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"Regole contro la speculazione: è questa l’urgenza", di Emilio Barucci

Il problema non è che Matteo Renzi abbia incontrato i finanzieri quanto capire cosa si siano detti. La politica e la finanza sono centri di potere multiformi destinati a confrontarsi tra di loro, a volte scontrandosi e a volte collaborando. È naturale dunque che si parlino. Il momento è però particolare, non c’è dubbio che la crisi finanziaria e quella dell’euro stiano facendo voltare pagina a questa storia e che ci sia bisogno di un nuovo inizio. Quindi,occorre capire bene il messaggio che la politica – e un candidato alla premiership in questo caso –intende recapitareal mondo della finanza.
Bisogna partire dal fatto che le cause della crisi finanziaria e i rimedi per risolverla sono tutt’altro che condivisi. Nella opinione pubblica è passata l’idea che la finanza sia «cattiva», che le banche e i fondi di investimento, mettendo in circolo i famosi titoli tossici, abbiano appestato il sistema finanziario finendo per danneggiare l’economia reale e per appesantire oltre misura i
bilanci pubblici. Secondo questa interpretazione, la finanza ha bisogno di una bella «lezione» in quanto la regolazione e la supervisione non hanno funzionato a dovere. È questa la linea che l’amministrazione Obama ha sposato e che l’Ue con ritardo sta portando avanti: unione bancaria, proposta Barnier di separazione tra attività di investment banking e retail, Tobin tax.
Molti nella finanza e alcuni fautori del libero mercato sostengono invece che la politica sia stata all’origine del tutto favorendo la bolla immobiliare con l’amministrazione Bush e il propagarsi della stessa con i dispendiosi salvataggi bancari. Il lettore ricorderà che non sono mancati i sostenitori del fallimento di Lehman Brothers e dell’uscita della Grecia dall’euro. Può sembrare un’idea peregrina, ma c’è chi lo pensa. Questa posizione è popolare tra tutti gli operatori finanziari che mal sopportano l’ingerenza del pubblico nella loro attività (lo Stato azionista ha portato ad una calmierazione dei bonus) o che non hanno tratto alcun beneficio dall’intervento pubblico (i piccoli intermediari e quelli non regolamentati). Tra questi abbiamo gli hedge funds come quello che ha organizzato l’incontro con Renzi. Una tesi che curiosamente trova assonanze con le posizioni «anti sistema» di coloro che si battono contro i salvataggi bancari con i fondi pubblici. La loro richiesta è sostanzialmente di essere lasciati liberi di fare quello che vogliono, in cambio garantiscono di non chiedere aiuti pubblici.
Questa parte del mondo della finanza guarda con insofferenza alle mosse della politica e non ha nulla da guadagnare da un nuovo inizio, vorrebbe continuare sulla strada della deregolamentazione e tornare al più presto al business asusual limitando i danni.
In questo clima la politica deve mandare messaggi chiari al mondo finanziario. Spazzando via spauracchi, come l’ipotesi di nazionalizzazione, e demonizzazioni che non aiutano certo a risolvere i problemi, la politica deve aprire una nuova stagione della regolamentazione tenendo conto delle istanze del mondo finanziario ma senza farsi dettare la linea. La lezione da apprendere dalla crisi finanziaria è che i mercati finanziari sono talmente estesi e pervasivi che possono mettere a rischio la stabilità di un sistema economico. Poiché la stabilità e il benessere dell’economia non rientrano tra gli obiettivi che il privato intende perseguire, deve essere la politica ad occuparsene. Questo punto deve passare in modo chiaro nelle comunicazioni.
La linea da tenere è quella proposta dal commissario Barnier: separare attività creditizie di pubblico servizio (mutui, conto corrente, prestiti alle imprese) da quelle speculative. Le prime devono essere sottoposte a stretta regolazione con la garanzia
pubblica che l’intermediario non potrà fallire, le seconde devono essere alleggerite da vincoli operativi ma non devono godere di alcuna forma di garanzia pubblica. Il problema è come separare questi due mondi in modo efficace: occorre garantire che i piccoli risparmiatori non siano il parco buoi della finanza gestita in un’ottica puramente privata e che un eventuale fallimento della stessa non crei un dissesto a livello di sistema a spese dei fondi pubblici.
Si tratta di proposte che non faranno di sicuro piacere al mondo della finanza. La riregolamentazione porterà ad una segmentazione dei mercati e dell’attività finanziaria con profitti sicuramente inferiori rispetto al passato. Non è dato sapere cosa Renzi abbia sostenuto nel famoso incontro, speriamo abbia fatto la voce grossa, di sicuro nel suo programma (punto 2.a) c’è spazio per l’unione bancaria ma non c’è traccia di proposte di questo tipo.

l’Unità 21.10.12

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“Evasione fiscale, boom di segnalazioni alla Finanza”, di Marco Ventimiglia

Sarà un luogo comune, o piuttosto la nuda realtà, fatto sta che è pratica diffusa l’associare un periodo di difficoltà economica, come l’attuale, al crescere dei comportamenti illeciti in ambito fiscale. C’è però un altro comportamento, questo certificato da dati attualissimi, che emerge in questi tempi di crisi, ovvero la montante insofferenza dei cittadini italiani nei confronti dei cosiddetti furbi, ovvero gli evasori fiscali. Continuano infatti a crescere le chiamate al numero telefonico 117, utenza della Guardia di Finanza. Per la precisione, come hanno comunicato ieri le Fiamme Gialle, nei primi nove mesi dell’anno le telefonate sono state quasi 50.000, con un aumento del 92% rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente.
Il 117, è bene ricordarlo, è un numero gratuito di pubblica utilità operante 24 ore su 24, realizzato per instaurare un rapporto diretto tra la Guardia di Finanza ed i cittadini. Chiunque, con una semplice telefonata, può così entrare in contatto con le “sale operative” dei Comandi provinciali di tutto il territorio nazionale per fare una segnalazione, ottenere notizie e informazioni o chiedere l’intervento dei finanzieri. Quando, in base a quanto affermato dal segnalante al telefono, viene ritenuto necessario presentare direttamente un esposto, il cittadino viene invitato a presentarsi presso il reparto delle Fiamme Gialle più vicino per la formalizzazione della denuncia verbale.
TENDENZA COSTANTE
Nell’ambito di queste chiamate al 117 va evidenziato, appunto, l’incremento delle segnalazioni di violazioni fiscali (dalla mancata emissione dello scontrino, ai lavoratori in nero sino ai casi più complessi ed articolati di frode). Complessivamente, sempre dall’inizio anno alla fine di settembre, l’incremento registrato è risultato addirittura del 228%, con quasi 24.000 chiamate effettuate. Un boom di segnalazioni che era stato notato sin dai primi mesi del 2012, ma i dati di medio periodo confermano adesso un assestamento di questo trend destinato quindi a caratterizzare l’intero anno. Peraltro, crescono anche le denunce via telefono di presunti illeciti commessi in altri settori. L’incremento maggiore riguarda le segnalazioni relative ai distributori di carburante e, più in generale, i prodotti energetici (+152%), ma nel mirino ci sono anche giochi/scommesse/lotterie/monopoli (+73%) e sostanze stupefacenti (+24 %), tutti settori d’intervento caratterizzati dalla crescita delle segnalazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’aumento delle segnalazioni, ritenuto «sintomatico della crescente partecipazione alla lotta all’illegalità economico-finanziaria», ha determinato anche il potenziamento del 117 con iniziative rivolte al Web. È appena stata aggiornata la specifica sezione del sito Internet www.gdf.gov.it , con la pubblicazione di modelli per le segnalazioni, che chiunque può compilare, stampare e presentare ai reparti territoriali. I nuovi format, che ora sono disponibili in versione editabile, contengono campi specifici che guidano l’utente nell’inserimento dei dati e delle informazioni, rendendo più agevole la compilazione.

L’Unità 21.10.12

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