tema di come non restare troppo indietro nella creazione di ricchezza». Riforme strutturali, su queste insiste Mario Monti. «Il moderatismo non è l’atteggiamento adatto a descrivere ciò che serve al Paese in questo momento – ha spiegato ieri durante la presentazione del libro di Bruno Tabacci – Non c’è affatto bisogno di politiche moderate, ma di politiche e riforme radicali».
In questi giorni, però, è la legge di stabilità il tema all’ordine del giorno. Monti per primo si rende conto che «non si può andare avanti» con un provvedimento che «da una parte dà e dall’altra toglie», spiegano dal Pd. «Nel dialogo con le forze politiche si troveranno soluzioni più plausibili», sottolinea Bersani, dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi. Il Presidente del Consiglio media tra il suo ministro dell’economia e il segretario Pd che aveva contestato a Grilli la visione, ultra ottimistica, di una legge di stabilità vantaggiosa per la maggioranza dei contribuenti.
E il leader democratico, ieri, ha ribadito a Grilli che «se si considera solo il tema Irpef, si può anche dire che il beneficio arriva ad un certo numero di italiani», ma «se si mettono insieme anche altre cifre come le detrazioni e l’Iva, i conti cambiano e l’idea che i ceti popolari ci guadagnino è del tutto infondata».
MODIFICHE, MONTI DISPONIBILE
Un’ora e mezza di confronto. Monti e Grilli da una parte, Bersani dall’altra. Si è concluso con il segretario del Pd il «giro d’orizzonte» tra il presidente del Consiglio e i leader della maggioranza. A Bersani il premier «è parso disponibile a modifiche» della legge di stabilità, anche se l’approdo del lavoro che si svolgerà in Parlamento non dovrà modificare «i saldi» ai quali «è affezionato il governo». Pd, Pdl e Udc, adesso, proveranno a trovare un’intesa da sottoporre a un esecutivo che non intende blindare il testo. Per Palazzo Chigi, in ogni caso, il ddl ha già un impianto «coerente» che garantisce «equità» ed «effetti positivi» per l’economia. Ma che contiene, secondo Bersani, più di un «difetto».
Al di là di ciò, tuttavia, il fatto nuovo dell’incontro di ieri riguarda il cuneo fiscale del quale, come ha rivelato il leader Pd, si è discusso durante il vertice. Per i democratici si potrebbe destinare una parte delle risorse che servono per ridurre l’Irpef all’alleggerimento del cuneo a vantaggio di pensionati e lavoratori dipendenti.
«Buono» l’incontro secondo il segretario Pd che batte su scuola, detrazioni, sanità ed enti locali. «In questo Paese l’istruzione «è stata troppo colpita», rileva, «bisogna fermarsi e poi con calma fare un ragionamento di riforma dialogando con tutti». Sul fisco, poi, la preoccupazione del Pd è che si realizzino vantaggi effettivi per «ceti medi e popolari» e che si aiuti per questa via anche «la domanda». Correzioni alla legge di stabilità da valutare «anche con le altre forze politiche», quindi. Compresa quella sul cuneo fiscale e sulla revisione del «meccanismo delle detrazioni» perché «l’abolizione di alcune» di esse «così com’è non funziona».
NON SONO INDISPENSABILE
Si alla riduzione dei costi, poi. «Costi della politica e di gestione». In alcuni casi «siamo anche pronti a rafforzare» le misure già previste – sottolinea Bersani – A patto, però, che non si limiti «l’impianto delle autonomie», rendendo «ancora più difficile la vita pratica dei cittadini». E il leader Pd spezza una lancia a favore dell’esecutivo. Lo stesso Monti, da giorni, esprime «amarezza» per quella che considera – spiegano dal governo – «un prendere di mira la legge di stabilità a fini elettorali». Mentre Maroni, che ha riallacciato il dialogo con Berlusconi, annuncia che il governo «non mangerà il panettone» perché cadrà entro la fine dell’anno.
«Troveremo l`accordo sul ddl stabilità – smentisce Bersani – Diremo la nostra, ma alla fine non è certo in dubbio il governo». Monti, aggiunge, «sta cercando, tra l’altro, di porre rimedio agli impegni assunti dal governo precedente sul pareggio di bilancio nel 2013, mettendo sul piatto 20 miliardi di Iva in più». E anche il premier smentisce passi indietro prima del 2013 e allude al suo futuro. «Non bisogna che gli altri si facciano la strana idea che una persona sia indispensabile», spiega. Ieri, durante la conferenza stampa con il cancelliere austriaco Faymann, Monti ha garantito che il governo che si insedierà dopo le politiche del 2013 «si muoverà all’interno delle regole e delle politiche decise nell’ambito dell’Unione europea». Un bis a Palazzo Chigi? «Ringrazio per gli attestati di stima nei miei confronti – risponde il presidente del Consiglio – Ma… please relax».
L’Unità 25.10.12
Pubblicato il 25 Ottobre 2012