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"L’Agenzia spaziale si salva. Il super Cnr verso il naufragio", di Roberto Giovannini

Pare naufragare l’ambizioso progetto del ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo di unificare in una sorta di super-Cnr i 12 enti di ricerca nazionali. Per adesso non ancora definitivamente: dopo la levata di scudi da parte di tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione, e la vera e propria rivolta dei diretti interessati, nelle bozze della Legge di Stabilità lo schema che aveva per titolo «razionalizzazione del sistema della ricerca» esce completamente stravolto. Dunque, niente più accorpamento dei dodici enti scientifici oggi vigilati dal Miur (dall’Agenzia Spaziale Italiana all’Istituto di Fisica Nucleare fino agli istituti di astrofisica, geofisica e vulcanologia, in un «Centro Nazionale delle Ricerche». Una superstruttura affiancata da due nuove Agenzie che si sarebbero occupate rispettivamente di trasferimento di tecnologie e di finanziamento della ricerca. Dopo le prime indiscrezioni, sono bastati pochi giorni per suggerire al governo di modificare il progetto. Nella nuova stesura si prevede che presso il Ministero sia istituita una consulta formata dai presidenti dei 12 enti di ricerca coinvolti, coordinata dal presidente del Cnr Luigi Nicolais. Questa consulta dovrà proporre al Miur una revisione generale del sistema della ricerca entro il 31 gennaio 2013, ispirata a criteri di risparmio e di «governance unitaria e più efficace». Confermata. invece. l’istituzione dell’abilitazione scientifica unica nazionale, requisito per accedere a tutti i profili dei ricercatori e tecnologi degli enti pubblici di ricerca.

Ma non è affatto detto che anche in questa chiave più «concertativa» (tutti i presidenti degli enti erano insorti come un sol uomo contro il SuperCnr, progetto di cui non erano stati neanche informati) la riforma degli enti di ricerca possa andare in porto. Una prima ragione è politica: contro la riforma Profumo si sono schierati tutti i partiti. Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato del Pdl, parla di «intento sbagliato, antieconomico e da delirio di onnipotenza». «Proposta inaccettabile», tuona il capo dei deputati azzurri Fabrizio Cicchitto. Stesse perplessità da Pier Luigi Bersani, leader del Pd. E anche l’Italia dei Valori, con Maurizio Zipponi, ha parlato di «follia».

Un secondo problema è economico: a leggere gli stessi conti del governo, l’operazione comporterebbe un risparmio di 3,7 milioni, solo l’uno per mille dei finanziamenti agli enti. Ancora, a parte i rischi di sovrapposizioni con il Miur e di «scassare» enti scientifici di eccellenza, nel modello tedesco cui si ispira il ministro Profumo il mondo della ricerca è completamente autonomo e sganciato dalla politica. Da noi tutte le nomine sono governative. Infine, sul progetto pende una spada di Damocle: la legge di stabilità non dovrebbe contenere riforme ordinamentali. Tantomeno una riforma così complessa, e da varare entro così pochi giorni.

La Stampa 16.10.12